I Puritani   

Cuando Vincenzo Bellini (Catania 1801 - Puteaux 1835) hizo la que sería la última ópera de su corta e intensa carrera, se hallaba en el cenit de su gloria. Para reafirmar su prestigio, y siguiendo el consejo de Rossini, se trasladó a París donde con ayuda de éste presentó en el Théâtre Italien sus anteriores óperas Il Pirata (1827) e I Capuleti ed I Montecchi ( 1830), con gran éxito.

Gracias a ello, se le encargó una nueva ópera que sería la última de su catálogo. Bellini trabó una gran amistad con el conde Carlo Pepoli, a quien confió el libreto de su nueva ópera. La obra, de carácter histórico, se basaba nuevamente en una obra de Walter Scott aunque la colaboración con Pepoli no acabó de satisfacerle, recordando sus magníficos trabajos junto a Romani.

La trama estaba ambientada en la guerra civil inglesa, hacia 1650, en un castillo dominado por los puritanos (que la ignorancia del libretista situó en Plymouth lejos de la Escocia donde se supone que ocurren los hechos).

I Puritani se estrenó en el Théâtre Italien el 25 de enero de 1835, con un reparto de excepción: Giulia Grisi, que ya había estrenado Norma (1831), el tenor Giovanni Battista Rubini, el barítono Antonio Tamburini y el bajo Luigi Lablache.

La obra tuvo una gran aceptación y se representó diecisiete veces en aquella misma temporada, siendo el compositor condecorado con la Legión de Honor por la reina María Amelia. Pocos meses después, Bellini moría, unas semanas antes de cumplir los 34 años.

PERSONAJES

Gualtiero Valton

Jorge

Arturo Talbo

Ricardo Forth

Bruno Roberton

Enriqueta

Elvira

Gobernador General, Puritano

Su hermano, Coronel retirado, Puritano

Caballero, partidario de los Estuardo.

Coronel Puritano

Oficial Puritano

Viuda de Carlos I (Dama di Villa Forte)

Hija de Lord Valton

Bajo

Bajo

Tenor

Barítono

Tenor

Soprano

Soprano

 

La acción de los actos primero y segundo, se desarrolla en una fortaleza de Plymouth,
y el tercero en una pradera cercana a la fortaleza.

ATTO PRIMO


Scena Prima

(Spazioso terrapleno nella Fortezza di
Plymouth. Si vedono alcune cinte, torri ed
altre specie di fortificazioni, con ponti
levatori, ecc. Da lontano si scorgono
montagne, che fanno bellissima veduta,
mentre il sole che nasce va gradotamente
illuminandole, siccome poi rischiara tutta
la scena. Sopra de'baluardi si veggono
scambiare i Sentinelle. Sentinelle fuori e
dentna la fortezza. Bruno e Coro di Soldati
che escono con attrezzi militari e puliscono
le armi)

SENTINELLA I
All'erta!

SENTINELLA 2
All'erta!

BRUNO E CORO
All'erta! All'erta!
L'alba appari,
la tromba rimbomba
nunzia del di.

(Il tamburo e le trombe suonano la sveglia)

SENTINELLA I
La tromba...

SENTINELLA II
Rimbomba

TUTTE
Nunzia del di.

Scena Seconda

(I soldati si mischiano coi Castellani)

CORO DI SOLDATI
Quando la tromba squilla
ratto il guerrier si desta:
l'arme tremende appresta,
alla vittoria va!
Pari del ferro al lampo,
se l'ira in cor sfavilla,
degli Stuardi il campo
in cenere cadrà.

(Odesi un preludio di armonia religiosa
entro la Fortezza)

BRUNO
O di Cromwell guerrieri,
pieghiam la mente e il cor
ai mattutini cantici
sacri al divin Fattor.

(I soldati s'inginocchino)

CORO Dl PURITANI
(Dentro la fortezza. La campana
suona la preghiera)
La luna, il sol, le stelle,
le tenebre, il fulgor
dan gloria al Creator.
In lor favelle
la terra e i firmamenti
esaltano il Signor.
A lui dien laudi e onor
tutte le genti!

BRUNO
Udisti?

CORO Dl SOLDATI
Udii.

BRUNO, CORO
Fini.
Al re che fece il di
l'inno de' puri cor
sali su' venti.

CORO Dl CASTELLANE
(Di dentro)
A festa!

(Tutti sortono)

TUTTI
A festa! A festa!
A tutti rida il cor:
Cantate un santo amor,
A festa!
Garzon che mira Elvira,
si bella verginella,
l'appella la sua stella,
regina dell'amor.
Ah! é il riso e il caro viso
beltà di paradiso;
e rosa sul suo stel,
e un angelo del ciel.
A festa! A festa! A festa!
A tutti rida il cor
se a nozze invita amor.
Cantiam un santo amor.

(Tutti partono; il solo Bruno, vedendo
Riccardo che esce afflitto, si ,ferma
in disparte)

Scena Terza

(Riccardo e Bruno)

RICARDO
Or dove fuggo io mai...? Dove mai celo
gli orrendi affanni miei? Come quei canti
mi risuonano all'alma amari pianti!
O Elvira, o Elvira, o mio sospir soave,
per sempre io ti perdei!...
Senza speme ed amor... In questa vita
or che rimane a me?

BRUNO
La patria e il cielo.

RICARDO
Qual voce?... che dicesti... è vero, è vero!

BRUNO
Apri il tuo core intero
all'amistà. N'avrai conforto...

RICARDO
É vano.
Ma pur t'appagherò. Sai che d'Elvira
il genitor m'acconsentia la mano,
quando al campo volai.
Leri, alla tarda sera.
qui giunto con mia schiera,
pien d'amoroso idea
vo al padre...

BRUNO
Ed ei dicea?

RICARDO
"Sospira Elvira a Talbo Cavaliero,
e sovra il cor non v'ha paterno impero".

BRUNO
Ti calma, amico...

RICARDO
Il duol che al cor mi piomba
sol calma avrà nel sonno della tomba.
Ah! per sempre io ti perdei.
Fior d'amore, o mia speranza;
Ah! la vita che m'avanza
sarà piena di dolor...
Quando errai per anni ed anni
al poter della ventura,
io fidai sciagura e affanni
nella speme del tuo amor.

(Breve marcia; i soldati trapassano la
scena per andare alla rosseggia)

BRUNO
T'appellan le schiere
a lor condottier.

RICARDO
Di gloria il sentiere
m'è chiuso al pensier.

BRUNO
A patria e ad onore
non arde il tuo cor?

RICARDO
Io ardo, e il mio ardore
è amore, è furor.

BRUNO
Deh, poni in oblio
l'età che fioriva
di speme e d'amar.

RICARDO
Bel sogno beato,
d'amore e contento,
o cangia il mio fato,
o cangia il mio cor.
Oh! come è tormento
nel di del dolore
la dolce memoria
d'un tenero amor.

(Partono)

Scena Quarta

(Stanze di Elvira.
Le finestre gotiche sono aparte.
Si vedono le fortificazioni ecc)

(Elvira e Sir Giorgio.)

ELVIRA
O amato zio, o mio secondo padre!

GIORGIO
Perché mesta cosi? M'abbraccia, Elvira.

ELVIRA
Ah, chiamami tua figlia!

GIORGIO
O figlia. o nome
che la vecchiezza mia consola e alletta
pel dolce tempo che ti veglio accanto,
poi palpitar del mio paterno core
e pel soave pianto
che in questo giorno d'allegrezza pieno
piove dal ciglio ad inondarmi il seno...
O figlia mia diletta,
oggi sposa sarai!

ELVIRA
(Con forza)
Sposa...? No: mai!
Sai com'arde in petto mio
bella fiamma onnipossente;
sai ch'è puro il mio desio,
che innocente è questo cor.
Se tremante... all'ara innante
strascinata, un di sarò
forsennata in quell'istante
di dolore io morirò!

GIORGIO
Scaccia ormai pensier sì nero.

ELVIRA
Morir si... sposa, non mai!

GIORGIO
Che dirai se il cavaliero
qui vedrai, se taro sarà?

ELVIRA
Ciel, ripeti, chi verrà?

GIORGIO
Egli stesso.

ELVIRA
Egli... Chi?

GIORGIO
Arturo!

ELVIRA
E fia vero?

GIORGIO
Oh figlia! Il giuro!

ELVIRA
E fia vero?

GIORGIO
Oh, si, t'allegra!
mia buona Elvira...

A DUE
Oh Arturo!...
Non è un sogno... Oh! Amor!
Oh, Elvira!...

(Elvira si abbandona fra le
braccia dello zio)

GIORGIO
Piangi, o figlia, sul mio seno;
piangi, ah! piangi di contento.
Ti cancelli ogni tormento
questa lagrima d'amor.
E tu mira, o Dio pietoso
l'innocenza in unan velo:
benedici tu dal cielo
questo giglio di candor

ELVIRA
(Con abbandono)
Quest'alma, al duolo avvezza,
sil vinta è dal gioir,
che ormai non può capir
sì gran dolcezza.
Chi mosse a miei desir il genitor?

GIORGIO
Ascolta.
Sorgea la notte folta,
tacea la terra e il ciel,
parea natura avvolta,
avvolta in mesto vel.
L'ora propizia ai miseri
il tuo pregar, tue lagrime,
m'avvalorar si l'anima
che volo al genitor.

ELVIRA
Oh! mio consolator!

GIORGIO
Io cominciai: "Germano"
nè più potei parlar;
allor bagnai sua mano
d'un mute lagrimar.
Por ripigliai tra i gemiti;
L'angelica tua Elvira
pel prode Arturo sospira;
se ad altre nozze andrà...
misera, perirà!

ELVIRA
O angiol di pietà
sceso dal ciel per me!
e il padre?

GIORGIO
Ognor tacea...

ELVIRA
E poi?

GIORGIO
Dicea: "Riccardo
chiese, e ottenea mia fede...
Ei la mia figlia avrà!"

ELVIRA
Ciel! solo a udirti io palpito!
E tu!...

GIORGIO
"La figlia misera"
io ripetea," morrà".
"Ah, viva!" Ei mi dice,
e stringemi al cor
"Sia Elvira felice
sia lieta d'amar".

(Mentre Elvira nuovamente corre fra le
braccia dello zio, e vuol parlare, odesi
fuori della fortezza un suono di corni di
caccia)

ELVIRA
Odi... Oh ciel! qual suon si desta?

GIORGIO
Ascoltiam!
é il segnal di gente d'arme.

ARMIGERI
(Fuori della fortezza)
Viene i prode e nobil conte
Arturo Talbo cavalier!

GIORGIO
Non te'l dissi?

ELVIRA
Ah, non resisto!

GIORGIO
Deh, ti calma!

ELVIRA
(Abbracciando Giorgio)
Oh! padre mio!

ARMIGERI
(Dentro la fortezza)
Cavalier!
Lord Arturo varchi il ponte.
Fate campo al pro' guerrier.

A due

GIORGIO
A quel suono, al nome amato,
al tuo core or presta fede!
Questo giorno avventurato
d'ogni gioia sia forier!...

ELVIRA
A quel nome, al mio contento,
al mio core io credo appena.
Tanta gioia, oh Dio, pavento,
non ho lena a sostener!

(Dentro le scene, dal lato ove si crede
che Arturo faccia il suo ingresso nella
fortezza, odessi il eseguente)

CORO
Ad Arturo, de' cavalier
bel campione in giostra e amor,
le donzelle ed i guerrier
fanno festa e fanno onor.

ELVIRA
Senti?

GIORGIO
Sei paga?

ELVIRA
Appieno.

GIORGIO
Le grida ascolta
di gioia e onor.

(Partono)

Scena Quinta

(Sala d'arme. Il fondo della scena è aperto.
Fra le colonne si veggono sempre alcune
tracce di fortificazioni, ecc. Dal lato
destro esce Lord Arturo con alcuni scudieri
e paggi i quali recano vari doni nuziali, e
fra questi si vedrà un magnifico velo bianco.
Dal lato sinistro escono Elvira, Valton, Sir
Giorgio, damigelle con Castellani e
Castellane, che partono festoni di fiori, e
li intrecciana alle colonne. Dal fondo
della scena escono soldati guidati da Bruno,
che fanno corteggio e danno complimento al
decoro della festa)

CORO
Ad Arturo, a Elvira onore,
coroni amor, beltà e valor!

DAMIGELLE
Rosa ell'è di verginelle
bella al par di primavera;
come l'astro della sera
spira all'alma pace e amor!

CORO
Bello egli è tra cavalieri
com'è il cedro alla foresta:
in battaglia egli è tempesta,
è campione in giostra e amor.

ARTURO
A te, o cara, amor talora
mi guidò furtivo e in pianto;
or mi guida a te d'accanto
tra la gioia e l'esultar
Al brillar di sì bell'ora,
se rammento il mio tormento
si raddoppia il mio contento,
m'è più caro il palpitar.

CORO
Cielo, arridi a' voti miei,
benedici a tanto amor.

ELVIRA
Oh contento!

ARTURO
Ah! mio bene!

ELVIRA
Ah! mio Arturo!

ARTURO
Ah! Elvira mia!

ELVIRA
Or son tua!

ARTURO
Si, mia tu sei!

A DUE
Cielo, arridi a' voti miei,
benedici a tanto amor.

GIORGIO, VALTON
Senza occaso questa aurora
mai null'ombra o duol vi dia:
santa in voi la fiamma sia,
pace ognor v'allieti il cor.

Scena Sesta

(Detti, poi Enrichetta.)

VALTON
Si compia senza me l'augusto rito.

(Ad Arturo)

Merce' di questo foglio
voi sino al tempio libero passo avrete.

(A Giorgio)

Tu li accompagnerai.

(Ad Enrichetta che giunge guidata da Bruno)

Oh, nobil dama,
l'alto Anglican sovrano Parlamento
ti chiama al suo cospetto: io ti son scora.

ENRICHETTA
(Fra sè)
Ahimè, che sento!
Mia speme è morta

(a Valton)

E che si vuol da me?

VALTON
A me s'addice
obbedir e tacer. Altro non lice.

ARTURO
(A Giorgio in disparte)
È dei Stuardi amica?

GIORGIO
È prigioniera
da molte lune, e fu da ognun creduta
amica de' Stuardi e messaggera
sotto mentito nome,

ARTURO
(Fra sè, ma guardando
pietosamente Enrichetta)
O Dio! Che ascolto!
Deciso è il suo fatto;
essa è perduta.
Oh sventurata!

ENRICHETTA
(Accorgendosi d'Arturo)
Quale pietade in quel volto!

VALTON
(Ad Elvira, poi alle damigelle)
Oh Figli! Al rito, alle pompose feste
s'appresti ognun. La nuziale veste
va, o diletta, a indossar. Ite voi seco.

(A Bruno)

Fuori del vallo i miei
destrier sian presti.

(A Enrichetta)

La nostra andata
c'è forza d'affrettar,

(Ai figli)

Com'io, vi unisca
il Cielo, o coppia amata,

Scena Settima

(Valton unisce nuovamente le destre
d'Elvira e d'Arturo, e parte colle guardia,
Giorgio ed Elvira partono colle damigelle,
Arturo fa sembiante di partire, ma guarda
attentamente all'intorno, quasi per
assicurasse che tutti sono andati)

ENRICHETTA
(Fra sè. Guardando attentamente Arturo)
Pietà e dolore ha in fronte

(Ad Arturo)

Cavalier!

ARTURO
Se t'è d'uopo di consiglio,
di soccorso e d'aita, in me t'affida!

ENRICHETTA
(Con mistero e fiducia)
Se mi stesse sul capo
alto periglio?

ARTURO
Ah! Parla... oh Dio!... che temi?

ENRICHETTA
Breve ora, e sarò spenta!
...Ma tu fremi!...

ARTURO
Per te, per me, pel padre mio che spento
cadea fido ai Stuardi. Ma tu chi sei?
Oh!...
Chi tu sii, ti vo' salvar!

ENRICHETTA
É tardi!
Figlia a Enrico, a Carlo sposa,
Pari ad essi avrò la sorte...

ARTURO
(S'inginocchia)
Ah! Tu, Regina!

ENRICHETTA
Si, attendo morte!

ARTURO
(Alzandosi)
Taci! Taci, per pietà!

(Con mistero)
Fuor le mura a tutti ascosa
ti trarrò per vie sicure...
Tu n'andrai di qui... n'andrai...

ENRICHETTA
Di qui alla scure!
Scampo e speme...Arturo, non v'ha.

ARTURO
No, Regina, ancor v'è speme;
O te salva... O spenti insieme.

ENRICHETTA
Cangia, ah cangia o Arturo, di consiglio,
pensa, Arturo, al tuo periglio,
pensa a Elvira, il tuo tesoro
che ti attende al sacro altar, va!...

ARTURO
Ah!... cessa per pietà!
Non parlar di lei che adoro;
di valor non mi spogliar.
Sarai salva, o sventurata,
o la morte incontrerò
e la vergin mia adorata
nel morir invocherò.

Scena Ottava

(Accompagnata di Giorgio, Elvira entra,
il capo coronato di rose, ha un bellissimo
monile di perle al collo. Nelle mani ha il
magnifico velo nuziale regalato da Arturo)

ELVIRA
Ah!
Son vergin vezzosa
in vesta di sposa,
Son bianca ed umile
qual giglio d'april,
Ho chiome odorose cui cinser tue rose,
ho il seno gentil del bel monil

ENRICHETTA, ARTURO, GIORGIO
Se miro il suo candore
mi par la luna allor
che tra le nubi appare
la notte a consolar!
Si!... Si!... Si!...
Se ascolto il suo cantar
un rosignuol mi par
che insegni al primo albor
a sospirar d'amor.

ELVIRA
Dimmi, s'è ver che m'ami...

ENRICHETTA
Dimmi, o gentil, che brami?

ELVIRA
Qual mattutina stella
bella vogl'io brillar;
del crin le molli anella
mi giova ad aggraziar.

ENRICHETTA
Si, son presta al tuo pregar.

(Elvira si accosta ad Enrichetta invitandola
ad insegnarle ad acconciare il velo)

ELVIRA
A illeggiadrir la prova,
deh! non aver a vil,
il velo in foggia nuova
sul capo tuo gentil.
5i!

ENRICHETTA
Diletta fanciulletta,
son presta al tuo pregar.
O vera Dea d'april!
Si!

ARTURO
Sull'ali della vita
comincia or a volar.
Deh! Scusa e tu l'aita
nel semplice aleggiar.

ARTURO E GIORGIO
Fanciulla e semplicetta
ognor desia scherzar.
Scusare a te s'aspetta
suo troppo vezzeggiar.

(Elvira vuol porre il velo sul capo
d'Enrichetta; Arturo non vorrebbe,
ma la regina gli fa cenno di allontanarsi,
e risponde scherzando ad Elvira)

ENRICHETTA
Il vezzo taro m'alletta;
mi è caro secondar.

ELVIRA
O bella, ti celo
le anella del crin,
com'io nel bel velo
mi voglio celar.
Ascosa, vezzosa,
nel velo divin,
or sembri la sposa

(Arturo fa un gesto rimarchevole, quasi
d'idea che gli corre per la mente)

che vassi all'altar.

ENRICHETTA
(Fra sè)
Ascosa dentro il vel,
or posso, almen celar
l'affanno, il palpitar,
l'angoscia del mio cor!
Deh! Tu, pietoso ciel,
raccogli con favor
la prece di dolor
che oso a te levar!

ARTURO
(Fra sè)
Oh! come da quel vel,
che le nasconde il crin,
veggio un splendor divin
di speme a balenar
Deh! Tu pietoso ciel,
m'accorda il tuo favor!
Mi fa da reo furor
La vittima salvar!

GIORGIO
(Fra sè)
Elvira col suo vel
un zeffiretto appar,
un'iride sul mar,
un silfo in grembo ai fior.
T'arrida, o cara, il ciel
col roseo suo favor,
tal ch'io ti vegga ognor
tra i vezzi a giubilar.

(Valton dentro le scene e caro di damigelle
che compariscano sulle soglie degli
appartamenti, ripetendo le parole di Valton)

VALTON E CORO
Mia
Elvira, Elvira!
Deh!
Il di l'ora avanza!

GIORGIO
Deh! Riedi a tara stanza:
Sarà il tuo fedel
che t'orni del vel.

ELVIRA
Se il padre s'adira,
lo volo a mia stanza;

(Con vezzo semplice ad Arturo)

Ah, poscia, o fedel,
tu posami il vel.

ARTURO, GIORGIO, ENRICHETTA
Se il padre s'adira, ah!
Riedi a tua stanza;
sarà il tuo fedel
che t'orni del vel.

(Elvira parte con le damigelle e con Giorgio)

Scena Nona

(Enrichetta ed Arturo.
Arturo guarda all'intorno, e trae della
cintura il foglio avuto da Valton)

ENRICHETTA
(Da se stessa, in atto di deporre il velo)
Sulla verginea testa
d'una felice un bianco vel s'addice.
A me non già...

ARTURO
(Correndo a lei e trattenendola)
T'arresta!...
È chiaro don del ciel! cosi ravvolta
deluderai la vigilante scolta!

(Con risolutezza)

Tu mia sposa parrai.
Vieni.

ENRICHETTA
Che dici mai?
Tu corri a tua ruina,
a infame sorte!

ARTURO
(Le afferra la mano in atto
dl forzarla a partire)
Vien, per pietà... t'involo a certa morte.

Scena Decima

(Riccardo, disperato e con
spada nuda, e detti)

RICARDO
Ferma. Invan rapir pretendi
ogni ben ch'io aveva in terra:
qui ti sfido a mortal guerra.
Trema... ah! Trema del mio acciar!

ARTURO
(Con forza)
Sprezzo, o audace, il tuo furore;
la mortal disfida accetto:
questo ferro nel tuo petto
sino all'elsa io va' piantar.

(Per battersi, Enrichetta si frappone, il
velo si scompone e il suo volto si scopre)

ENRICHETTA
Pace... pace... ah! V'arrestate,
per me sangue non versate.

ARTURO
Ah! Che fai?

RICARDO
(Con stupore e appoggiandosi alla spada)
La prigioniera!

ENRICHETTA
(Con grandezza)
Dessa io son.

ARTURO
Tua voce altera
or col ferro sosterrai.
Vien...

RICARDO
(Freddamente)
Con lei tu illeso andrai.

ARTURO
Con lei? E fia ver?

ENRICHETTA
(Fra sè)
Qual favellar!

RICARDO
Più non vieto a voi l'andar.

ENRICHETTA
(Fra sè)
Sogno?

ARTURO
Andiam.

RICARDO
Parti.

(Fra sè)

O stolto

ARTURO
(Fra sè)
Addio, o Elvira, addio mio ben...

CORO
(Da fuori )
Genti a festa! Al tempio andiamo!

ARTURO, ENRICHETTA
Gente appressa... o ciel, fuggiamo!

RICARDO
Si, fuggite... il vuole Iddio.

ARTURO
(Per partire)
Pria che siamo oltre le mura,
parlerai?

RICARDO
No; t'assicura.

ARTURO
Tu lo giura.

RICARDO
Il giuro.

A TRE
Addio.

ENRICHETTA
Ah, si, n'andrò al figlio accanto!

ARTURO
Ah, Elvira mia, io lungi e in guai
si, t'amerò, com'io t'amai.

RICARDO
(Fra sè)
Si, patria mia, amor, tu perderai;
sarà tua vita, un mar di guai

(Arturo ed Enrichetta partono)

Scena Undecima

(Riccardo, poi Valton, Bruno, Elvira con
damigelle in pompa di nozze, indi soldati,
puritani, castellani e castellane. Riccardo
con estrema ansietà guarda dalle logge,
e quasi segue cogli occhi i passi dei due
fuggiaschi)

RICARDO
É già al ponte, passa il forte,
é alle porte, già n'andò.

CORO
(Uscendo)
Al tempio, al tempio, a festa!

ELVIRA
Dov'è Arturo?

RICARDO
Egli era qui...

ELVIRA
Arturo, ove sei?...

BRUNO
Parti da qui.

(Suono di tamburo nella fortezza,
tutti guardano fuori dalle logge)

ELVIRA, RICARDO, GIORGIO
Già fuor dalle mura;
laggiù alla pianura...

CORO I
(A Valton)
La tua prigioniera, la rea messaggera
col vil cavaliero.

CORO II
Ciascun su un destriero
Spronando... volando...

TUTTI
Mirate colà!

(Quadro generale. Elvira getta un grido)

VALTON
Soldati, correte, coi bronzi tuonate,
all'armi appellate, correte... volate,
pel crin trascinate i due traditor!

ELVIRA
Ahimè!

(Si vede gran movimento di soldati e di
gente. Poi, dopo il grido all'arma che si
ripete dentro le scene, si sente battere
la generale. La campana del forte suona a
stormo, il cannone spara a lenti intervalli.
Elvira fa alcuni passi meccanicamente, poi
resta immota dopo qualche doloroso grido)

TUTTI
All'armi!

VALTON
(A Bruno)
T'affretta!

TUTTI
(Di dentro)
All'armi!

TUTTI
Vendetta!

(Valton, gridando vendetta, snuda la spade,
e alla testa d'un drappello di soldati, parte)

RICARDO
Oh, come nel seno, si mesce il veleno
di sdegno e d'amor!

ELVIRA
(Con dolore ed occhi fissi)
La dama d'Arturo è a bianco velata,
la guarda e sospira, sua sposa la chiama;
Elvira è la dama? Non sono più Elvira?

GIORGIO
Elvira! Che dici?

ELVIRA
lo Elvira! Ah! No...no!

(Elvira è immobile cogli orchi fissi e
spalancati. Si tocca la testa quasi per
verificare se ha il velo. Tutto in lei
indica una subitanea follia. Grida no
con voce disperata, poi resta immobile
e mesta come prima)

CORO
La misera è pallida...
è immobile e squallida...
Ti scuoti, o Elvira... demente vivrà,
dolente morrà.

(Elvira, nel suo delirio, crede vedere
Arturo, e dice questi versi colla più
gran mestizia e delirante passione. Poi,
torna immobile come prima)

ELVIRA
Arturo, tu ritorni? T'appressa ancor!
Oh! vieni al tempio, fedel Arturo,
eterna fede, mio ben ti giuro!
Com'oggi è puro, sempre avrò il core,
vivrò d'amore... morrò d'amor.

DONNE
Si crede all'ara...

UOMINI
Giura ad Arturo!

DONNE
Ella si fida!

UOMINI
Ei si spergiuro!

TUTTI
Misera figlia, morrà d'amor!

RICARDO E CORO
Oh! come ho l'anima, triste e dolente
udendo i pianti dell'innocente!
Sia sempre infame il traditor
che in tante pene lasciò quel cor!

GIORGIO
Dio di clemenza, t'offro mia vita
se all'innocenza giovi d'aita.
Deh! Sii clemente a un puro cor...
Deh! Sii possente sul traditor!

RICARDO
Più la miro ho più doglia profonda
e più l'alma s'accende in amore...
Ma più avvampa tremendo il furore
contro chi tanto ben m'involò.

GIORGIO
La mia prece pietosa e profonda,
che a te vien sui sospir del dolore,
tu clemente consola, o Signore,
per la vergin cui l'empio immolò.

(Elvira fa un moto quasi tornando
a vedere Arturo che fugge)

ELVIRA
Ma tu già mi fuggi? Crudele, abbandoni
chi tanto t'amò?...Arturo... oh Dio!... no...

CORO
Ah! dura sciagura, ah! Lutto e dolor!
Si bella, si pura del ciel creatura,
Nel dì del diletto schernita, tradita!
Andrà maledetto il vil traditor!

ELVIRA
Qual febbre vorace m'uccide, mi sface,
qual fiamma, qual'ira m'avvampa e martira!
Fantasmi perversi, fuggite dispersi!...
O in tanto furor sbranatemi il cor.

PURITANI, TUTTI
Maledizione.

CORO
Non casa, non spiaggia, raccolga i fuggenti!
In odio del cielo, in odio ai viventi,
battuti dai venti, da orrende tempeste,
le odiate lor teste non possan posar.
Erranti, piangenti, in orrida guerra,
col cielo, la terra, il mar,
gli elementi:
ognor maledetti in vita ed in morte
sia eterna lor sorte, eterno il penar.
ACTO PRIMERO


Escena Primera

(Vasta explanada dentro de la fortaleza de
Plymouth. Se ven algunas cintas, torres y
otras especie de fortificaciones con puentes
elevados, etc. De lejos, se ven las montañas
que embellecen la vista, mientras el sol que
nace va, gradualmente iluminándolas, hasta
llenar de luz toda la escena. Sobre los
baluartes, se ve el cambio de guardia de
los centinelas. Centinelas fuera y dentro
de la fortaleza Bruno y el coro de soldados
que salen con uniformes militares y limpian
las armas.)

CENTINELA 1
¡Alerta!

CENTINELA 2
¡Alerta!

BRUNO, CORO
¡Alerta! ¡Alerta!
Ha llegado la mañana,
ya resuena la trompa
anunciando el nuevo día.

(El tambor y las trompetas tocan a diana)

CENTINELA 1
La trompeta...

CENTINELA 2
...resuena...

TODOS
...anunciando el nuevo día.

Escena Segunda

(Los soldados se mezclan con los castellanos.)

CORO
Cuando la trompeta suena
el soldado rápido despierta:
y las terribles armas apresta
¡a la victoria va!
Como el brillo relumbra del acero
la ira de su corazón enciende
y de los Estuardo el campamento
en cenizas quedará.

(Se oye un preludio de armonía religiosa
dentro de la fortaleza)

BRUNO
Oh, guerreros de Cromwell,
plegad la mente y el corazón
a los cantos matutinos
consagrados al divino Hacedor.

(Los soldados se arrodillan)

CORO DE PURITANOS
(Dentro de la fortaleza. La campana
toca a rezos)
La luna, el sol, las estrellas
las tinieblas, el fulgor
dan gloria al Creador.
En su lenguaje,
la tierra y el firmamento
exaltan al Señor.
¡A Él alaben y honren
todas las gentes!

BRUNO
¿Lo habéis oído?

CORO DE SOLDADOS
Lo hemos oído.

BRUNO, CORO
Terminó.
Al Rey que hizo el día
El himno de los corazones puros
Se eleve sobre los vientos.

CORO DE CASTELLANAS
(Desde dentro)
¡A la fiesta!

(Todos salen)

TODOS
¡A la fiesta! ¡A la fiesta!
Alegre el corazón
Cantad a un santo amor...
¡A la fiesta!
El muchacho que mira a Elvira,
tan bella virgencita,
la llama su estrella,
la reina de su amor.
¡Ah! Son su risa y su cándido semblante
beldad del paraíso;
es una rosa su tallo,
es un ángel del cielo.
¡A la fiesta! ¡A la fiesta! ¡A la fiesta!
Que el corazón de todos se alegre
a bodas invita el Amor.
Cantemos a un santo amor.

(Se van todos; sólo Bruno, viendo a Ricardo
que sale afligido, se detiene en un aparte
junto a él)

Escena Tercera

(Ricardo y Bruno.)

RICARDO
Ahora, ¿adónde huiré? ¿Dónde
podré ocultar mi horrible sufrimiento? ¡Cuán
amargos resuenan en mi alma esos cantos!
¡Oh Elvira! ¡Oh Elvira! ¡Oh suspiro suave,
para siempre, te he perdido!
Sin esperanza ni amor... en esta vida,
¿qué me queda ya?

BRUNO
La patria y el cielo.

RICARDO
¿Esa voz? Lo que has dicho...¡Es verdad!

BRUNO
Abre tu corazón enteramente
a la amistad. Encontrarás consuelo...

RICARDO
Es inútil
aunque, voy a satisfacerte. Sabes que de Elvira
el padre me consintió la mano
cuando partí a la guerra.
Ayer, en la noche,
aquí, cuando llegaba junto a mis tropas,
acariciando esa idea,
fui al padre...

BRUNO
Y, ¿qué te dijo?

RICARDO
"Suspira Elvira por Talbo el Caballero,
y en el corazón no manda imperativo paterno"

BRUNO
Cálmate, amigo...

RICARDO
El dolor que me cayó en el corazón
sólo encontrará la paz en la tumba.
¡Ah! ¡Te he perdido para siempre!
Flor de amor, ¡oh, esperanza mía!
¡Ah! La vida que me espera
estará llena de dolor...
Cuando he vagado años y años
en poder de la ventura,
afronté amargura y afanes
en la esperanza de tu amor.

(Breve marcha. Los soldados cruzan la escena
para ir a ser revistados)

BRUNO
Te llaman tus tropas,
comandante.

RICARDO
El sendero de la gloria
está cerrado a mis pensamientos.

BRUNO
¿Por la patria y el honor
no arde tu corazón?

RICARDO
Yo ardo, y mi ardor
es amor, es furor.

BRUNO
¡Vamos! Olvida
el tiempo en que florecía
la esperanza y el amor.

RICARDO
Bello y dulce sueño
de amor y de contento,
o cambia mi destino
o cambia mi corazón.
¡Oh! Qué tormento,
en el día del dolor,
el dulce recuerdo
de un tierno amor.

(Se van)

Escena Cuarta

(Habitaciones de Elvira.
Las ventanas góticas están abiertas.
Se ven las fortificaciones, etc.)

(Elvira y Sir Jorge)

ELVIRA
¡Oh amado tío! ¡Oh mi segundo padre!

JORGE
¿Por qué tan triste?

ELVIRA
¡Ah! ¡Llámame tu hija!

JORGE
¡Oh hija! ¡Oh nombre que a mi vejez
consuela y alegra mientras velo por ti,
por el palpitar de mi paterno corazón
y por el llanto suave
que esta mañana llena de alegría
cae desde mis pestañas,
para inundar mi corazón...
¡Oh! hija mía querida.
¡hoy serás esposa!

ELVIRA
(Con fuerza)
¿Esposa? No; ¡nunca!
Sabes cómo arde en mi pecho
esa llama omnipotente...
Sabes que es puro mi deseo,
inocente mi corazón.
Si temblando... ante el altar
enajenada, ese día iré
enloquecida y, en ese instante,
¡de dolor yo moriré!

JORGE
Descarta ya un pensamiento tan negro.

ELVIRA
Morir, sí... esposa, no, ¡nunca!

JORGE
¿Qué dirías si el caballero
que va a venir fuese el tuyo?

ELVIRA
Dios mío, repite eso, ¿quién vendrá?

JORGE
Él mismo.

ELVIRA
Él... ¿Quién?

JORGE
¡Arturo!

ELVIRA
¿Es verdad eso?

JORGE
¡Hija! ¡Te lo juro!

ELVIRA
¿De verdad?

JORGE
¡Oh, sí! ¡Alégrate,
mi buena Elvira!

A DÚO
¡Oh, Arturo!
No es un sueño... ¡Oh Amor!
¡Oh Elvira...!

(Elvira se abandona entre
los brazos de su tío)

JORGE
Llora, hija mía, sobre mi pecho;
Llora, ¡ah! Llora de alegría.
Que cancele todo tormento
esta lágrima de amor.
Y tú, mira, oh Dios piadoso,
la inocencia encarnada.
Bendice tú, desde el cielo
este lirio de candor.

ELVIRA
(Con abandono)
Esta alma, acostumbrada a penar,
hoy, tan vencida es por la dicha
que ya no puede entender
tan inmensa dulzura.
¿Quién inclinó hacia mis deseos a mi padre?

JORGE
Escucha.
Caía una noche oscura,
callaban el cielo y la tierra,
la Naturaleza parecía envuelta
en un trágico velo.
La hora propicia para los desgraciados,
tus rezos, tus lágrimas,
le dieron tanta fuerza a mi alma
que volé hacia tu padre.

ELVIRA
¡Oh, mi consuelo!

JORGE
Comencé diciéndole: "Hermano"
pero no podía hablar,
bañé su mano
de lágrimas enmudecidas.
Luego, recomencé entre sollozos.
"Tu angelical Elvira
por el valiente Arturo suspira;
si a otras bodas ha de andar...
de tristeza, ¡morirá!"

ELVIRA
¡Oh, ángel de piedad
enviado del cielo para mí!
Y, ¿mi padre?

JORGE
Aún callaba...

ELVIRA
Y ¿entonces?

JORGE
Dijo: "Ricardo
pidió y obtuvo mi promesa;
él tendrá a mi hija".

ELVIRA
¡Sólo de oírte, tiemblo!
Y tú...

JORGE
"La pobre hija",
repetía yo, "morirá".
"¡Ah, que viva!" me dijo él,
estrechándome en su pecho.
"Sea Elvira feliz,
sea dichosa de amor".

(Mientras Elvira, de nuevo, corre a los
brazos de su tío, y quiere hablar, se oye,
desde fuera de la fortaleza, un sonido de
cuernos de caza)

ELVIRA
Oye... ¡Oh cielos! ¿Qué sonido es ése?

JORGE
¡Escuchemos!
Es señal de gente de armas.

SOLDADOS
(Fuera de la fortaleza)
¡Llega el valiente y noble conde
Arturo Talbo, caballero!

JORGE
¿No te lo dije?

ELVIRA
¡Ah, no resisto!

JORGE
Vamos, cálmate...

ELVIRA
(Abrazando a Jorge)
¡Oh! ¡Padre mío!

SOLDADOS
(Dentro de la fortaleza)
¡Caballero!
Lord Arturo cruza el puente,
¡abrid paso al valiente guerrero!

A dúo

JORGE
En ese sonido, en el nombre amado,
en tu corazón cree ahora...
Este día venturoso
sea antesala de toda dicha...

ELVIRA
En ese nombre, en mi alegría,
en mi corazón creo apenas.
Tanta dicha, ¡oh Dios! me asusta,
no tengo fuerza para sostener.

(Dentro de la escena, del lado por donde
se cree que Arturo ha entrado en la
fortaleza, se oye lo siguiente)

CORO
¡A Arturo, caballero,
flamante campeón
en justas y en amor,
festejan y honran!

ELVIRA
¿Oyes?

JORGE
¿Estás satisfecha?

ELVIRA
Completamente.

JORGE
Los gritos escucha
de alegría y de honor.

(Se van)

Escena Quinta

(Sala de armas. El fondo de la escena está
abierto. Entre las columnas se ven algunos
detalles de las fortificaciones, etc. Del
lado derecho sale Lord Arturo con escuderos
y pajes que llevan varios presentes nupciales;
entre ellos se ve un magnífico velo blanco.
Del lado izquierdo, salen Elvira, Valton,
sir Jorge, doncellas con castellanos y
castellanas que llevan festones de flores que
van entrelazando a las columnas. Del fondo de
la escena salen los soldados guiados por Bruno,
que forman el cortejo y dan brillantez a la
fiesta.)

CORO
¡Honor a Arturo, a Elvira!
¡Que corone Amor, a la virtud y al valor!

DONCELLAS
¡Rosa ella es, de entre las vírgenes,
tan bella como la primavera,
como el lucero vespertino
inspira al alma paz y amor!

CORO
Virtuoso él, apuesto entre los caballeros
como el cedro en la foresta;
en la batalla es tempestad
campeón en justas y amor.

ARTURO
A ti, oh querida, Amor entonces
me guió furtivo y triste.
Hoy me guía junto a ti
exultante de alegría.
Al brillar la dulce hora de este día
si recuerdo mi tormento,
se duplica mi contento,
y me es más preciada mi vida.

CORO
Cielo, sonríe a nuestros votos,
Bendice tanto amor.

ELVIRA
¡Oh contento!

ARTURO
¡Ah! ¡Mi bien!

ELVIRA
¡Ah! ¡Arturo mío!

ARTURO
¡Ah!; Elvira mía!

ELVIRA
¡Ahora soy tuya!

ARTURO
¡Sí, eres mía!

A DÚO
Cielo, sonríe a nuestros votos,
bendice tanto amor.

JORGE, VALTON
Sin ocaso, esta aurora,
jamás os traiga sombra ni dolor;
santa en vosotros la llama sea,
paz y honor os alegre el corazón.

Escena Sexta

(Los anteriores y Enriqueta)

VALTON
Se cumpla sin mí el augusto rito.

(a Arturo)

Merced a este documento,
vos hasta el templo libre paso tenéis.

(A Jorge)

Tú les acompañarás.

(A Enriqueta, que se acerca guiada por Bruno)

Oh, noble dama.
el alto Anglicano Soberano Parlamento
te llama ante sí: yo te he de escoltar.

ENRIQUETA
(Para sí)
¡Ay de mí! ¡Qué estoy oyendo!
¡Mi esperanza está muera!

(A Valton)

¿Y qué se quiere de mí?

VALTON
A mí se me exige
obedecer y callar; nada más,

ARTURO
(A Jorge, aparte)
¿Es amiga de los Estuardo?

JORGE
Es prisionera
desde hace varios meses, y todos la creen
amiga de los Estuardo y mensajera
bajo un nombre falso,

ARTURO
(Para sí, aunque mirando
piadosamente a Enriqueta)
¡Dios mío! ¡Qué estoy escuchando!
Decidido está su destino;
ella está perdida,
¡Oh, desventurada!

ENRIQUETA
(Percibiendo a Arturo)
¡Qué piedad en su rostro!

VALTON
(A Elvira; luego, a las doncellas)
¡Oh Hijos! Al rito, a las pomposas fiestas
vayan todos. Las nupciales ropas ve,
dilecta, a vestirte. Id con ella.

(A Bruno)

Fuera de las vallas, que mis caballos
estén preparados,

(A Enriqueta)

Nuestro viaje
hemos de apresurar,

(A los hijos)

Como yo,
os una el cielo, oh pareja amada,

Escena Séptima

(Valton une de nuevo, las manos derechas
de Elvira y de Arturo y se va con la guardia,
Jorge y Elvira salen con las doncellas,
Arturo simula irse pero mira
atentamente a su alrededor, casi para
asegurarse de que todos se han ido)

ENRIQUETA
(Para sí, mirando atentamente a Arturo)
Piedad y dolor tiene en la frente

(A Arturo)

¡Caballero!

ARTURO
Si precisas un consejo,
de socorro y de ayuda, confía en mí.

ENRIQUETA
(Con misterio y confianza)
¿Y si sobre mi cabeza
pendiera un gran peligro?

ARTURO
¡Ah! Habla,,, ¡Dios mío! ¿A qué temes?

ENRIQUETA
¡En breve hora seré muerta!
Pero, ¡estás temblando....!

ARTURO
Por ti, por mí, por el padre mío que muerto,
cayó fiel a los Estuardo. Y, tú, ¿quién eres?
¡Oh...!
¡Seas quien fueres. quiero salvarte!

ENRIQUETA
¡Es tarde!
Hija de Enrique, de Carlos esposa,
como la suya será mi suerte

ARTURO
(Se arrodilla)
¡Ah! ¡Tú, la Reina!

ENRIQUETA
Sí; espero la muerte.

ARTURO
(Levantándose)
¡Calla! ¡Calla, por piedad!

(Con misterio)
Fuera de estos muros, de todos oculta,
te llevaré por camino seguro...
Te irás de aquí .. te irás...

ENRIQUETA
¡De aquí al patíbulo!
Salvación y esperanza... Arturo: no hay

ARTURO
No, Reina; aún hay esperanza:
o te salvas o moriremos juntos.

ENRIQUETA
Cambia, ah, cambia Arturo, de idea,
piensa, Arturo, en tu peligro,
piensa en Elvira, tu tesoro,
que te espera ante el sagrado altar. ¡Ve..!

ARTURO
¡Ah! ¡Calla, por piedad!
¡No hables de ella, a quien adoro!
¡No me despojes de mi valor!
Estarás a salvo, oh, desventurada,
o la muerte encontraré
y a la virgen mía adorada
al morir invocaré.

Escena Octava

(Acompañada de Jorge, entra Elvira, con la
cabeza coronada de rosas, lleva un bellísimo
tocado de perlas en el cuello. En las manos,
sostiene el velo nupcial regalo de Arturo)

ELVIRA
¡Ah!
Soy una doncella graciosa
Vestida de novia.
Soy blanca y humilde
cual lirio de abril.
Olorosos cabellos en donde ceñir tus rosas,
Mi pecho gentil adorno con tu collar.

ENRIQUETA, ARTURO, JORGE
Si observo su candor,
me parece la luna
que, entre las nubes se aparece,
para consuelo de la noche.
¡Sí...! ¡Sí...! ¡Sí...!
Si escucho su canto,
un ruiseñor me parece,
que enseña a la alborada
a suspirar de amor.

ELVIRA
Dime si es verdad que me quieres...

ENRIQUETA
Dime, querida, ¿qué deseas?

ELVIRA
Cual matutina estrella
bella quiero yo brillar.
Los bucles de mis cabellos
ayúdame a peinar.

ENRIQUETA
Sí; estoy dispuesta a tu ruego.

(Elvira se acerca a Enriqueta
invitándole a que le enseñe a llevar el velo)

ELVIRA
Para embellecer la prueba,
vamos, no desdeñes
llevar el velo así, de esta manera,
sobre tu cabeza gentil.
¡Sí!

ENRIQUETA
Jovencita querida,
estoy dispuesta a tu ruego.
¡Oh Diosa de abril!
¡Sí!

ARTURO
Sobre las alas de la vida
comienza ahora a volar.
Préstale pues tu ayuda,
a su inocencia.

ARTURO, JORGE
Chiquilla inocente
que ahora quiere jugar.
Excusar de ti se espera
su demasiado bromear.

(Elvira quiere poner el velo sobre la cabeza
de Enriqueta; Arturo no quisiera pero, la
reina le indica, con un gesto, que se aleje,
y responde, bromeando, a Elvira)

ENRIQUETA
La gracia tuya me alegra;
me divierte secundar.

ELVIRA
¡Oh bella! Te oculto
el bucle del cabello
como yo dentro de mi velo
el mío quiero ocultar.
Oculta, mimosa,
en el velo divino...
ahora, pareces la esposa.

(Arturo hace un gesta de reparo,
casi de idea que le corre por la mente)

que va hacia el altar.

ENRIQUETA
(Para sí)
¡Oculta dentro del velo
ahora puedo, al menos, ocultar
mi ansiedad, mi anhelo,
la angustia de mi corazón!
¡Ay! ¡Piadoso cielo,
recoge con favor
la oración de dolor
que me atrevo a elevar!

ARTURO
(Para sí)
¡Oh! cómo en ese velo
que le esconde el cabello,
veo un resplandor divino,
destello de esperanza.
¡Oh! ¡Tú, piadoso cielo,
templa tu favor!
¡Déjame, con furia de reo,
a la víctima salvar!

JORGE
(Para sí)
Elvira con su velo
un angelito parece,
un arco iris sobre el mar,
un silfo en el regazo de una flor.
Que el cielo te sonría, querida,
con su tierno favor,
tal que yo te vea, siempre,
gozar de ternura y cariño.

(Valton dentro de la escena y coro de
doncellas bajo el umbral de los apartamentos,
repitiendo les palabras de Valton)

VALTON, CORO
¡Mía
Elvira, Elvira!
¡Vamos!
¡Se acerca la hora!

JORGE
¡Vamos! Corre a tu habitación:
Será tu amado
quien te adorne el velo.

ELVIRA
Si el padre se enoja,
yo vuelo a mi cámara;

(Con mimo a Arturo)

Ah, más tarde, amado mío,
tú me adornarás el velo.

ARTURO, JORGE, ENRIQUETA
Si el padre se enoja,
vuela a mi cámara;
será tu amado
quien te adorne el velo.

(Elvira se va con las doncellas y con Jorge)

Escena Novena

(Enriqueta y Arturo.
Arturo mira a su alrededor y saca de su
cinturón el documento obtenido de Valton)

ENRIQUETA
(Para sí, mientras se quita el velo)
Sobre la virginal cabeza
de ella, feliz, un blanco velo se posa.
A mí, ya no...

ARTURO
(Corriendo hacia ella y reteniéndola)
¡Deténte...!
¡Es claro don del cielo! ¡Disfrazada así,
engañarás la vigilancia de los centinelas!

(Con resolución)

Tú, parecerás mi esposa.
Ven.

ENRIQUETA
¿Qué estás diciendo?
¡Corres hacia tu propia ruina,
a una suerte infame!

ARTURO
(Le aferra la mano,
forzándola a partir)
Ven...Te rescato de una muerte cierta.

Escena Décima

(Ricardo, desesperado y con la
espada desnuda. Los anteriores.)

RICARDO
¡Detente! En vano robar pretendes
todo el bien mío en esta tierra
aquí te desafío a mortal guerra.
Tiembla..., ¡ah! ¡Tiembla ante mi acero!

ARTURO
(Con fuerza)
Desprecio, oh audaz, tu furia;
tu mortal desafío acepto:
este hierro en tu pecho
en tu corazón voy a plantar.

(A punto de batirse, Enriqueta se interpone,
el velo se descompone y se descubre su rostro)

ENRIQUETA
Paz... paz... ¡ah! Deteneos;
por mí no vertáis vuestra sangre.

ARTURO
¡Ah! ¿Qué haces?

RICARDO
(Con estupor y apoyándose en su espada)
¡La prisionera!

ENRIQUETA
(Con grandeza)
Yo Soy.

ARTURO
Tu altiva voz
con el hierro sostendrás.
Ven...

RICARDO
(Con frialdad)
Con ella, ileso te irás.

ARTURO
¿Con ella? ¿Es cierto eso?

ENRIQUETA
(Para sí)
¡Qué verborrea!

RICARDO
No os vetaré el paso.

ENRIQUETA
(Para sí)
¿Estoy soñando?

ARTURO
Vamos.

RICARDO
Vete.

(Para sí)

¡Oh, estúpido!

ARTURO
(Para sí)
Adiós, Elvira. Adiós, mi bien

CORO
(Desde fuera)
¡Gentes, a la fiesta! ¡Al templo vamos!

ARTURO, ENRIQUETA
La gente se acerca... ¡oh cielo, huyamos!

RICARDO
Sí, huid...Así lo quiere Dios.

ARTURO
(A punto de partir)
Antes de que atravesemos la muralla,
¿hablarás?

RICARDO
No; te lo aseguro.

ARTURO
Júralo.

RICARDO
Lo juro.

TRIO
Adiós.

ENRIQUETA
¡Ah, sí! ¡Me iré junto a mi hijo!

ARTURO
Ah, Elvira mía, yo, lejos y atormentado,
seguiré amándote, como siempre te he amado.

RICARDO
(Para sí )
Sí, patria mía, amor tú perderás;
será tu vida un mar de lágrimas

(Arturo y Enriqueta se van)

Escena Undécima

(Ricardo; luego, Valton, Bruno, Elvira con
las doncellas listas para la boda. Después,
los soldados, los puritanos, castellanos y
castellanas. Ricardo con extrema ansiedad,
mira por los vanos, y casi sigue con los ojos
los pasos de los dos fugados.)

RICARDO
Llegan al puente, pasan el fuerte,
están a las puertas; ya se han ido.

CORO
(Saliendo)
¡Al templo! ¡Al templo! ¡A la fiesta!

ELVIRA
¿Dónde está Arturo?

RICARDO
Estaba aquí...

ELVIRA
Arturo, ¿dónde estás...?

BRUNO
Se ha ido de aquí.

(Suenan los tambores en la fortaleza.
Todos miran por las ventanas)

ELVIRA, RICARDO, JORGE
Ya, fuera de las murallas;
a lo lejos, en el llano...

CORO I
(A Valton)
Tu prisionera, la rea mensajera
con el vil caballero.

CORO II
Cada uno en un caballo
espoleando... volando...

TODOS
¡Mirad allá!

(Cuadro general. Elvira grita)

VALTON
Soldados, corred, tronad los cañones,
llamad a las armas, corred... volad,
¡del pelo traed a los dos traidores!

ELVIRA
¡Ay de mí!

(Se ve gran movimiento de soldados y de gente.
Inmediatamente después del grito ¡A las armas!
que se repite fuera de escena, se oye batir a
llamada general. La campana de la fortaleza
suena a arrebato, el cañón dispara a lentos
intervalos. Elvira da algunos pasos, luego
se queda inmóvil tras lanzar un grito.)

TODOS
¡A las armas!

VALTON
(A Bruno)
¡Apresúrate!

TODOS
(Dentro)
¡A las armas!

TODOS
¡Venganza!

(Valton, gritando venganza, desnuda la espada,
y, a la cabeza de un puñado de soldados, sale)

RICARDO
¡Oh! ¡Como en su pecho se mezclan el veneno
del odio y del amor!

ELVIRA
(Con dolor y la mirada fija)
La dama de Arturo, de blanco velada.
La mira y suspira; su esposa la llama...
¿Elvira es la dama? ¿No soy yo Elvira.?

JORGE
¡Elvira! ¿Qué estás diciendo?

ELVIRA
¡Yo, Elvira! ¡Ah! ¡No! ¡No!

(Elvira está inmóvil, con los ojos fijos y
abiertos de par en par. Se toca la cabeza,
casi para verificar si tiene el velo.
Todo en ella indica una súbita locura.
Grita, no con voz desesperada; luego
se queda inmóvil y triste, como antes)

CORO
La pobre está pálida... inmóvil, lívida,..
Muévete, Elvira...
Demente vivirá,
morirá de dolor.

(Elvira, en su delirio, cree ver a Arturo,
y dice estos versos, con lo mayor tristeza
y la más delirante pasión. Luego, vuelve a
quedarse inmóvil como antes)

ELVIRA
Arturo, ¿vuelves? ¡Date prisa!
¡Oh, ven al templo, amado Arturo,
fidelidad eterna mi bien, te juro!
Como hoy es puro, siempre será mi corazón,
viviré de amor... de amor moriré.

MUJERES
Se cree en el altar...

HOMBRES
¡Le jura a Arturo!

MUJERES
¡Ella tan ingenua!

HOMBRES
¡Él tan perjuro!

TODOS
¡Pobre hija! ¡Morirá de amor!

RICARDO, CORO
¡Oh! ¡Cómo tengo el alma, triste y doliente
oyendo el llanto de la inocente!
¡Sea siempre infame el traidor
que, en tanta pena, dejó a ese corazón!

JORGE
Dios de clemencia, te ofrezco mi vida
si a la inocente llevas tu ayuda.
¡Vamos! Sé clemente con un corazón puro!
¡Vamos! ¡Sé poderoso sobre el traidor!

RICARDO
Cuanto más la miro, más profundo es mi pena
y más se enciende el alma de amor....
Sin embargo, más tremendo se enardece mi furor
contra quien tanto bien me arrebató.

JORGE
Mi oración piadosa y profunda
que a ti llega sobre suspiros de dolor,
Tú Clemente consuela, oh Señor,
por la virgen a quien el impío inmoló.

(Elvira hace un movimiento, casi volviendo
a ver a Arturo, huyendo)

ELVIRA
Pero, ¿ya me huyes? Cruel, ¿abandonas
a quien tanto te amó?

CORO
¡Ay! ¡Mala fortuna! ¡Luto y dolor!
Tan bella, tan pura, del cielo criatura,
¡En el día dilecto, escarnecida, traicionada!
¡Sea maldito el vil traidor!

ELVIRA
¡Qué fiebre voraz me mata, me deshace,
qué llama, qué ira me quema y martiriza!
Fantasmas perversos, ¡huid dispersos!
o, en tanto furor, despedazad mi corazón.

PURITANOS, TODOS
Maldición.

CORO
¡Ni casa, ni playa recoja a los huidos!
En odio del cielo, en odio a los vivos,
abatidos por el viento, en horrenda tempestad,
sus odiadas cabezas no puedan posar.
Errantes, llorando, en terrible guerra,
con el cielo, con la tierra, con el mar,
con los elementos:
siempre malditos en la vida y en la muerte,
sea eterna su suerte, eterno el penar.
ATTO SECONDO


Scena Prima

(Sala con porte laterali. Vedesi per una
di esse il campa inglese e qualche
fortificazione. Costellani, Castellane,
Puritani e Bruno)

CORO
Ah! Dolor! Ah! Terror!
Piangon le ciglia, si spezza il cor.
L'afflitta figlia morrà d'amor.

CORO I
Il duol l'invase.

CORO II
La vidi errante
tra folte piante...

CORO III
Per le sue case
gridando va: pietà... pietà!

CORO
Piangon le ciglia, si spezza il cor
L'afflitta figlia morrà d'amor.

Scena Seconda

(Giorgio dagli appartamenti d'Elvira;
poi Riccardo con foglio)

CORO
Qual novella?

GIORGIO
Or prende posa.

CORO
Miserella!

DONNE
E ognor dolente?

GIORGIO
Mesta e lieta...

DONNE
Non ha tregua?

GIORGIO
Splende il senno... e si dilegua
alla misera innocente.

CORO
Come mai?

GIORGIO
Dir lo poss'io?
Tanto affanno m'ange il seno
che ogni voce trema e muor!

CORO
Deh! Favella...

GIORGIO
Voi chiedete?

CORO
Ten preghiam.

GIORGIO
Ah! No, cessate.

(Per partire, e i Castellani lo trattengono)

BRUNO, CORO
Ten preghiam per quel dolore
che soffriamo al tuo dolor.

GIORGIO
Ebben... se volete... v'appressate.

(Tutti fanno cerchio intorno a Giorgio)

Cinta di fiori e col bel crin disciolto
talor la cara vergine s'aggira.
E chiede all'aura, ai fior con mesto volto:
"Ove andò Elvira?"
Bianco vestita, e qual se all'ara innante
adempie il rito, e va cantando: "il giuro";
poi grida per amor tutta tremante:
"Ah, vieni, Arturo!"

CORO
Quanto fu barbaro il traditor!
Misero cor, morrà d'amor!

GIORGIO
Geme talor qual tortora amorosa,
or cade vinta da mortal sudore,
or l'odi, al suon dell'arpa lamentosa,
cantar d'amore.
Or scorge Arturo nell'altrui sembiante,
poi del suo inganno accorta, e di sua sorte,
geme, piange, s'affanna e ognor più amante
invoca morte.

CORO
Ah! Figlia misera, morrà d'amor!
Cada una folgore sul traditor!

(Alle ultime parole entra Riccardo
con un foglio)

RICCARDO
E di morte lo stral non sarà lento
"Alla scure Arturo Talbo è condannato
dall'Anglican Sovrano Parlamento"
Ecco il suo fatto!

RICCARDO, CORO
Quaggiù nel mal che questa valle serra,
ai buoni e ai tristi memorando esempio,
se la destra di Dio possente afferra
il crin dell'empio.

(Riccardo scorre coll'occhio il foglio,
che bene aperto, e segue a proclamare
i decreti del Parlamento)

RICCARDO
Di Valton l'innocenza
a voi proclama il Parlamento,
e ai primi onor lo chiama.

CORO
Qual doglia, Valton, se vedran tue ciglia
insana ancor la tua diletta figlia!

RICCARDO
E non v'ha speme alcuna?

GIORGIO
Medic'arte m'assicura
Che una subita gioia, o gran sciagura
potria sanar la mente sua smarrita.

CORO
Qual mai merita Arturo pena infinita!

RICCARDO
In me, duce primiero, parla Cromwello,
il vil, che ognora è in fuga,
e di sangue civil bagnò Inghilterra,
ite, cercate or voi.
E se sua rea fortuna,
o malizia, lo tragga a questa terra.
Non abbia grazia, nè pietade alcuna.

(Il coro parte)

Scena Terza

(Elvira e detti).

ELVIRA
(Dentro la scena)
O rendetemi la speme,
o lasciatemi morir.

GIORGIO
Essa qui vien... la senti?

GIORGIO, RICCARDO
Oh! com'è grave il suon de' suoi lamenti.

(Esce Elvira, scapigliata. Il volto,
il guardo ed ogni passo ed atto di Elvira
palesano la sua pazzia)

ELVIRA
Qui la voce sua soave
mi chiamava... e poi spari.
Qui giurava esser fedele,
poi, crudele, mi fuggi!
Ah! Mai più qui assorti insieme
nella gioia de' sospir
Ah! Rendetemi la speme,
o lasciatemi morir!

GIORGIO, RICCARDO
Quanto amore è mai raccolto
in quel volto, in quel dolor!

ELVIRA
Chi sei tu?

GIORGIO
Non mi ravvisi?

ELVIRA
(Riconoscendolo)
Si, mio padre... E Arturo?... e amore?
Ah! Tu sorridi e asciughi il pianto!
A Imen mi guidi... al ballo, al canto!
Ognun s'appresta a nozze, a festa,
e meco in danza esulterà.

(A Giorgio)

Tu pur meco danzerai?
Vieni a nozze.

(Si volta e vede Riccardo, lo prende per mano)

GIORGIO, RICCARDO
(Fra sè)
O cielo!

ELVIRA
Ei piange!
Egli piange... Ei forse amò!

(A Giorgio in disparte e sottovoce, poi
torna a fissar Riccardo, gli afferra la
mano e torna ad atteggiarsi dolorosamente)

GIORGIO, RICCARDO
(Fra sè)
Or chi il pianto frenar può?

ELVIRA
(A Riccardo)
M'odi e dimmi: amasti mai?

RICCARDO
Gli occhi affissa sul mio volto,
ben mi guarda e lo vedrai...

ELVIRA
(Dolorosamente)
Ah! Se piangi... ancor tu sai
che un cor fido nell'amor
sempre vive nel dolor!

(Si abbandona al pianto, e si pone la mano
sul volto; Giorgio l'abbraccia, essa
lo lascia, e passeggia)

GIORGIO
(Abbracciandola)
Deh! T'acqueta, o mia diletta.
Tregua al duol dal cielo aspetta.

ELVIRA
Mai!

(Sempre passeggiando per la scena,
nè badando ai due che parlano)

RICCARDO, GIORGIO
Clemente il ciel ti fia.

ELVIRA
Mai!

RICCARDO, GIORGIO
L'ingrato alfin oblia.

ELVIRA
Ah! Mai più ti rivedrò.

RICCARDO, GIORGIO
Si fa mia la sua ferita.
Mi dispera e squarcia il cor.

ELVIRA
O toglietemi la vita,
o rendetemi il mio amor!

(Elvira si volge in atto furente verso
Riccardo e Giorgio. Pausa generale.
Dopo un poco Elvira sorride e
atteggia il volto alla maniera de'pazzi)

GIORGIO
Tornò il riso nel suo aspetto.

RICCARDO, GIORGIO
Qual pensiero in lei brillò?

ELVIRA
(Sottovoce e con mistero,
credendo essere con Arturo)
Non temer del padre mio,
alla fin lo placherò.
Ogni duolo andrà in oblio:
Si, felice io ti farò.

GlORGIO
(Fra sè)
Ella, in pene abbandonata,
sogna il gaudio che perdé!

RICCARDO
(Fra sè)
Qual bell'alma innamorata
un rival toglieva a me!

ELVIRA
Vien diletto, è in ciel la luna!
Tutto tace intorno intorno;
fin che spunti in cielo il giorno,
vien, ti posa sul mio cor.
Deh! T'affretta, o Arturo mio,
riedi, o caro, alla tua Elvira:
essa piange e ti sospira,
riedi, o caro, al primo amor.

RICCARDO, GIORGIO
Possa tu, bell'infelice,
mercè aver di tanto affetto:
possa un giorno nel diletto
obliar il suo dolor!

GIORGIO
Ricovrarti ormai t'addice,
Stende notte il cupo orror.

(Elvira è abbattuta dal delirio. Giorgio
e Riccardo la invitano a ritirarsi)

Scena Quarta

(Giorgio e Riccardo)
(Giorgio osserva all'intorno, poi afferra
pel braccio Riccardo come uno che
parlando mostra sapere un suo grave segreto)

GIORGIO
Il rival salvar tu dêi,
Il rival salvar tu puoi.

RICCARDO
Io nol posso...

GIORGIO
Tu no'l vuoi.

RICCARDO
No.

GIORGIO
Tu il salva!

RICCARDO
(Con sdegno)
Ei perirà!

GIORGIO
Tu quell'ora ben rimembri
che fuggi la prigioniera.

RICCARDO
Sì...

GIORGIO
D'Arturo fu colpa intera?

RICCARDO
(Quasi sdegnandosi)
Tua favella ormai...

GIORGIO
(Con dignità)
É vera.

RICCARDO
Parla aperto...

GIORGIO
Ho detto assai.

RICCARDO
Fu voler del Parlamento,
se ha colui la pena estrema;
dei ribelli l'ardimento
in Arturo si domerà.
Io non l'odio, io no'l pavento,
ma l'indegno perirà.

GIORGIO
Un geloso e reo tormento
or t'invade e accieca... ah! Trema!
Il rimorso e lo spavento
la tua vita strazierà.
Se il rival per te fia spento
un'altr'alma seco andrà.

RICCARDO
Chi?

GIORGIO
Due vittime farai!
E dovunque tu ne andrai
l'ombra lor ti seguirà!
Se tra il buio un fantasma vedrai
bianco, lieve... che geme e sospira,
sarà Elvira, che mesta s'aggira,
E ti grida: io son morta per te.
Quando il cielo è in tempesta più scuro,
s'odi un'ombra affannosa, che freme,
sarà Arturo che t'incalza, ti preme,
ti minaccia de' morti il furor.

RICCARDO
Se d'Elvira il fantasma dolente
m'apparisca e m'incalzi e s'adiri,
le mie preci, i singulti, i sospiri
mi sapranno ottenere mercè.
Se l'odiato fantasma d'Arturo,
sanguinoso sorgesse d'Averno,
ripiombarlo agli abissi in eterno
lo farebbe il mio immenso furor.

GIORGIO
(Dopo una pausa lo abbraccia
piangendo e con affetto paterno)
Riccardo! Riccardo!
Il duol che si m'accora
vinca la tua bell'anima.

RICCARDO
Han vinto le tue lacrime...
Mira, ho bagnato il ciglio.

GIORGIO, RICCARDO
(Con entusiasmo, stringendosi la mano)
Chi ben la patria adora
onora la pietà.

GIORGIO
Mia man non è ancor gelida!
Con te combatterà.

RICCARDO
(Con mistero)
Forse dell'alba al sorgere
L'oste ci assalirà.
S'ei vi sarà...

GIORGIO
... ei perirà.

RICCARDO
Se armato ei poi verrà,
per questa mano ei perirà.

GIORGIO
Sia voce di terror.
Patria, vittoria, onor!

A DUE
Suoni la tromba, e intrepido
lo pugnerò da forte;
bello è affrontar la morte
gridando: libertà!
Amor di patria impavido
mieta i sanguigni allori,
poi terga i bei sudori
e i pianti la pietà.

ACTO SEGUNDO


Escena Primera

(Sala con puertas laterales. Se ve, por una
de ellas, el campo inglés y algunas
fortificaciones. Castellanos, castellanas,
puritanos y Bruno)

CORO
¡Ah dolor! ¡Ah terror!
Lloran los ojos, se rompe el corazón:
la afligida hija morirá de amor.

CORO I
La invadió el dolor

CORO II
La vi errante
entre los bosques...

CORO III
Por sus estancias gritando va:
¡Piedad...! ¡Piedad!

CORO
Lloran los ojos, se quiebra el corazón.
La afligida hija morirá de amor.

Escena Segunda

(Jorge desde los apartamentos de Elvira;
después, Ricardo, con un documento.)

CORO
¿Qué hay de nuevo?

JORGE
Ahora descansa.

CORO
¡Pobrecilla!

MUJERES
¿Aún sufre?

JORGE
Triste y contenta...

MUJERES
¿No tiene tregua?

JORGE
Resplandece el juicio... y se apaga,
para la pobre inocente.

CORO
¿Y eso?

JORGE
¿Puedo yo decirlo?
¡Tanto dolor me consume el pecho
y mi voz tiembla y se ahoga!

CORO
¡Vamos, habla...!

JORGE
¿Lo pedís?

CORO
Te lo rogamos.

JORGE
¡Ah! No, parad.

(A punto de salir, los caballeros lo retienen)

BRUNO, CORO
Te lo rogamos, por el dolor
que sufrimos, por tu dolor.

JORGE
Pues bien, si queréis... acercaos.

(Todos hacen cerco alrededor de Jorge)

Coronada de flores y el cabello despeinado,
a veces, la querida doncella pasea y pregunta
a la mañana, a las flores, con gesto triste:
¿Dónde se fue Elvira?
De blanco vestida, como ante el altar,
completa el rito y va contando "Lo juro";
Luego, grita por amor, toda temblorosa:
"¡Ah! ¡Ven, Arturo!"

CORO
¡Cuán bárbaro fue el traidor!
¡Pobre corazón, morirá de amor!

JORGE
Gime a veces cual tórtola amorosa,
ora cae vencida de mortal sudor
ora se la oye, al son de la triste arpa
cantar al amor.
Percibe a Arturo en el rostro de otro luego,
cuando se percata de su error y de su suerte,
gime, llora, le anega la ansiedad
y aun más amante, invoca a la muerte.

CORO
¡Ah, pobre hija! ¡Morirá de amor!
¡Caiga un rayo sobre el traidor!

(En las últimas palabras, entra Ricardo,
con un documento)

RICARDO
Y de muerte el decreto no tardará en llegar,
"Al patíbulo Arturo Talbo es condenado
por el Anglicano Soberano Parlamento".
¡Ése es su destino!

RICARDO, CORO
Aquí abajo, en el mal que este valle encierra,
a los buenos y a los tristes sirva de ejemplo,
si la diestra de Dios poderoso aferra
la cabellera del impío.

(Ricardo recorre con los ojos el documento,
que mantiene abierto, y continúa, para
proclamar los decretos del Parlamento)

RICARDO
De Valton la inocencia ante vosotros
proclama el Parlamento,
y a sus anteriores honores lo llama.

CORO
¡Qué dolor Valton, que vean tus ojos
la enfermedad de tu hija querida!

RICARDO
Y, ¿no hay esperanza alguna...?

JORGE
Los médicos nos aseguran
que una súbita alegría, o una desgracia,
podría sanar el extravío de su mente.

CORO
¡Cuán se merece Arturo una pena infinita!

RICARDO
Por mí habla Cromwell, vuestro caudillo.
Al vil que ahora está en fuga,
y de sangre civil bañó Inglaterra,
id y buscadlo inmediatamente.
Y, si su rea fortuna, o su malicia,
lo traen a estas tierras,
no haya gracia, ni piedad alguna.

(El coro se va)

Escena Tercera

(Elvira y los anteriores.)

ELVIRA
(fuera de escena)
O devuélveme la esperanza.
o déjame morir.

JORGE
Ella es quien viene... ¿la oyes?

JORGE, RICARDO
¡Oh! ¡Cuán grave es el sonido de sus lamentos!

(Sale Elvira, desgreñada. El rostro, la
mirada y cada uno de sus pasos y sus actos,
evidencien su locura.)

ELVIRA
Aquí, su dulce voz me llamaba... y,
luego, despreció.
Aquí, juraba serme fiel;
luego el cruel, ¡huyó de mí!
¡Ah! ¡Nunca más, aquí, ensimismados
en la felicidad, en los suspiros...!
¡Ah! Devuélveme la esperanza
o déjame morir!

JORGE, RICARDO
¡Cuánto amor se recoge
en ese rostro, en ese dolor!

ELVIRA
¿Quién eres tú?

JORGE
¿No me reconoces?

ELVIRA
(Reconociéndolo)
Sí, eres mi padre... ¿Y Arturo? ¿Y el amor?
¡Ah! ¡Sonríes...y enjugas el llanto!
¡Llévame al altar..., al baile, al canto!
Que todos se apresuren a la fiesta,
conmigo en las danzas, exultarán.

(A Jorge)

¿También tú bailarás conmigo?
Ven a las bodas.

(Se vuelve y ve a Ricardo, lo coge de la mano)

JORGE, RICARDO
(Para sí)
¡Dios mío!

ELVIRA
¡Está llorando!
¡Él está llorando! ¡Quizá me amó!

(A Jorge, aparte y en voz baja. Luego,
vuelve a fijarse en Ricardo, le aferra la mano
y vuelve a mostrar su dolor)

JORGE, RICARDO
(Para sí)
Ahora, ¿quién puede contener ese llanto?

ELVIRA
(A Ricardo)
Óyeme y dime: ¿me amaste alguna vez?

RICARDO
Tus ojos fija sobre mi rostro
mírame bien y lo verás...

ELVIRA
(Dolorosamente)
¡Ah! Si lloras... entonces sabes
que un corazón confiado en el amor
siempre vive en el dolor...

(Se abandona al llanto y se pone la mano
sobre la cara; Jorge la abraza; ella se
desprende de él y pasea)

JORGE
(Abrazándola)
¡Vamos! Cálmate, querida mía.
tu dolor espera tregua del cielo.

ELVIRA
¡Nunca!

(Sin dejar de pasear por la escena y
sin hacer caso de los dos que están hablando)

RICARDO, JORGE
Que el cielo te sea clemente...

ELVIRA
¡Nunca!

RICARDO, JORGE
Al ingrato, al fin, olvida.

ELVIRA
¡Ah! ¡Nunca volveré a verte...!

RICARDO, JORGE
Se hace mía su herida.
Me desespera y parte el corazón.

ELVIRA
¡Quítame la vida
o devuélveme mi amor!

(Elvira se vuelve enfurecida hacia
Ricardo y Jorge. Pausa general.
Un momento después, sonríe y
compone su rostro a la manera de los locos)

JORGE
Volvió la sonrisa a su semblante.

RICARDO, JORGE
¿Qué pensamiento ha brillado en ella?

ELVIRA
(En voz baja y con misterio,
creyendo estar con Arturo)
No temas por mi padre,
yo lo aplacaré.
Todo dolor se olvidará;
sí, yo te haré feliz.

JORGE
(Para sí)
¡Ella, abandonada a la pena,
sueña con la felicidad que perdió!

RICARDO
(Para sí)
¡Cuán bella alma enamorada
me quitaba un rival!

ELVIRA
¡Feliz en el cielo esta la luna!
Todo va acallándose alrededor
hasta que despunta el cielo en la mañana.
Ven, pósate sobre mi corazón,
¡Vamos! ¡Apresúrate, Arturo mío!
¡Vuelve, querido, a tu Elvira!
Ella llora y por ti suspira...
¡Vuelve, querido, con tu primer amor!

RICARDO, JORGE
Ojalá seas, bella infeliz,
recompensada por tanto afecto.
¡Que un día feliz pueda
hacerle olvidar su dolor!

JORGE
Recogerte ahora te conviene;
la noche extiende su profundo horror.

(Elvira está abatida por el delirio. Jorge
y Ricardo la ayudan a retirarse)

Escena Cuarta

(Jorge y Ricardo.)
(Jorge observa a su alrededor; después coge
por el brazo a Ricardo, en actitud de alguien
que muestra saber un grave secreto suyo.)

JORGE
A tu rival salvar debes;
a tu rival salvar puedes.

RICARDO
Yo no puedo...

JORGE
Tú no quieres.

RICARDO
No.

JORGE
¡Sálvalo!

RICARDO
(Enfadado)
¡Él morirá!

JORGE
Tú, ese momento, bien recuerdas,
cuando huyó la prisionera.

RICARDO
Sí...

JORGE
¿De Arturo fue culpa entera?

RICARDO
(Casi enfadándose)
Tus palabras ya...

JORGE
(Con dignidad)
Son ciertas.

RICARDO
Habla claro...

JORGE
Ya he dicho lo suficiente.

RICARDO
Fue deseo del Parlamento,
si él recibe la pena capital;
El atrevimiento de los rebeldes
en Arturo se dominará.
Yo no lo odio, no lo temo,
pero el indigno morirá.

JORGE
Un celoso y reo tormento
te invade y te ciega...¡Ah! ¡Tiembla!
El remordimiento y el miedo
despedazarán tu vida.
Si el rival, por tu causa es muerto,
otra alma con él se irá.

RICARDO
¿Quién?

JORGE
¡Dos víctimas obtendrás!
¡Dondequiera que vayas,
su sombra te seguirá!
Si en la oscuridad un fantasma vieras,
blanco, leve... que gime y suspira,
será Elvira, que triste se acerca y te grita:
¡estoy muerta por tu culpa!
Cuando la tempesta oscurezca el cielo,
si oyes una sombra anhelante, que brama,
será Arturo que te persigue, te urge y amenaza,
con el furor de los muertos.

RICARDO
Si de Elvira el fantasma doliente
se me apareciese y acercase,
mis oraciones, mis sollozos, mis suspiros
sabrán obtener su merced.
Si sangrando surgiese del Averno,
el odiado fantasma de Arturo,
mi inmensa furia lo lanzaría
a los abismos para siempre.

JORGE
(Después de una pausa, lo abraza
llorando y con afecto paternal)
¡Ricardo! ¡Ricardo!
¡El dolor que tanto me aflige
venza tu bella alma!

RICARDO
Han vencido tus lagrimas...
Mira, mis ojos lloran también.

JORGE, RICARDO
(Con entusiasmo, estrechándose la mano)
Quien a la patria adora,
honra la piedad.

JORGE
¡Mi mano no está gélida todavía!
¡A tu lado combatirá!

RICARDO
(Con misterio)
Quizá, al despuntar el alba,
El enemigo nos atacará.
Si él estuviera aquí...

JORGE
... él morirá.

RICARDO
Si armado viniese,
por esta mano morirá.

JORGE
Sea la voz de terror:
¡Patria, victoria, honor!

A DUO
Suene la tromba e intrépido
yo lucharé con toda mi fuerza;
bello es afrontar la muerte
gritando "¡Libertad!"
El amor de la patria, inmutable,
segará los laureles ensangrentados,
enjugará los bellos sudores
y, los llantos de piedad.
ATTO TERZO


Scena Prima

(Loggia in un giardino a boschetto. Vicino
alla casa d'Elvira; questa ha la porta e le
finestre con vetri assai trasparenti. Da
lontano si vedono sempre alcune fortificazioni.
Il giorno comincia ad oscurarsi. Si
leva un uragano e mentre più imperversa
sentonsi dietro le scene e da lontano
alcune grida d'allarme ed un colpo di
archibugio. Poco dopo comparisce
Arturo avvolto in un gran mantello. A
poco a poco esce la luna. La casa
intemomente è illuminata da varie lampade)

ARTURO
Son salvo, alfin son salvo.
I miei nemici falliro il colpo,
e mi smarrir di traccia.

(Con entusiasmo)

Oh patria... oh amore,
onnipossenti nomi! Ad ogni passo
mi balza il cor nel seno, e benedico
ogni fronda, ogni sasso.
Oh! com'è dolce a un esule infelice
vedere il suo tesoro
e, dopo tanto errar di riva in riva
baciar alfin la sua terra nativa!

(Vedesi trasparire tra i betri del palazzo
Elvira vestita di bianco. Essa, non vista da
Arturo, trapassa sola e cantando. La sua
voce va perdendosi a mano che essa
internasi ne' suoi appartamenti)

ELVIRA
(Di dentro)
A una fonte afflitto e solo
s'assideva un Trovator,
e a sfogar l'immenso duolo
sciolse un cantico d'amor.

ARTURO
(Con tutta la forza della passione)
La mia canzon d'amor!... Oh Elvira,
Oh Elvira! Ove t'aggiri tu?...
Nessun risponde...
A te così io cantava
Di queste selve tra le dense fronde,
e tu allor facevi eco al canto mio!
Deh! Se ascoltasti l'amoroso canto...
Odi quel dell'esilio, odi il mio pianto.
A una fonte afflitto e solo
S'assideva un Trovator;
toccò l'arpa e suonò duolo,
Sciolse un canto, e fu dolor.
Brama il sole allor ch'è sera,
brama sera allor ch'è sol,
gli par verno primavera,
Ogni gioia gli par duol.

(Sentesi un sordo battere di
tamburo entro le scene)

Qual suon!...Alcun s'appressa.

CORO
(Sommessamente entro le scene)
Agli spalti.
Alle torri andiam.

ARTURO
Ancor di me in traccia?

CORO
Si cercherà..., si troverà...

ARTURO
Oh Dio! Ove m'ascondo?

CORO
Non sfuggirà... si troverà...

ARTURO
Ad altro lato vanno i furenti.

(Arturo si ritira e vedesi un drappello
d'armigeri traversare il fondo della scena:
appena che sono passati, Arturo esce e
guarda lor dietro)

Son già lontani. Perché mai non posso
porre il piede entro le adorate soglie?
Dire a Elvira il mio duol, la fede mia?

(Per inoltrarsi, po¡ s'arresta)

Ah! No... perder potrei
me stesso e lei. Or si ripigli il canto.
Forse a me verrà, se al cor le suona
come nei di felici,
quando uniti dicemmo: io t'amo, io t'amo!
Corre a valle, corre a monte
L'esiliato pellegrin,
ma il dolor gli è sempre a fronte,
gli è compagno nel cammin.
Cerca il sonno a notte scura
L'esiliato pellegrin;
Sogna e il desta la sciagura
Della patria e il suo destin.
Sempre eguali ha il luoghi e l'ore
L'infelice Trovator.
L'esiliato allor che muore
Ha sol posa al suo dolor.

(Resta assorto)

Scena Seconda

(Elvira ed Arturo, in disparte.)
(Si vede dietro le vetrate Elvira che ritorna.
poi accostasi alla porta e sentendo questo
rumore dalla parte dei palazzo, Arturo si
ritira. Elvira esce con un andare smarrito,
poi si ferma quasi in atto di stare in ascalto)

ELVIRA
Fini... me lassa!
oh! come dolce all'alma
mi scendea quella voce...
Oh Dio, finì...
Mi parve... Ah! Rimembranze! Ah! Vani sogni!
Ah! Mio Arturo, ove sei?

ARTURO
(Inginocchiandosi)
A' piedi tuoi, Elvira, ah! Mi perdona!

ELVIRA
(Con stupore)
Arturo? è desso!...
Mio ben! Oh gioia!

(Gettandosi nelle sue braccia)

Sei pur tu?... Or non m'inganni?

ARTURO
Ingannarti?...ah! No...giammai.

ELVIRA
Dunque han fin per me gli affanni?

ARTURO
Non temer... finirò i guai,
or alfin ci unisce amor.
Nel mirarti un solo istante
lo sospiro e mi consolo
D'ogni pianto e d'ogni duolo
che provai lontan da te.

ELVIRA
(Fra sè)
Ch'ei provò lontan da me?

(Dice il primo verso da se stessa, e
precisamente da persona che ha il mente
confusa per meste ricordanze)

Quanto tempo?... lo rammenti?...

ARTURO
Fu tre mesi.

ELVIRA
(Prendendo Arturo per mano)
Ah! No: tre secoli
di sospiri e di tormenti:
Fur tre secoli d'orror!
Ti chiamava ad ogni istante:
Riedi, o Arturo, mi consola,
E rompeva la parola
il singulto del mio cor.

ARTURO
Deh! Perdona... Ella era misera,
prigioniera... abbandonata.

ELVIRA
Di': se a te non era cara,
a che mai seguir colei?

ARTURO
Or t'infingi, o ignori ch'ella
presso a morte...

ELVIRA
Chi? Favella.

ARTURO
La Regina!

ELVIRA
(Colpita)
La Regina?

(Si forza per riunire le idee)

ARTURO
Un indugio... e la meschina
Su d'un palco a morte orrenda..

ELVIRA
E fia ver? Qual lume rapido
or la mente mi rischiara!
Dunque m'ami?

ARTURO
E puoi temer?

ELVIRA
Dunque vuoi?

ARTURO
Star teco ognor.
Vieni fra le mie braccia.
Amor, delizia e vita,
Non mi sarai rapita
Finché ti stringo al cor.
Ti chiamo... e te sol bramo...
Vien! Tel ripeto: io t'amo.
T'amo d'immenso amor.

ELVIRA
Caro, non ho parola
ch'esprima il mio contento:
L'alma elevar mi sento
in estasi d'amor
Ad ogni istante ansante
Ti chiamo e te sol bramo...
Vien, tel ripeto: t'amo,
T'amo d'immenso amor.

(Elvira si pone sul core la mano d'Arturo.
odesi suon di tamburo)

ARTURO
Ancor s'ascolta questo suon molesto.
I miei nemici!

(A quel suono Elvira comincia a vacillare)

ELVIRA
Si, quel suon funesto;
io conosco quel suon... ma tu non sai
che più no'l temo ormai! Nella mia stanza
squarciai quel vel di che s'ornò sua testa...
Calpestai le sue pompe... ed all'aurora...
Con me tu ancora verrai a festa a danze?

ARTURO
Oh Dio! Che dici?

(Arturo si ritira di un passo, e la guarda
fissamente con stupore e spavento)

ELVIRA
Così come tu guardi,
mi guardan essi, e intender mai non sanno
il mio parlar... il duol, l'affanno!

(Elvira si tocca la testa)

ARTURO
Oh, ti scuoti... tu vaneggi?

(Sentonsi da parti opposte dentro il boschetto
voci di armigeri che incontrandosi si
scambiano il motto di fazione)

SCUDIERO I
Alto là!

SCUDIERO II
Fedel drappello!

SCUDIERO I
E chi viva?

SCUDIERO II
Anglia! Cromwello!

SCUDIERO I
Viva!

SCUDIERO II
Viva!

TUTTI
Vincerà!

ARTURO
Vien: ci è forza ormai partir!

ELVIRA
Ah, tu vuoi fuggirmi ancor?
No, colei più non t'avrà.

(Arturo prende per mano Elvira, che lo guarda
delirando. Essa gettasi ai piedi di Arturo e
gli abbraccia le ginocchia. Egli vorrebbe pure
sciogliersi da lei, ma questa infelice si
volge a gridare soccorso)

ARTURO
Vien.

ELVIRA
T'arresti il mio dolor.

ARTURO
Taci...

ELVIRA
O genti... ei vuol fuggir!

ARTURO
Taci...

ELVIRA
Aiuto, per pietà!

ARTURO
Ah!

Scena Terza

(Riccardo, Giorgio, Bruno, Armigeri
con fiaccole, Castellani e Castellane)

GIORGIO, RICCARDO
É qui Arturo?

TUTTI
Sciagurato!

(Arturo, che su avvede della demenza di Elvira
resta impietrito, di dolore guardandola
immoto, nè curandosi di tutto ciò che accade
d'intorno a lui. Elvira è invoca istupidita
per quello che vede. Riccardo, a cui fanno
eco i Puritani si avanza ad intimare la
sentenza del Parlamento. Alla parola
Morte vedesi Elvira cangiar di
aspetto, ed ogni suo moto ed atto palesa
che questo avvenimento tremendo
produsse una commozione nel suo cervello
ed un totale cambiamento intellettuale)

RICCARDO
Cavalier, ti colse il Dio
punitor de' tradimenti.

ARMIGERI
Pera ucciso fra i tormenti
chi tradiva patria e onor.

GIORGIO, DONNE
Oh infelice, un destino rio
a tal spiaggia or ti guidò!

ELVIRA
(Con sicurezza)
Credi, o Arturo, ella non t'ama;
sol felice io ti farò.

RICCARDO, ARMIGERI
"Talbo Arturo, la patria e Dio
te alla morte condannò".

ELVIRA
Morte!

UOMINI
Morte!

DONNE
Ah! Qual terror!

UOMINI
Dio raggiunga i traditor!

ELVIRA
Che ascoltai?

DONNE
(Fra sè)
Si tramutò!

(Le donne guardano Elvira e circondandola
osservano tutti i mutamenti che si
mostrano sulla sua fisionomia)

Si fe' smorta ed avvampò!

(Vedesi che Elvira in sua mente ragiona, ma
essa è come persona che svegliasi do un lungo
sonno. Arturo, dopo averla contemplata, e
sentendo le espressioni amorose le dice le sue
parole con affetto immenso, e prendendole
la mano)

A quattro

ELVIRA
Qual mai funerea
voce funesta
mi scuote e desta
dal mio martir!
Se fui sì barbara,
nel trarlo a morte,
m'avrà consorte
nel suo morir!

ARTURO
Credeasi, misera,
da me tradita,
traea sua vita
in tal martir!
Or sfido i fulmini,
disprezzo il fato, se teco al lato
potrò morir!

RICCARDO
Quel suon funereo
ch'apre una tomba,
nel sen mi piomba,
m'agghiaccia il cor.
La sorte orribile
spense già l'ira,
mi affanna e ispira
pietà e dolor.

GIORGIO
Quel suon funereo
feral rimbomba,
nel sen mi piomba,
m'agghiaccia il cor.
Sol posso, ah' misero!
Tremare e fremere.
Non ha più lacrime
il mio dolor.

CORO DI PURITANI
Quel suon funereo
ch'apre una tomba,
cupo rimbomba
mi piomba al cor.
E Dio terribile,
in sua vendetta
gli empi saetta
sterminator.

CORO DI DONNE
Quel suon funereo
feral rimbomba,
al cor ci piomba,
gelar ci fa!
Pur fra le lacrime
speme ci affida,
che Dio ci arrida
di sua pietà!

(I Puritani mostrandosi impazienti
d'indugiare l'esecuzione della sentenza,
sono trattenuti dalle Donne e da
Giorgio. Arturo è sempre intorno ad Elvira)

CORO
Che s'aspetta? Alla vendetta!
Dio comanda ai figli suoi
che giustizia alfin si renda.

RICCARDO, GIORGIO E DONNE
Sol ferocia or parla in voi!
La pietade Iddio v'apprenda!

ARTURO
Deh! Ritorna ai sensi tuoi!

ELVIRA
Qual mi cade orribil benda!

ARTURO
Oh mia Elvira!...

ELVIRA
E vivi ancor!

ARTURO
Teco io sono!...

ELVIRA
Ah! Il tuo perdono!
Per me a morte, o Arturo mio...!

ARTURO
Di tua sorte il reo son io.

ELVIRA
Un amplesso.

BRUNO, UOMINI
Avvampo e fremo!

ARTURO, ELVIRA
Un addio!

UOMINI
Cada alfin l'ultrice spada
sovra il capo al traditor!

ARTURO
(Rivolto ai puritani, con sdegno)
Arrestate: vi scostate!
Paventate il mio furor.
Ella è tremante;
ella è spirante;
anime perfide,
sorde a pietà,
un solo istante
l'ire frenate,

(All'improvviso tutti si fermano, perché
odesi un suono di corno da caccia:
vari Armigeri Puritani escono ad esplorare,
e tornano guidando un messaggero. Questi
reca una lettera a Giorgio che, in compagnia
di Riccardo, la scorre; entrambi si volgono
ai circostanti con faccia ridente)

CORO
Suon d'Araldi?
è un messaggio...
Esploriam.
Che mai sarà?

GIORGIO
Esultate, ah! Si, esultate!
Già i Stuardi or vinti sono.

RICCARDO
I cattivi han già perdono.

RICCARDO, GIORGIO
L'Angla terra ha libertà!

RICCARDO, PURITANI
A Cromwello eterna gloria!
La vittoria il guiderà!

ELVIRA, ARTURO
Degli affanni al gaudio estremo
va quest'anima rapita.
Quest'istante di mia vita
obliar l'angoscia ci fa.

CORO
Siate liete, alme amorose,
qual già foste un di dolenti;
lunghi di per voi ridenti
quest'istante segnerà,
amor coronerà.

ELVIRA
Oh! Sento o mio bell'angelo
chi poco in terra é un anima.
Ad esultar nel giubilo
chi amor ci donarà.
Benedirò le lacrime,
L'ansia i sospiri.
Ah! Vaneggerò nel palpito
Di tanto cara voluttà.
Si, vaneggerò in tanta voluttà.

RICCARDO, GIORGIO, CORO
Si, sì! L'amor coronerà
di giubilo gli spasimi
di tanta fedeltà,
Amor pietoso e tenero
coronerà di giubilo l'ansia
Sospiri e palpiti
Di tanta fedeltà
Coronerà di giubilo,
Si tanta voluttà.

ARTURO
Oh contento!
Ah mia Elvira
ogni angoscia
oblio già!

ELVIRA
Oh! Sento o mio bell'angelo
chi poco in terra è un anima.
Ad esultar nel giubilo
chi amor ci donerà.
Benedirò le lacrime,
l'ansia i sospiri.
Ah! Vaneggerò nel palpito
Di rento cara voluttà.
Si, vaneggerò in tanta voluttà.

FINE DELL'OPERA.
ACTO TERCERO


Escena Primera

(Un balcón sobre un jardín que da a un
bosquecillo, cerca de la casa de Elvira; ella
tiene la puerta y las ventanas con cristales
transparentes. De lejos se ven algunas
fortificaciones, etc. El día comienza a
oscurecerse. Se eleva un huracán que va
acrecentando su fuerza. Mientras, se oyen,
detrás de la escena y a lo lejos, gritos de
alarma y un disparo de arcabuz. Poco después
aparece Arturo, envuelto en una gran capa.
Poco a poco sale la luna. El interior de la
casa está iluminada por varias lámparas.)

ARTURO
Estoy a salvo, al fin estoy a salvo.
Mis enemigos erraron el golpe
y perdieron mi huella.

(Con entusiasmo)

¡Oh patria! ¡Oh amor!
¡Nombres que todo lo pueden!
A cada paso salta mi corazón en el pecho
y bendigo cada fronda, cada piedra.
¡Oh! ¡Cuán dulce es para un infeliz exiliado
volver a ver a su tesoro
y después de tanto errar, de orilla en orilla,
besar al fin, su tierra natal!

(Se ve a través de las ventanas del palacio,
a Elvira, vestida de blanco. Ella, a quien
Arturo no puede ver, pasa sola, cantando.
Su voz va perdiéndose a medida que se
interna en sus habitaciones)

ELVIRA
(Desde dentro)
A una fuente, afligido y solo,
se sentaba un trovador
y para desahogar un inmenso dolor,
entonó una canción de amor.

ARTURO
(Con toda la fuerza de la pasión)
¡Mi canción de amor! ¡Oh, Elvira!
¡Oh Elvira! ¿Hacia dónde vas?
Nadie responde...
¡Así te cantaba yo
en este bosque, entre las densas ramas,
y tú entonces, hacías eco al canto mío!
¡Oh! Si escuchase el amoroso canto...
Oye el del exilio, oye mi llanto.
A una fuente, afligido y solo,
se sentaba un trovador,
tocó el arpa y sonó su tristeza,
entonó un canto y fue dolor.
Ansía el sol cuando es de noche,
ansía la noche cuando está el sol,
le parece invierno la primavera
toda alegría le parece dolor.

(Se oye un sordo batir de tambor
dentro de la escena)

¡Qué sonido...! ¡Alguien se acerca!

CORO
(En voz baja, dentro de la escena)
A las murallas,
a las torres, vamos.

ARTURO
¿Aún en mi busca?

CORO
Se buscará..., se encontrará...

ARTURO
¡Oh Dios! ¿Dónde me escondo?

CORO
No huirá... se le encontrará...

ARTURO
Hacia otro lado van furiosos.

(Arturo se retira y se ve un pelotón
de soldados que atraviesan el fondo
de la escena; en cuanto han pasado,
Arturo sale y mira hacia donde se han ido)

Ya están lejos. ¿Por qué nunca puedo
poner el pie dentro del adorado umbral?
¿Decirle a Elvira de mi dolor, de mi lealtad?

(A punto de adelantarse, se detiene)

¡Ah! No... perderme podría
a mí mismo y a ella. Retomemos mi canción.
Quizá me vea y su corazón recuerde
los días felices cuando unidos decíamos
"¡Te amo, te amo!"
Corre por los valles, corre por los montes
el exiliado peregrino
pero el dolor lo encuentra siempre de frente,
es su compañero de camino.
Busca el sueño en noche oscura
el exiliado peregrino,
sueña y le despierta la desgracia
de la patria y su destino.
Siempre iguales tiene el lugar y las horas
el infeliz trovador.
El exiliado que ahora muere
sólo tiene un lugar donde referir su dolor.

(Se queda absorto)

Escena Segunda

(Elvira y Arturo, aparte)
(Se ve tras los cristales a Elvira, que vuelve.
Se acerca a la puerta y al oír el rumor
que proviene do palacio, Arturo se retira.
Elvira sale, con un andar de extravío;
luego se detiene, como escuchando).

ELVIRA
¡Se terminó! ¡Me deja!
¡Oh! ¡Cuán dulcemente, en el alma,
descendía aquella voz!
¡Oh Dios! ¡Se terminó!
Me parece... ¡Ay! ¡Recuerdos! ¡Vanos sueños!
¡Ah! Arturo mío, ¿dónde estás?

ARTURO
(Arrodillándose)
A tus pies Elvira, ¡ah! ¡Perdóname!

ELVIRA
(Con estupor)
¿Arturo? ¡Eres tú...!
¡Bien mío! ¡Mi alegría!

(Arrojándose en sus brazos)

¿eres realmente tú? ... ¿No me engañas?

ARTURO
¿Engañarte...? ¡Ah, no, jamás!

ELVIRA
Entonces, ¿han concluido mis desdichas?

ARTURO
No temas... terminarán los problemas,
ahora por fin, nos une el amor.
Al mirarte un solo instante
suspiro y encuentro consuelo,
de todo llanto y de todo dolor
que sufrí lejos de ti.

ELVIRA
(Para sí)
¿Qué él sufrió lejos de mí?

(Dice la primera frase, para sí,
precisamente como una persona que tiene
la mente confusa por tristes recuerdos)

¿Cuánto tiempo...? ¿Lo recuerdas...?

ARTURO
Fueron tres meses.

ELVIRA
(Cogiendo a Arturo de la mano)
¡Ah! No: tres siglos
de suspiros y de tormentos.
¡Fueron tres siglos de horror!
Te llamaba a cada instante:
¡Vuelve Arturo, consuélame!
y rompían mis palabras
los sollozos de mi corazón.

ARTURO
¡Oh, perdona!...
Era una mísera prisionera... abandonada.

ELVIRA
Dime: si tú no la querías
¿por qué tuviste que seguirla?

ARTURO
¿Finges o ignoras que ella
iba a la muerte?...

ELVIRA
¿Quién? Habla...

ARTURO
¡La Reina!

ELVIRA
(Impresionada)
¿La Reina?

(Se esfuerza para reunir las ideas)

ARTURO
Un momento de duda y la desgraciada
hubiera sufrido horrenda muerte en el patíbulo.

ELVIRA
¿De verdad?
¡Un destello de luz me aclara el pensamiento!
Entonces... ¿me amas?

ARTURO
Y, ¿puedes dudarlo?

ELVIRA
Entonces, ¿quieres?

ARTURO
Estar contigo siempre.
Ven a mis brazos.
Amor, delicia y vida,
nadie te apartará de mí
mientras que te estreche en mi corazón.
Te llamo... sólo a ti deseo...
Ven, te lo repito: ¡Te amo!
Te amo con un amor inmenso.

ELVIRA
Querido, no encuentro las palabras
que expresen mi felicidad;
siento que se eleva mi alma
en un éxtasis de amor.
A cada instante, anhelante,
te llamo y sólo a ti deseo...
Ven, te lo repito: te amo,
te amo con un inmenso amor.

(Elvira pone sobre su corazón la mano
de Arturo. Se oye un sonido de tambor)

ARTURO
Aún se escucha ese molesto sonido.
¡Mis enemigos!

(Ante ese sonido, Elvira empieza a vacilar)

ELVIRA
Sí, es un sonido funesto;
lo conozco bien... ¡pero ya no lo temo!
En mi alcoba desgarré el velo
con el que ornó su cabeza...
pisoteé sus adornos... y, en la aurora...
¿Conmigo vendrás al baile?

ARTURO
¡Dios mio! ¿Qué estás diciendo?

(Arturo se retira un paso y la mira
fijamente, con estupor y miedo)

ELVIRA
Así, como tú me miras,
me miran ellos, y entender ya no saben
mis palabras... ¡El dolor! ¡El anhelo!

(Elvira se toca la cabeza)

ARTURO
¡Oh, vuelve en ti! ¿Desatinas?

(Se oyen en el bosquecillo, diversas voces
de hombres de armas que, al encontrarse se
intercambian consignas)

ESCUDERO I
¡Alto ahí!

ESCUDERO II
¡Fiel batallón!

ESCUDERO I
¿Quién vive?

ESCUDERO II
¡Inglaterra! ¡Cromwell!

ESCUDERO I
¡Viva!

ESCUDERO II
¡Viva!

TODOS
¡Vencerá!

ARTURO
¡Es necesario que me vaya!

ELVIRA
¿Quieres huir de mí otra vez?
No; ella no te tendrá más.

(Arturo toma de la mano a Elvira, que
lo mira delirando. Ella se arroja a sus
pies y se abraza a sus rodillas. Él quisiera
desasirse de ella pero la infeliz se
vuelve para gritar "Socorro")

ARTURO
Ven.

ELVIRA
Que te detenga mi dolor...

ARTURO
Calla...

ELVIRA
¡Oh gentes... Él quiere huir!

ARTURO
Calla...

ELVIRA
¡Ayuda, por piedad!

ARTURO
¡Ah!

Escena Tercera

(Ricardo, Jorge, Bruno, soldados,
con antorchas, castellanos y castellanas).

JORGE, RICARDO
¿Está aquí Arturo?

TODOS
¡Desgraciado!

(Arturo percatándose de la demencia de Elvira,
se queda petrificado de dolor, mirándola
inmóvil sin importarle nada de lo que ocurre
a su alrededor. Elvira, sin embargo, se queda
estupefacta ante todo lo que sucede. Ricardo,
a quien hacen eco los puritanos, se adelanto
para proclamar la sentencia del Parlamento. A
la palabra "Muerte", Elvira cambia de
aspecto y cada uno de sus movimiento y actos
evidencien que, este hecho tan tremendo,
ha producido una conmoción en su cerebro y
un total cambio en su entendimiento)

RICARDO
Caballero, te prende Dios,
castigador de traidores.

SOLDADOS
Perecerá entre tormentos
quien traicione a la patria y al honor.

JORGE, MUJERES
¡Oh infeliz, un destino fatal
hasta esta playa te ha guiado!

ELVIRA
(Con seguridad)
Créeme, Arturo, ella no te ama;
sólo yo te haré feliz.

RICARDO, SOLDADOS
"Arturo Talbo , la patria y Dios
te han condenado a muerte".

ELVIRA
¡Muerte!

HOMBRES
¡Muerte!

MUJERES
¡Ah! ¡Qué horror!

HOMBRES
¡Dios reúne a los traidores!

ELVIRA
¿Qué he escuchado?

MUJERES
(Entre ellas)
¡Se ha trasmutado!

(Las mujeres miran a Elvira y rodeándola,
observan todos los cambios que va
mostrando su fisonomía)

¡Empalidece y se inflama!

(Elvira en su mente razona aunque, como una
persona que hubiera despertado de un largo
sueño. Arturo, después de haberla contemplado
y oyendo sus expresiones amorosas, le habla
con un cariño inmenso, tomándole de las
manos)

A cuatro

ELVIRA
¡Qué fúnebre
voz siniestra
me agita y despierta
de mi martirio!
¡Si he sido tan necia
de llevarlo a la muerte
me tendrá como consorte
en su morir!

ARTURO
¡Creíase, la pobre,
por mí traicionada,
y llevaba su vida
en tal martirio!
¡Ahora desafío a los rayos
desprecio el destino sí, a tu lado,
podré morir!

RICARDO
¡Qué sonido fúnebre
que abre una tumba,
se me desploma en las sienes,
me hiela el corazón!
La suerte horrible
mató ya la ira,
me anhela e inspira
piedad y dolor.

JORGE
Ese sonido fúnebre
feroz retumba,
sobre mis sienes y se abate
helándome el corazón.
Sólo puedo, ¡ay, mísero!
temblar y estremecerme.
No quedan lágrimas
para mi dolor.

PURITANOS
Ese sonido fúnebre
que abre una tumba
profunda retumba
y cae en el corazón.
Dios terrible,
en su venganza,
al impío asaetea,
exterminador.

MUJERES
¡Qué sonido fúnebre
feroz retumba,
en el corazón
y nos hace helar!
Así, entre las lágrimas
la esperanza nos hace confiar
que Dios nos sonría
con su piedad!

(Los puritanos, mostrándose impacientes
de retardar la ejecución de la sentencia,
son entretenidos por las mujeres y por Jorge,
Arturo permanece al lado de Elvira)

CORO
¿A qué esperamos? ¡A la venganza!
Dios manda a sus hijos
que al fin la justicia se cumpla.

RICARDO, JORGE, MUJERES
¡Sólo la crueldad habla por vosotros!
¡Aprended de la piedad de Dios!

ARTURO
¡Vamos! ¡Vuelve en ti!

ELVIRA
¡Me cae una horrible venda!

ARTURO
¡Elvira mía...!

ELVIRA
¡Aún estás vivo!

ARTURO
¡Soy tuyo...!

ELVIRA
¡Ah! ¡Tu perdón!
¡Por mí vas a la muerte, oh Arturo mío!

ARTURO
De tu suerte, culpable soy.

ELVIRA
Una despedida...

BRUNO, HOMBRES
¡Me enciendo y me estremezco!

ARTURO, ELVIRA
¡Un adiós!

HOMBRES
¡Caiga al fin la espada vengadora
sobre la cabeza del traidor!

ARTURO
(Vuelto a los puritanos, con desdén)
¡Deteneos! ¡Apartaos!
¡Temed mi furia!
Ella está temblando,
está expirando,
pérfidas almas,
sordas a la piedad,
un sólo instante
la ira frenad

(De pronto, todos se paran porque
se oye un sonido de cuerno de caza:
varios soldados puritanos salen a indagar
y vuelven guiando a un mensajero. Éste
entrega una carta a Jorge quien, en
compañía de Ricardo, la lee. Ambos se vuelven
a los que les rodean con cara sonriente)

CORO
¿Sonido de heraldos?
Es un mensaje...
Indaguemos.
¿Qué puede ser?

JORGE
¡Alegraos, ah! ¡Sí, alegraos!
Ya los Estuardo están vencidos.

RICARDO
Los cautivos ya tienen perdón.

RICARDO, JORGE
¡Inglaterra tiene su libertad!

RICARDO, PURITANOS
¡A Cromwell eterna gloria!
¡La victoria a él guiará!

ELVIRA, ARTURO
De los anhelos a la alegría extrema
va esta alma arrebatada.
Este instante de mi vida
olvidar hace la angustia.

CORO
Alegraos, almas amorosas,
de lo que ya fue un día doloroso;
largos días felices para vosotros,
este momento consignará
y Amor coronará.

ELVIRA
¡Oh! Siento, mi ángel bello,
que poco en la tierra es un alma.
A exultar en el júbilo
que Amor nos dará.
Bendeciré las lágrimas,
la ansiedad y los suspiros.
¡Ah! Gozaré en el pálpito
de tan querida felicidad.
Sí, me deleitaré en tanta felicidad.

RICARDO, JORGE, CORO
¡Sí! ¡Sí! El amor coronará
de júbilo los tormentos,
de tanta lealtad.
Amor piadoso y tierno
coronará de júbilo el ansia,
los suspiros, los pálpitos,
por tan gran lealtad.
Coronará de júbilo,
sí, tanta felicidad.

ARTURO
¡Oh, felicidad!
¡Ah, Elvira mía,
toda angustia
se olvidó ya!

ELVIRA
¡Oh! Siento, mi ángel bello,
que poco en la tierra es un alma.
A exultar en el júbilo
que Amor nos dará.
Bendeciré las lágrimas,
la ansiedad y los suspiros.
¡Ah! Gozaré en el pálpito
de tan querida felicidad.
Sí, me deleitaré en tanta felicidad.

FIN DE LA ÓPERA