I
Puritani |
Cuando
Vincenzo Bellini (Catania 1801 - Puteaux 1835) hizo la que sería la última ópera
de su corta e intensa carrera, se hallaba en el cenit de su gloria. Para reafirmar
su prestigio, y siguiendo el consejo de Rossini, se trasladó a París donde con
ayuda de éste presentó en el Théâtre Italien sus anteriores óperas Il Pirata
(1827) e I Capuleti ed I Montecchi ( 1830), con gran éxito. |
PERSONAJES
Gualtiero Valton Jorge Arturo Talbo Ricardo Forth Bruno Roberton Enriqueta Elvira |
Gobernador General, Puritano Su hermano, Coronel retirado, Puritano Caballero, partidario de los Estuardo. Coronel Puritano Oficial Puritano Viuda de Carlos I (Dama di Villa Forte) Hija de Lord Valton |
Bajo Bajo Tenor Barítono Tenor Soprano Soprano |
La acción
de los actos primero y segundo, se desarrolla en una fortaleza de Plymouth,
y el tercero en una pradera cercana a la fortaleza.
ATTO
PRIMO Scena Prima (Spazioso terrapleno nella Fortezza di Plymouth. Si vedono alcune cinte, torri ed altre specie di fortificazioni, con ponti levatori, ecc. Da lontano si scorgono montagne, che fanno bellissima veduta, mentre il sole che nasce va gradotamente illuminandole, siccome poi rischiara tutta la scena. Sopra de'baluardi si veggono scambiare i Sentinelle. Sentinelle fuori e dentna la fortezza. Bruno e Coro di Soldati che escono con attrezzi militari e puliscono le armi) SENTINELLA I All'erta! SENTINELLA 2 All'erta! BRUNO E CORO All'erta! All'erta! L'alba appari, la tromba rimbomba nunzia del di. (Il tamburo e le trombe suonano la sveglia) SENTINELLA I La tromba... SENTINELLA II Rimbomba TUTTE Nunzia del di. Scena Seconda (I soldati si mischiano coi Castellani) CORO DI SOLDATI Quando la tromba squilla ratto il guerrier si desta: l'arme tremende appresta, alla vittoria va! Pari del ferro al lampo, se l'ira in cor sfavilla, degli Stuardi il campo in cenere cadrà. (Odesi un preludio di armonia religiosa entro la Fortezza) BRUNO O di Cromwell guerrieri, pieghiam la mente e il cor ai mattutini cantici sacri al divin Fattor. (I soldati s'inginocchino) CORO Dl PURITANI (Dentro la fortezza. La campana suona la preghiera) La luna, il sol, le stelle, le tenebre, il fulgor dan gloria al Creator. In lor favelle la terra e i firmamenti esaltano il Signor. A lui dien laudi e onor tutte le genti! BRUNO Udisti? CORO Dl SOLDATI Udii. BRUNO, CORO Fini. Al re che fece il di l'inno de' puri cor sali su' venti. CORO Dl CASTELLANE (Di dentro) A festa! (Tutti sortono) TUTTI A festa! A festa! A tutti rida il cor: Cantate un santo amor, A festa! Garzon che mira Elvira, si bella verginella, l'appella la sua stella, regina dell'amor. Ah! é il riso e il caro viso beltà di paradiso; e rosa sul suo stel, e un angelo del ciel. A festa! A festa! A festa! A tutti rida il cor se a nozze invita amor. Cantiam un santo amor. (Tutti partono; il solo Bruno, vedendo Riccardo che esce afflitto, si ,ferma in disparte) Scena Terza (Riccardo e Bruno) RICARDO Or dove fuggo io mai...? Dove mai celo gli orrendi affanni miei? Come quei canti mi risuonano all'alma amari pianti! O Elvira, o Elvira, o mio sospir soave, per sempre io ti perdei!... Senza speme ed amor... In questa vita or che rimane a me? BRUNO La patria e il cielo. RICARDO Qual voce?... che dicesti... è vero, è vero! BRUNO Apri il tuo core intero all'amistà. N'avrai conforto... RICARDO É vano. Ma pur t'appagherò. Sai che d'Elvira il genitor m'acconsentia la mano, quando al campo volai. Leri, alla tarda sera. qui giunto con mia schiera, pien d'amoroso idea vo al padre... BRUNO Ed ei dicea? RICARDO "Sospira Elvira a Talbo Cavaliero, e sovra il cor non v'ha paterno impero". BRUNO Ti calma, amico... RICARDO Il duol che al cor mi piomba sol calma avrà nel sonno della tomba. Ah! per sempre io ti perdei. Fior d'amore, o mia speranza; Ah! la vita che m'avanza sarà piena di dolor... Quando errai per anni ed anni al poter della ventura, io fidai sciagura e affanni nella speme del tuo amor. (Breve marcia; i soldati trapassano la scena per andare alla rosseggia) BRUNO T'appellan le schiere a lor condottier. RICARDO Di gloria il sentiere m'è chiuso al pensier. BRUNO A patria e ad onore non arde il tuo cor? RICARDO Io ardo, e il mio ardore è amore, è furor. BRUNO Deh, poni in oblio l'età che fioriva di speme e d'amar. RICARDO Bel sogno beato, d'amore e contento, o cangia il mio fato, o cangia il mio cor. Oh! come è tormento nel di del dolore la dolce memoria d'un tenero amor. (Partono) Scena Quarta (Stanze di Elvira. Le finestre gotiche sono aparte. Si vedono le fortificazioni ecc) (Elvira e Sir Giorgio.) ELVIRA O amato zio, o mio secondo padre! GIORGIO Perché mesta cosi? M'abbraccia, Elvira. ELVIRA Ah, chiamami tua figlia! GIORGIO O figlia. o nome che la vecchiezza mia consola e alletta pel dolce tempo che ti veglio accanto, poi palpitar del mio paterno core e pel soave pianto che in questo giorno d'allegrezza pieno piove dal ciglio ad inondarmi il seno... O figlia mia diletta, oggi sposa sarai! ELVIRA (Con forza) Sposa...? No: mai! Sai com'arde in petto mio bella fiamma onnipossente; sai ch'è puro il mio desio, che innocente è questo cor. Se tremante... all'ara innante strascinata, un di sarò forsennata in quell'istante di dolore io morirò! GIORGIO Scaccia ormai pensier sì nero. ELVIRA Morir si... sposa, non mai! GIORGIO Che dirai se il cavaliero qui vedrai, se taro sarà? ELVIRA Ciel, ripeti, chi verrà? GIORGIO Egli stesso. ELVIRA Egli... Chi? GIORGIO Arturo! ELVIRA E fia vero? GIORGIO Oh figlia! Il giuro! ELVIRA E fia vero? GIORGIO Oh, si, t'allegra! mia buona Elvira... A DUE Oh Arturo!... Non è un sogno... Oh! Amor! Oh, Elvira!... (Elvira si abbandona fra le braccia dello zio) GIORGIO Piangi, o figlia, sul mio seno; piangi, ah! piangi di contento. Ti cancelli ogni tormento questa lagrima d'amor. E tu mira, o Dio pietoso l'innocenza in unan velo: benedici tu dal cielo questo giglio di candor ELVIRA (Con abbandono) Quest'alma, al duolo avvezza, sil vinta è dal gioir, che ormai non può capir sì gran dolcezza. Chi mosse a miei desir il genitor? GIORGIO Ascolta. Sorgea la notte folta, tacea la terra e il ciel, parea natura avvolta, avvolta in mesto vel. L'ora propizia ai miseri il tuo pregar, tue lagrime, m'avvalorar si l'anima che volo al genitor. ELVIRA Oh! mio consolator! GIORGIO Io cominciai: "Germano" nè più potei parlar; allor bagnai sua mano d'un mute lagrimar. Por ripigliai tra i gemiti; L'angelica tua Elvira pel prode Arturo sospira; se ad altre nozze andrà... misera, perirà! ELVIRA O angiol di pietà sceso dal ciel per me! e il padre? GIORGIO Ognor tacea... ELVIRA E poi? GIORGIO Dicea: "Riccardo chiese, e ottenea mia fede... Ei la mia figlia avrà!" ELVIRA Ciel! solo a udirti io palpito! E tu!... GIORGIO "La figlia misera" io ripetea," morrà". "Ah, viva!" Ei mi dice, e stringemi al cor "Sia Elvira felice sia lieta d'amar". (Mentre Elvira nuovamente corre fra le braccia dello zio, e vuol parlare, odesi fuori della fortezza un suono di corni di caccia) ELVIRA Odi... Oh ciel! qual suon si desta? GIORGIO Ascoltiam! é il segnal di gente d'arme. ARMIGERI (Fuori della fortezza) Viene i prode e nobil conte Arturo Talbo cavalier! GIORGIO Non te'l dissi? ELVIRA Ah, non resisto! GIORGIO Deh, ti calma! ELVIRA (Abbracciando Giorgio) Oh! padre mio! ARMIGERI (Dentro la fortezza) Cavalier! Lord Arturo varchi il ponte. Fate campo al pro' guerrier. A due GIORGIO A quel suono, al nome amato, al tuo core or presta fede! Questo giorno avventurato d'ogni gioia sia forier!... ELVIRA A quel nome, al mio contento, al mio core io credo appena. Tanta gioia, oh Dio, pavento, non ho lena a sostener! (Dentro le scene, dal lato ove si crede che Arturo faccia il suo ingresso nella fortezza, odessi il eseguente) CORO Ad Arturo, de' cavalier bel campione in giostra e amor, le donzelle ed i guerrier fanno festa e fanno onor. ELVIRA Senti? GIORGIO Sei paga? ELVIRA Appieno. GIORGIO Le grida ascolta di gioia e onor. (Partono) Scena Quinta (Sala d'arme. Il fondo della scena è aperto. Fra le colonne si veggono sempre alcune tracce di fortificazioni, ecc. Dal lato destro esce Lord Arturo con alcuni scudieri e paggi i quali recano vari doni nuziali, e fra questi si vedrà un magnifico velo bianco. Dal lato sinistro escono Elvira, Valton, Sir Giorgio, damigelle con Castellani e Castellane, che partono festoni di fiori, e li intrecciana alle colonne. Dal fondo della scena escono soldati guidati da Bruno, che fanno corteggio e danno complimento al decoro della festa) CORO Ad Arturo, a Elvira onore, coroni amor, beltà e valor! DAMIGELLE Rosa ell'è di verginelle bella al par di primavera; come l'astro della sera spira all'alma pace e amor! CORO Bello egli è tra cavalieri com'è il cedro alla foresta: in battaglia egli è tempesta, è campione in giostra e amor. ARTURO A te, o cara, amor talora mi guidò furtivo e in pianto; or mi guida a te d'accanto tra la gioia e l'esultar Al brillar di sì bell'ora, se rammento il mio tormento si raddoppia il mio contento, m'è più caro il palpitar. CORO Cielo, arridi a' voti miei, benedici a tanto amor. ELVIRA Oh contento! ARTURO Ah! mio bene! ELVIRA Ah! mio Arturo! ARTURO Ah! Elvira mia! ELVIRA Or son tua! ARTURO Si, mia tu sei! A DUE Cielo, arridi a' voti miei, benedici a tanto amor. GIORGIO, VALTON Senza occaso questa aurora mai null'ombra o duol vi dia: santa in voi la fiamma sia, pace ognor v'allieti il cor. Scena Sesta (Detti, poi Enrichetta.) VALTON Si compia senza me l'augusto rito. (Ad Arturo) Merce' di questo foglio voi sino al tempio libero passo avrete. (A Giorgio) Tu li accompagnerai. (Ad Enrichetta che giunge guidata da Bruno) Oh, nobil dama, l'alto Anglican sovrano Parlamento ti chiama al suo cospetto: io ti son scora. ENRICHETTA (Fra sè) Ahimè, che sento! Mia speme è morta (a Valton) E che si vuol da me? VALTON A me s'addice obbedir e tacer. Altro non lice. ARTURO (A Giorgio in disparte) È dei Stuardi amica? GIORGIO È prigioniera da molte lune, e fu da ognun creduta amica de' Stuardi e messaggera sotto mentito nome, ARTURO (Fra sè, ma guardando pietosamente Enrichetta) O Dio! Che ascolto! Deciso è il suo fatto; essa è perduta. Oh sventurata! ENRICHETTA (Accorgendosi d'Arturo) Quale pietade in quel volto! VALTON (Ad Elvira, poi alle damigelle) Oh Figli! Al rito, alle pompose feste s'appresti ognun. La nuziale veste va, o diletta, a indossar. Ite voi seco. (A Bruno) Fuori del vallo i miei destrier sian presti. (A Enrichetta) La nostra andata c'è forza d'affrettar, (Ai figli) Com'io, vi unisca il Cielo, o coppia amata, Scena Settima (Valton unisce nuovamente le destre d'Elvira e d'Arturo, e parte colle guardia, Giorgio ed Elvira partono colle damigelle, Arturo fa sembiante di partire, ma guarda attentamente all'intorno, quasi per assicurasse che tutti sono andati) ENRICHETTA (Fra sè. Guardando attentamente Arturo) Pietà e dolore ha in fronte (Ad Arturo) Cavalier! ARTURO Se t'è d'uopo di consiglio, di soccorso e d'aita, in me t'affida! ENRICHETTA (Con mistero e fiducia) Se mi stesse sul capo alto periglio? ARTURO Ah! Parla... oh Dio!... che temi? ENRICHETTA Breve ora, e sarò spenta! ...Ma tu fremi!... ARTURO Per te, per me, pel padre mio che spento cadea fido ai Stuardi. Ma tu chi sei? Oh!... Chi tu sii, ti vo' salvar! ENRICHETTA É tardi! Figlia a Enrico, a Carlo sposa, Pari ad essi avrò la sorte... ARTURO (S'inginocchia) Ah! Tu, Regina! ENRICHETTA Si, attendo morte! ARTURO (Alzandosi) Taci! Taci, per pietà! (Con mistero) Fuor le mura a tutti ascosa ti trarrò per vie sicure... Tu n'andrai di qui... n'andrai... ENRICHETTA Di qui alla scure! Scampo e speme...Arturo, non v'ha. ARTURO No, Regina, ancor v'è speme; O te salva... O spenti insieme. ENRICHETTA Cangia, ah cangia o Arturo, di consiglio, pensa, Arturo, al tuo periglio, pensa a Elvira, il tuo tesoro che ti attende al sacro altar, va!... ARTURO Ah!... cessa per pietà! Non parlar di lei che adoro; di valor non mi spogliar. Sarai salva, o sventurata, o la morte incontrerò e la vergin mia adorata nel morir invocherò. Scena Ottava (Accompagnata di Giorgio, Elvira entra, il capo coronato di rose, ha un bellissimo monile di perle al collo. Nelle mani ha il magnifico velo nuziale regalato da Arturo) ELVIRA Ah! Son vergin vezzosa in vesta di sposa, Son bianca ed umile qual giglio d'april, Ho chiome odorose cui cinser tue rose, ho il seno gentil del bel monil ENRICHETTA, ARTURO, GIORGIO Se miro il suo candore mi par la luna allor che tra le nubi appare la notte a consolar! Si!... Si!... Si!... Se ascolto il suo cantar un rosignuol mi par che insegni al primo albor a sospirar d'amor. ELVIRA Dimmi, s'è ver che m'ami... ENRICHETTA Dimmi, o gentil, che brami? ELVIRA Qual mattutina stella bella vogl'io brillar; del crin le molli anella mi giova ad aggraziar. ENRICHETTA Si, son presta al tuo pregar. (Elvira si accosta ad Enrichetta invitandola ad insegnarle ad acconciare il velo) ELVIRA A illeggiadrir la prova, deh! non aver a vil, il velo in foggia nuova sul capo tuo gentil. 5i! ENRICHETTA Diletta fanciulletta, son presta al tuo pregar. O vera Dea d'april! Si! ARTURO Sull'ali della vita comincia or a volar. Deh! Scusa e tu l'aita nel semplice aleggiar. ARTURO E GIORGIO Fanciulla e semplicetta ognor desia scherzar. Scusare a te s'aspetta suo troppo vezzeggiar. (Elvira vuol porre il velo sul capo d'Enrichetta; Arturo non vorrebbe, ma la regina gli fa cenno di allontanarsi, e risponde scherzando ad Elvira) ENRICHETTA Il vezzo taro m'alletta; mi è caro secondar. ELVIRA O bella, ti celo le anella del crin, com'io nel bel velo mi voglio celar. Ascosa, vezzosa, nel velo divin, or sembri la sposa (Arturo fa un gesto rimarchevole, quasi d'idea che gli corre per la mente) che vassi all'altar. ENRICHETTA (Fra sè) Ascosa dentro il vel, or posso, almen celar l'affanno, il palpitar, l'angoscia del mio cor! Deh! Tu, pietoso ciel, raccogli con favor la prece di dolor che oso a te levar! ARTURO (Fra sè) Oh! come da quel vel, che le nasconde il crin, veggio un splendor divin di speme a balenar Deh! Tu pietoso ciel, m'accorda il tuo favor! Mi fa da reo furor La vittima salvar! GIORGIO (Fra sè) Elvira col suo vel un zeffiretto appar, un'iride sul mar, un silfo in grembo ai fior. T'arrida, o cara, il ciel col roseo suo favor, tal ch'io ti vegga ognor tra i vezzi a giubilar. (Valton dentro le scene e caro di damigelle che compariscano sulle soglie degli appartamenti, ripetendo le parole di Valton) VALTON E CORO Mia Elvira, Elvira! Deh! Il di l'ora avanza! GIORGIO Deh! Riedi a tara stanza: Sarà il tuo fedel che t'orni del vel. ELVIRA Se il padre s'adira, lo volo a mia stanza; (Con vezzo semplice ad Arturo) Ah, poscia, o fedel, tu posami il vel. ARTURO, GIORGIO, ENRICHETTA Se il padre s'adira, ah! Riedi a tua stanza; sarà il tuo fedel che t'orni del vel. (Elvira parte con le damigelle e con Giorgio) Scena Nona (Enrichetta ed Arturo. Arturo guarda all'intorno, e trae della cintura il foglio avuto da Valton) ENRICHETTA (Da se stessa, in atto di deporre il velo) Sulla verginea testa d'una felice un bianco vel s'addice. A me non già... ARTURO (Correndo a lei e trattenendola) T'arresta!... È chiaro don del ciel! cosi ravvolta deluderai la vigilante scolta! (Con risolutezza) Tu mia sposa parrai. Vieni. ENRICHETTA Che dici mai? Tu corri a tua ruina, a infame sorte! ARTURO (Le afferra la mano in atto dl forzarla a partire) Vien, per pietà... t'involo a certa morte. Scena Decima (Riccardo, disperato e con spada nuda, e detti) RICARDO Ferma. Invan rapir pretendi ogni ben ch'io aveva in terra: qui ti sfido a mortal guerra. Trema... ah! Trema del mio acciar! ARTURO (Con forza) Sprezzo, o audace, il tuo furore; la mortal disfida accetto: questo ferro nel tuo petto sino all'elsa io va' piantar. (Per battersi, Enrichetta si frappone, il velo si scompone e il suo volto si scopre) ENRICHETTA Pace... pace... ah! V'arrestate, per me sangue non versate. ARTURO Ah! Che fai? RICARDO (Con stupore e appoggiandosi alla spada) La prigioniera! ENRICHETTA (Con grandezza) Dessa io son. ARTURO Tua voce altera or col ferro sosterrai. Vien... RICARDO (Freddamente) Con lei tu illeso andrai. ARTURO Con lei? E fia ver? ENRICHETTA (Fra sè) Qual favellar! RICARDO Più non vieto a voi l'andar. ENRICHETTA (Fra sè) Sogno? ARTURO Andiam. RICARDO Parti. (Fra sè) O stolto ARTURO (Fra sè) Addio, o Elvira, addio mio ben... CORO (Da fuori ) Genti a festa! Al tempio andiamo! ARTURO, ENRICHETTA Gente appressa... o ciel, fuggiamo! RICARDO Si, fuggite... il vuole Iddio. ARTURO (Per partire) Pria che siamo oltre le mura, parlerai? RICARDO No; t'assicura. ARTURO Tu lo giura. RICARDO Il giuro. A TRE Addio. ENRICHETTA Ah, si, n'andrò al figlio accanto! ARTURO Ah, Elvira mia, io lungi e in guai si, t'amerò, com'io t'amai. RICARDO (Fra sè) Si, patria mia, amor, tu perderai; sarà tua vita, un mar di guai (Arturo ed Enrichetta partono) Scena Undecima (Riccardo, poi Valton, Bruno, Elvira con damigelle in pompa di nozze, indi soldati, puritani, castellani e castellane. Riccardo con estrema ansietà guarda dalle logge, e quasi segue cogli occhi i passi dei due fuggiaschi) RICARDO É già al ponte, passa il forte, é alle porte, già n'andò. CORO (Uscendo) Al tempio, al tempio, a festa! ELVIRA Dov'è Arturo? RICARDO Egli era qui... ELVIRA Arturo, ove sei?... BRUNO Parti da qui. (Suono di tamburo nella fortezza, tutti guardano fuori dalle logge) ELVIRA, RICARDO, GIORGIO Già fuor dalle mura; laggiù alla pianura... CORO I (A Valton) La tua prigioniera, la rea messaggera col vil cavaliero. CORO II Ciascun su un destriero Spronando... volando... TUTTI Mirate colà! (Quadro generale. Elvira getta un grido) VALTON Soldati, correte, coi bronzi tuonate, all'armi appellate, correte... volate, pel crin trascinate i due traditor! ELVIRA Ahimè! (Si vede gran movimento di soldati e di gente. Poi, dopo il grido all'arma che si ripete dentro le scene, si sente battere la generale. La campana del forte suona a stormo, il cannone spara a lenti intervalli. Elvira fa alcuni passi meccanicamente, poi resta immota dopo qualche doloroso grido) TUTTI All'armi! VALTON (A Bruno) T'affretta! TUTTI (Di dentro) All'armi! TUTTI Vendetta! (Valton, gridando vendetta, snuda la spade, e alla testa d'un drappello di soldati, parte) RICARDO Oh, come nel seno, si mesce il veleno di sdegno e d'amor! ELVIRA (Con dolore ed occhi fissi) La dama d'Arturo è a bianco velata, la guarda e sospira, sua sposa la chiama; Elvira è la dama? Non sono più Elvira? GIORGIO Elvira! Che dici? ELVIRA lo Elvira! Ah! No...no! (Elvira è immobile cogli orchi fissi e spalancati. Si tocca la testa quasi per verificare se ha il velo. Tutto in lei indica una subitanea follia. Grida no con voce disperata, poi resta immobile e mesta come prima) CORO La misera è pallida... è immobile e squallida... Ti scuoti, o Elvira... demente vivrà, dolente morrà. (Elvira, nel suo delirio, crede vedere Arturo, e dice questi versi colla più gran mestizia e delirante passione. Poi, torna immobile come prima) ELVIRA Arturo, tu ritorni? T'appressa ancor! Oh! vieni al tempio, fedel Arturo, eterna fede, mio ben ti giuro! Com'oggi è puro, sempre avrò il core, vivrò d'amore... morrò d'amor. DONNE Si crede all'ara... UOMINI Giura ad Arturo! DONNE Ella si fida! UOMINI Ei si spergiuro! TUTTI Misera figlia, morrà d'amor! RICARDO E CORO Oh! come ho l'anima, triste e dolente udendo i pianti dell'innocente! Sia sempre infame il traditor che in tante pene lasciò quel cor! GIORGIO Dio di clemenza, t'offro mia vita se all'innocenza giovi d'aita. Deh! Sii clemente a un puro cor... Deh! Sii possente sul traditor! RICARDO Più la miro ho più doglia profonda e più l'alma s'accende in amore... Ma più avvampa tremendo il furore contro chi tanto ben m'involò. GIORGIO La mia prece pietosa e profonda, che a te vien sui sospir del dolore, tu clemente consola, o Signore, per la vergin cui l'empio immolò. (Elvira fa un moto quasi tornando a vedere Arturo che fugge) ELVIRA Ma tu già mi fuggi? Crudele, abbandoni chi tanto t'amò?...Arturo... oh Dio!... no... CORO Ah! dura sciagura, ah! Lutto e dolor! Si bella, si pura del ciel creatura, Nel dì del diletto schernita, tradita! Andrà maledetto il vil traditor! ELVIRA Qual febbre vorace m'uccide, mi sface, qual fiamma, qual'ira m'avvampa e martira! Fantasmi perversi, fuggite dispersi!... O in tanto furor sbranatemi il cor. PURITANI, TUTTI Maledizione. CORO Non casa, non spiaggia, raccolga i fuggenti! In odio del cielo, in odio ai viventi, battuti dai venti, da orrende tempeste, le odiate lor teste non possan posar. Erranti, piangenti, in orrida guerra, col cielo, la terra, il mar, gli elementi: ognor maledetti in vita ed in morte sia eterna lor sorte, eterno il penar. |
ACTO
PRIMERO Escena Primera (Vasta explanada dentro de la fortaleza de Plymouth. Se ven algunas cintas, torres y otras especie de fortificaciones con puentes elevados, etc. De lejos, se ven las montañas que embellecen la vista, mientras el sol que nace va, gradualmente iluminándolas, hasta llenar de luz toda la escena. Sobre los baluartes, se ve el cambio de guardia de los centinelas. Centinelas fuera y dentro de la fortaleza Bruno y el coro de soldados que salen con uniformes militares y limpian las armas.) CENTINELA 1 ¡Alerta! CENTINELA 2 ¡Alerta! BRUNO, CORO ¡Alerta! ¡Alerta! Ha llegado la mañana, ya resuena la trompa anunciando el nuevo día. (El tambor y las trompetas tocan a diana) CENTINELA 1 La trompeta... CENTINELA 2 ...resuena... TODOS ...anunciando el nuevo día. Escena Segunda (Los soldados se mezclan con los castellanos.) CORO Cuando la trompeta suena el soldado rápido despierta: y las terribles armas apresta ¡a la victoria va! Como el brillo relumbra del acero la ira de su corazón enciende y de los Estuardo el campamento en cenizas quedará. (Se oye un preludio de armonía religiosa dentro de la fortaleza) BRUNO Oh, guerreros de Cromwell, plegad la mente y el corazón a los cantos matutinos consagrados al divino Hacedor. (Los soldados se arrodillan) CORO DE PURITANOS (Dentro de la fortaleza. La campana toca a rezos) La luna, el sol, las estrellas las tinieblas, el fulgor dan gloria al Creador. En su lenguaje, la tierra y el firmamento exaltan al Señor. ¡A Él alaben y honren todas las gentes! BRUNO ¿Lo habéis oído? CORO DE SOLDADOS Lo hemos oído. BRUNO, CORO Terminó. Al Rey que hizo el día El himno de los corazones puros Se eleve sobre los vientos. CORO DE CASTELLANAS (Desde dentro) ¡A la fiesta! (Todos salen) TODOS ¡A la fiesta! ¡A la fiesta! Alegre el corazón Cantad a un santo amor... ¡A la fiesta! El muchacho que mira a Elvira, tan bella virgencita, la llama su estrella, la reina de su amor. ¡Ah! Son su risa y su cándido semblante beldad del paraíso; es una rosa su tallo, es un ángel del cielo. ¡A la fiesta! ¡A la fiesta! ¡A la fiesta! Que el corazón de todos se alegre a bodas invita el Amor. Cantemos a un santo amor. (Se van todos; sólo Bruno, viendo a Ricardo que sale afligido, se detiene en un aparte junto a él) Escena Tercera (Ricardo y Bruno.) RICARDO Ahora, ¿adónde huiré? ¿Dónde podré ocultar mi horrible sufrimiento? ¡Cuán amargos resuenan en mi alma esos cantos! ¡Oh Elvira! ¡Oh Elvira! ¡Oh suspiro suave, para siempre, te he perdido! Sin esperanza ni amor... en esta vida, ¿qué me queda ya? BRUNO La patria y el cielo. RICARDO ¿Esa voz? Lo que has dicho...¡Es verdad! BRUNO Abre tu corazón enteramente a la amistad. Encontrarás consuelo... RICARDO Es inútil aunque, voy a satisfacerte. Sabes que de Elvira el padre me consintió la mano cuando partí a la guerra. Ayer, en la noche, aquí, cuando llegaba junto a mis tropas, acariciando esa idea, fui al padre... BRUNO Y, ¿qué te dijo? RICARDO "Suspira Elvira por Talbo el Caballero, y en el corazón no manda imperativo paterno" BRUNO Cálmate, amigo... RICARDO El dolor que me cayó en el corazón sólo encontrará la paz en la tumba. ¡Ah! ¡Te he perdido para siempre! Flor de amor, ¡oh, esperanza mía! ¡Ah! La vida que me espera estará llena de dolor... Cuando he vagado años y años en poder de la ventura, afronté amargura y afanes en la esperanza de tu amor. (Breve marcha. Los soldados cruzan la escena para ir a ser revistados) BRUNO Te llaman tus tropas, comandante. RICARDO El sendero de la gloria está cerrado a mis pensamientos. BRUNO ¿Por la patria y el honor no arde tu corazón? RICARDO Yo ardo, y mi ardor es amor, es furor. BRUNO ¡Vamos! Olvida el tiempo en que florecía la esperanza y el amor. RICARDO Bello y dulce sueño de amor y de contento, o cambia mi destino o cambia mi corazón. ¡Oh! Qué tormento, en el día del dolor, el dulce recuerdo de un tierno amor. (Se van) Escena Cuarta (Habitaciones de Elvira. Las ventanas góticas están abiertas. Se ven las fortificaciones, etc.) (Elvira y Sir Jorge) ELVIRA ¡Oh amado tío! ¡Oh mi segundo padre! JORGE ¿Por qué tan triste? ELVIRA ¡Ah! ¡Llámame tu hija! JORGE ¡Oh hija! ¡Oh nombre que a mi vejez consuela y alegra mientras velo por ti, por el palpitar de mi paterno corazón y por el llanto suave que esta mañana llena de alegría cae desde mis pestañas, para inundar mi corazón... ¡Oh! hija mía querida. ¡hoy serás esposa! ELVIRA (Con fuerza) ¿Esposa? No; ¡nunca! Sabes cómo arde en mi pecho esa llama omnipotente... Sabes que es puro mi deseo, inocente mi corazón. Si temblando... ante el altar enajenada, ese día iré enloquecida y, en ese instante, ¡de dolor yo moriré! JORGE Descarta ya un pensamiento tan negro. ELVIRA Morir, sí... esposa, no, ¡nunca! JORGE ¿Qué dirías si el caballero que va a venir fuese el tuyo? ELVIRA Dios mío, repite eso, ¿quién vendrá? JORGE Él mismo. ELVIRA Él... ¿Quién? JORGE ¡Arturo! ELVIRA ¿Es verdad eso? JORGE ¡Hija! ¡Te lo juro! ELVIRA ¿De verdad? JORGE ¡Oh, sí! ¡Alégrate, mi buena Elvira! A DÚO ¡Oh, Arturo! No es un sueño... ¡Oh Amor! ¡Oh Elvira...! (Elvira se abandona entre los brazos de su tío) JORGE Llora, hija mía, sobre mi pecho; Llora, ¡ah! Llora de alegría. Que cancele todo tormento esta lágrima de amor. Y tú, mira, oh Dios piadoso, la inocencia encarnada. Bendice tú, desde el cielo este lirio de candor. ELVIRA (Con abandono) Esta alma, acostumbrada a penar, hoy, tan vencida es por la dicha que ya no puede entender tan inmensa dulzura. ¿Quién inclinó hacia mis deseos a mi padre? JORGE Escucha. Caía una noche oscura, callaban el cielo y la tierra, la Naturaleza parecía envuelta en un trágico velo. La hora propicia para los desgraciados, tus rezos, tus lágrimas, le dieron tanta fuerza a mi alma que volé hacia tu padre. ELVIRA ¡Oh, mi consuelo! JORGE Comencé diciéndole: "Hermano" pero no podía hablar, bañé su mano de lágrimas enmudecidas. Luego, recomencé entre sollozos. "Tu angelical Elvira por el valiente Arturo suspira; si a otras bodas ha de andar... de tristeza, ¡morirá!" ELVIRA ¡Oh, ángel de piedad enviado del cielo para mí! Y, ¿mi padre? JORGE Aún callaba... ELVIRA Y ¿entonces? JORGE Dijo: "Ricardo pidió y obtuvo mi promesa; él tendrá a mi hija". ELVIRA ¡Sólo de oírte, tiemblo! Y tú... JORGE "La pobre hija", repetía yo, "morirá". "¡Ah, que viva!" me dijo él, estrechándome en su pecho. "Sea Elvira feliz, sea dichosa de amor". (Mientras Elvira, de nuevo, corre a los brazos de su tío, y quiere hablar, se oye, desde fuera de la fortaleza, un sonido de cuernos de caza) ELVIRA Oye... ¡Oh cielos! ¿Qué sonido es ése? JORGE ¡Escuchemos! Es señal de gente de armas. SOLDADOS (Fuera de la fortaleza) ¡Llega el valiente y noble conde Arturo Talbo, caballero! JORGE ¿No te lo dije? ELVIRA ¡Ah, no resisto! JORGE Vamos, cálmate... ELVIRA (Abrazando a Jorge) ¡Oh! ¡Padre mío! SOLDADOS (Dentro de la fortaleza) ¡Caballero! Lord Arturo cruza el puente, ¡abrid paso al valiente guerrero! A dúo JORGE En ese sonido, en el nombre amado, en tu corazón cree ahora... Este día venturoso sea antesala de toda dicha... ELVIRA En ese nombre, en mi alegría, en mi corazón creo apenas. Tanta dicha, ¡oh Dios! me asusta, no tengo fuerza para sostener. (Dentro de la escena, del lado por donde se cree que Arturo ha entrado en la fortaleza, se oye lo siguiente) CORO ¡A Arturo, caballero, flamante campeón en justas y en amor, festejan y honran! ELVIRA ¿Oyes? JORGE ¿Estás satisfecha? ELVIRA Completamente. JORGE Los gritos escucha de alegría y de honor. (Se van) Escena Quinta (Sala de armas. El fondo de la escena está abierto. Entre las columnas se ven algunos detalles de las fortificaciones, etc. Del lado derecho sale Lord Arturo con escuderos y pajes que llevan varios presentes nupciales; entre ellos se ve un magnífico velo blanco. Del lado izquierdo, salen Elvira, Valton, sir Jorge, doncellas con castellanos y castellanas que llevan festones de flores que van entrelazando a las columnas. Del fondo de la escena salen los soldados guiados por Bruno, que forman el cortejo y dan brillantez a la fiesta.) CORO ¡Honor a Arturo, a Elvira! ¡Que corone Amor, a la virtud y al valor! DONCELLAS ¡Rosa ella es, de entre las vírgenes, tan bella como la primavera, como el lucero vespertino inspira al alma paz y amor! CORO Virtuoso él, apuesto entre los caballeros como el cedro en la foresta; en la batalla es tempestad campeón en justas y amor. ARTURO A ti, oh querida, Amor entonces me guió furtivo y triste. Hoy me guía junto a ti exultante de alegría. Al brillar la dulce hora de este día si recuerdo mi tormento, se duplica mi contento, y me es más preciada mi vida. CORO Cielo, sonríe a nuestros votos, Bendice tanto amor. ELVIRA ¡Oh contento! ARTURO ¡Ah! ¡Mi bien! ELVIRA ¡Ah! ¡Arturo mío! ARTURO ¡Ah!; Elvira mía! ELVIRA ¡Ahora soy tuya! ARTURO ¡Sí, eres mía! A DÚO Cielo, sonríe a nuestros votos, bendice tanto amor. JORGE, VALTON Sin ocaso, esta aurora, jamás os traiga sombra ni dolor; santa en vosotros la llama sea, paz y honor os alegre el corazón. Escena Sexta (Los anteriores y Enriqueta) VALTON Se cumpla sin mí el augusto rito. (a Arturo) Merced a este documento, vos hasta el templo libre paso tenéis. (A Jorge) Tú les acompañarás. (A Enriqueta, que se acerca guiada por Bruno) Oh, noble dama. el alto Anglicano Soberano Parlamento te llama ante sí: yo te he de escoltar. ENRIQUETA (Para sí) ¡Ay de mí! ¡Qué estoy oyendo! ¡Mi esperanza está muera! (A Valton) ¿Y qué se quiere de mí? VALTON A mí se me exige obedecer y callar; nada más, ARTURO (A Jorge, aparte) ¿Es amiga de los Estuardo? JORGE Es prisionera desde hace varios meses, y todos la creen amiga de los Estuardo y mensajera bajo un nombre falso, ARTURO (Para sí, aunque mirando piadosamente a Enriqueta) ¡Dios mío! ¡Qué estoy escuchando! Decidido está su destino; ella está perdida, ¡Oh, desventurada! ENRIQUETA (Percibiendo a Arturo) ¡Qué piedad en su rostro! VALTON (A Elvira; luego, a las doncellas) ¡Oh Hijos! Al rito, a las pomposas fiestas vayan todos. Las nupciales ropas ve, dilecta, a vestirte. Id con ella. (A Bruno) Fuera de las vallas, que mis caballos estén preparados, (A Enriqueta) Nuestro viaje hemos de apresurar, (A los hijos) Como yo, os una el cielo, oh pareja amada, Escena Séptima (Valton une de nuevo, las manos derechas de Elvira y de Arturo y se va con la guardia, Jorge y Elvira salen con las doncellas, Arturo simula irse pero mira atentamente a su alrededor, casi para asegurarse de que todos se han ido) ENRIQUETA (Para sí, mirando atentamente a Arturo) Piedad y dolor tiene en la frente (A Arturo) ¡Caballero! ARTURO Si precisas un consejo, de socorro y de ayuda, confía en mí. ENRIQUETA (Con misterio y confianza) ¿Y si sobre mi cabeza pendiera un gran peligro? ARTURO ¡Ah! Habla,,, ¡Dios mío! ¿A qué temes? ENRIQUETA ¡En breve hora seré muerta! Pero, ¡estás temblando....! ARTURO Por ti, por mí, por el padre mío que muerto, cayó fiel a los Estuardo. Y, tú, ¿quién eres? ¡Oh...! ¡Seas quien fueres. quiero salvarte! ENRIQUETA ¡Es tarde! Hija de Enrique, de Carlos esposa, como la suya será mi suerte ARTURO (Se arrodilla) ¡Ah! ¡Tú, la Reina! ENRIQUETA Sí; espero la muerte. ARTURO (Levantándose) ¡Calla! ¡Calla, por piedad! (Con misterio) Fuera de estos muros, de todos oculta, te llevaré por camino seguro... Te irás de aquí .. te irás... ENRIQUETA ¡De aquí al patíbulo! Salvación y esperanza... Arturo: no hay ARTURO No, Reina; aún hay esperanza: o te salvas o moriremos juntos. ENRIQUETA Cambia, ah, cambia Arturo, de idea, piensa, Arturo, en tu peligro, piensa en Elvira, tu tesoro, que te espera ante el sagrado altar. ¡Ve..! ARTURO ¡Ah! ¡Calla, por piedad! ¡No hables de ella, a quien adoro! ¡No me despojes de mi valor! Estarás a salvo, oh, desventurada, o la muerte encontraré y a la virgen mía adorada al morir invocaré. Escena Octava (Acompañada de Jorge, entra Elvira, con la cabeza coronada de rosas, lleva un bellísimo tocado de perlas en el cuello. En las manos, sostiene el velo nupcial regalo de Arturo) ELVIRA ¡Ah! Soy una doncella graciosa Vestida de novia. Soy blanca y humilde cual lirio de abril. Olorosos cabellos en donde ceñir tus rosas, Mi pecho gentil adorno con tu collar. ENRIQUETA, ARTURO, JORGE Si observo su candor, me parece la luna que, entre las nubes se aparece, para consuelo de la noche. ¡Sí...! ¡Sí...! ¡Sí...! Si escucho su canto, un ruiseñor me parece, que enseña a la alborada a suspirar de amor. ELVIRA Dime si es verdad que me quieres... ENRIQUETA Dime, querida, ¿qué deseas? ELVIRA Cual matutina estrella bella quiero yo brillar. Los bucles de mis cabellos ayúdame a peinar. ENRIQUETA Sí; estoy dispuesta a tu ruego. (Elvira se acerca a Enriqueta invitándole a que le enseñe a llevar el velo) ELVIRA Para embellecer la prueba, vamos, no desdeñes llevar el velo así, de esta manera, sobre tu cabeza gentil. ¡Sí! ENRIQUETA Jovencita querida, estoy dispuesta a tu ruego. ¡Oh Diosa de abril! ¡Sí! ARTURO Sobre las alas de la vida comienza ahora a volar. Préstale pues tu ayuda, a su inocencia. ARTURO, JORGE Chiquilla inocente que ahora quiere jugar. Excusar de ti se espera su demasiado bromear. (Elvira quiere poner el velo sobre la cabeza de Enriqueta; Arturo no quisiera pero, la reina le indica, con un gesto, que se aleje, y responde, bromeando, a Elvira) ENRIQUETA La gracia tuya me alegra; me divierte secundar. ELVIRA ¡Oh bella! Te oculto el bucle del cabello como yo dentro de mi velo el mío quiero ocultar. Oculta, mimosa, en el velo divino... ahora, pareces la esposa. (Arturo hace un gesta de reparo, casi de idea que le corre por la mente) que va hacia el altar. ENRIQUETA (Para sí) ¡Oculta dentro del velo ahora puedo, al menos, ocultar mi ansiedad, mi anhelo, la angustia de mi corazón! ¡Ay! ¡Piadoso cielo, recoge con favor la oración de dolor que me atrevo a elevar! ARTURO (Para sí) ¡Oh! cómo en ese velo que le esconde el cabello, veo un resplandor divino, destello de esperanza. ¡Oh! ¡Tú, piadoso cielo, templa tu favor! ¡Déjame, con furia de reo, a la víctima salvar! JORGE (Para sí) Elvira con su velo un angelito parece, un arco iris sobre el mar, un silfo en el regazo de una flor. Que el cielo te sonría, querida, con su tierno favor, tal que yo te vea, siempre, gozar de ternura y cariño. (Valton dentro de la escena y coro de doncellas bajo el umbral de los apartamentos, repitiendo les palabras de Valton) VALTON, CORO ¡Mía Elvira, Elvira! ¡Vamos! ¡Se acerca la hora! JORGE ¡Vamos! Corre a tu habitación: Será tu amado quien te adorne el velo. ELVIRA Si el padre se enoja, yo vuelo a mi cámara; (Con mimo a Arturo) Ah, más tarde, amado mío, tú me adornarás el velo. ARTURO, JORGE, ENRIQUETA Si el padre se enoja, vuela a mi cámara; será tu amado quien te adorne el velo. (Elvira se va con las doncellas y con Jorge) Escena Novena (Enriqueta y Arturo. Arturo mira a su alrededor y saca de su cinturón el documento obtenido de Valton) ENRIQUETA (Para sí, mientras se quita el velo) Sobre la virginal cabeza de ella, feliz, un blanco velo se posa. A mí, ya no... ARTURO (Corriendo hacia ella y reteniéndola) ¡Deténte...! ¡Es claro don del cielo! ¡Disfrazada así, engañarás la vigilancia de los centinelas! (Con resolución) Tú, parecerás mi esposa. Ven. ENRIQUETA ¿Qué estás diciendo? ¡Corres hacia tu propia ruina, a una suerte infame! ARTURO (Le aferra la mano, forzándola a partir) Ven...Te rescato de una muerte cierta. Escena Décima (Ricardo, desesperado y con la espada desnuda. Los anteriores.) RICARDO ¡Detente! En vano robar pretendes todo el bien mío en esta tierra aquí te desafío a mortal guerra. Tiembla..., ¡ah! ¡Tiembla ante mi acero! ARTURO (Con fuerza) Desprecio, oh audaz, tu furia; tu mortal desafío acepto: este hierro en tu pecho en tu corazón voy a plantar. (A punto de batirse, Enriqueta se interpone, el velo se descompone y se descubre su rostro) ENRIQUETA Paz... paz... ¡ah! Deteneos; por mí no vertáis vuestra sangre. ARTURO ¡Ah! ¿Qué haces? RICARDO (Con estupor y apoyándose en su espada) ¡La prisionera! ENRIQUETA (Con grandeza) Yo Soy. ARTURO Tu altiva voz con el hierro sostendrás. Ven... RICARDO (Con frialdad) Con ella, ileso te irás. ARTURO ¿Con ella? ¿Es cierto eso? ENRIQUETA (Para sí) ¡Qué verborrea! RICARDO No os vetaré el paso. ENRIQUETA (Para sí) ¿Estoy soñando? ARTURO Vamos. RICARDO Vete. (Para sí) ¡Oh, estúpido! ARTURO (Para sí) Adiós, Elvira. Adiós, mi bien CORO (Desde fuera) ¡Gentes, a la fiesta! ¡Al templo vamos! ARTURO, ENRIQUETA La gente se acerca... ¡oh cielo, huyamos! RICARDO Sí, huid...Así lo quiere Dios. ARTURO (A punto de partir) Antes de que atravesemos la muralla, ¿hablarás? RICARDO No; te lo aseguro. ARTURO Júralo. RICARDO Lo juro. TRIO Adiós. ENRIQUETA ¡Ah, sí! ¡Me iré junto a mi hijo! ARTURO Ah, Elvira mía, yo, lejos y atormentado, seguiré amándote, como siempre te he amado. RICARDO (Para sí ) Sí, patria mía, amor tú perderás; será tu vida un mar de lágrimas (Arturo y Enriqueta se van) Escena Undécima (Ricardo; luego, Valton, Bruno, Elvira con las doncellas listas para la boda. Después, los soldados, los puritanos, castellanos y castellanas. Ricardo con extrema ansiedad, mira por los vanos, y casi sigue con los ojos los pasos de los dos fugados.) RICARDO Llegan al puente, pasan el fuerte, están a las puertas; ya se han ido. CORO (Saliendo) ¡Al templo! ¡Al templo! ¡A la fiesta! ELVIRA ¿Dónde está Arturo? RICARDO Estaba aquí... ELVIRA Arturo, ¿dónde estás...? BRUNO Se ha ido de aquí. (Suenan los tambores en la fortaleza. Todos miran por las ventanas) ELVIRA, RICARDO, JORGE Ya, fuera de las murallas; a lo lejos, en el llano... CORO I (A Valton) Tu prisionera, la rea mensajera con el vil caballero. CORO II Cada uno en un caballo espoleando... volando... TODOS ¡Mirad allá! (Cuadro general. Elvira grita) VALTON Soldados, corred, tronad los cañones, llamad a las armas, corred... volad, ¡del pelo traed a los dos traidores! ELVIRA ¡Ay de mí! (Se ve gran movimiento de soldados y de gente. Inmediatamente después del grito ¡A las armas! que se repite fuera de escena, se oye batir a llamada general. La campana de la fortaleza suena a arrebato, el cañón dispara a lentos intervalos. Elvira da algunos pasos, luego se queda inmóvil tras lanzar un grito.) TODOS ¡A las armas! VALTON (A Bruno) ¡Apresúrate! TODOS (Dentro) ¡A las armas! TODOS ¡Venganza! (Valton, gritando venganza, desnuda la espada, y, a la cabeza de un puñado de soldados, sale) RICARDO ¡Oh! ¡Como en su pecho se mezclan el veneno del odio y del amor! ELVIRA (Con dolor y la mirada fija) La dama de Arturo, de blanco velada. La mira y suspira; su esposa la llama... ¿Elvira es la dama? ¿No soy yo Elvira.? JORGE ¡Elvira! ¿Qué estás diciendo? ELVIRA ¡Yo, Elvira! ¡Ah! ¡No! ¡No! (Elvira está inmóvil, con los ojos fijos y abiertos de par en par. Se toca la cabeza, casi para verificar si tiene el velo. Todo en ella indica una súbita locura. Grita, no con voz desesperada; luego se queda inmóvil y triste, como antes) CORO La pobre está pálida... inmóvil, lívida,.. Muévete, Elvira... Demente vivirá, morirá de dolor. (Elvira, en su delirio, cree ver a Arturo, y dice estos versos, con lo mayor tristeza y la más delirante pasión. Luego, vuelve a quedarse inmóvil como antes) ELVIRA Arturo, ¿vuelves? ¡Date prisa! ¡Oh, ven al templo, amado Arturo, fidelidad eterna mi bien, te juro! Como hoy es puro, siempre será mi corazón, viviré de amor... de amor moriré. MUJERES Se cree en el altar... HOMBRES ¡Le jura a Arturo! MUJERES ¡Ella tan ingenua! HOMBRES ¡Él tan perjuro! TODOS ¡Pobre hija! ¡Morirá de amor! RICARDO, CORO ¡Oh! ¡Cómo tengo el alma, triste y doliente oyendo el llanto de la inocente! ¡Sea siempre infame el traidor que, en tanta pena, dejó a ese corazón! JORGE Dios de clemencia, te ofrezco mi vida si a la inocente llevas tu ayuda. ¡Vamos! Sé clemente con un corazón puro! ¡Vamos! ¡Sé poderoso sobre el traidor! RICARDO Cuanto más la miro, más profundo es mi pena y más se enciende el alma de amor.... Sin embargo, más tremendo se enardece mi furor contra quien tanto bien me arrebató. JORGE Mi oración piadosa y profunda que a ti llega sobre suspiros de dolor, Tú Clemente consuela, oh Señor, por la virgen a quien el impío inmoló. (Elvira hace un movimiento, casi volviendo a ver a Arturo, huyendo) ELVIRA Pero, ¿ya me huyes? Cruel, ¿abandonas a quien tanto te amó? CORO ¡Ay! ¡Mala fortuna! ¡Luto y dolor! Tan bella, tan pura, del cielo criatura, ¡En el día dilecto, escarnecida, traicionada! ¡Sea maldito el vil traidor! ELVIRA ¡Qué fiebre voraz me mata, me deshace, qué llama, qué ira me quema y martiriza! Fantasmas perversos, ¡huid dispersos! o, en tanto furor, despedazad mi corazón. PURITANOS, TODOS Maldición. CORO ¡Ni casa, ni playa recoja a los huidos! En odio del cielo, en odio a los vivos, abatidos por el viento, en horrenda tempestad, sus odiadas cabezas no puedan posar. Errantes, llorando, en terrible guerra, con el cielo, con la tierra, con el mar, con los elementos: siempre malditos en la vida y en la muerte, sea eterna su suerte, eterno el penar. |
ATTO SECONDO Scena Prima (Sala con porte laterali. Vedesi per una di esse il campa inglese e qualche fortificazione. Costellani, Castellane, Puritani e Bruno) CORO Ah! Dolor! Ah! Terror! Piangon le ciglia, si spezza il cor. L'afflitta figlia morrà d'amor. CORO I Il duol l'invase. CORO II La vidi errante tra folte piante... CORO III Per le sue case gridando va: pietà... pietà! CORO Piangon le ciglia, si spezza il cor L'afflitta figlia morrà d'amor. Scena Seconda (Giorgio dagli appartamenti d'Elvira; poi Riccardo con foglio) CORO Qual novella? GIORGIO Or prende posa. CORO Miserella! DONNE E ognor dolente? GIORGIO Mesta e lieta... DONNE Non ha tregua? GIORGIO Splende il senno... e si dilegua alla misera innocente. CORO Come mai? GIORGIO Dir lo poss'io? Tanto affanno m'ange il seno che ogni voce trema e muor! CORO Deh! Favella... GIORGIO Voi chiedete? CORO Ten preghiam. GIORGIO Ah! No, cessate. (Per partire, e i Castellani lo trattengono) BRUNO, CORO Ten preghiam per quel dolore che soffriamo al tuo dolor. GIORGIO Ebben... se volete... v'appressate. (Tutti fanno cerchio intorno a Giorgio) Cinta di fiori e col bel crin disciolto talor la cara vergine s'aggira. E chiede all'aura, ai fior con mesto volto: "Ove andò Elvira?" Bianco vestita, e qual se all'ara innante adempie il rito, e va cantando: "il giuro"; poi grida per amor tutta tremante: "Ah, vieni, Arturo!" CORO Quanto fu barbaro il traditor! Misero cor, morrà d'amor! GIORGIO Geme talor qual tortora amorosa, or cade vinta da mortal sudore, or l'odi, al suon dell'arpa lamentosa, cantar d'amore. Or scorge Arturo nell'altrui sembiante, poi del suo inganno accorta, e di sua sorte, geme, piange, s'affanna e ognor più amante invoca morte. CORO Ah! Figlia misera, morrà d'amor! Cada una folgore sul traditor! (Alle ultime parole entra Riccardo con un foglio) RICCARDO E di morte lo stral non sarà lento "Alla scure Arturo Talbo è condannato dall'Anglican Sovrano Parlamento" Ecco il suo fatto! RICCARDO, CORO Quaggiù nel mal che questa valle serra, ai buoni e ai tristi memorando esempio, se la destra di Dio possente afferra il crin dell'empio. (Riccardo scorre coll'occhio il foglio, che bene aperto, e segue a proclamare i decreti del Parlamento) RICCARDO Di Valton l'innocenza a voi proclama il Parlamento, e ai primi onor lo chiama. CORO Qual doglia, Valton, se vedran tue ciglia insana ancor la tua diletta figlia! RICCARDO E non v'ha speme alcuna? GIORGIO Medic'arte m'assicura Che una subita gioia, o gran sciagura potria sanar la mente sua smarrita. CORO Qual mai merita Arturo pena infinita! RICCARDO In me, duce primiero, parla Cromwello, il vil, che ognora è in fuga, e di sangue civil bagnò Inghilterra, ite, cercate or voi. E se sua rea fortuna, o malizia, lo tragga a questa terra. Non abbia grazia, nè pietade alcuna. (Il coro parte) Scena Terza (Elvira e detti). ELVIRA (Dentro la scena) O rendetemi la speme, o lasciatemi morir. GIORGIO Essa qui vien... la senti? GIORGIO, RICCARDO Oh! com'è grave il suon de' suoi lamenti. (Esce Elvira, scapigliata. Il volto, il guardo ed ogni passo ed atto di Elvira palesano la sua pazzia) ELVIRA Qui la voce sua soave mi chiamava... e poi spari. Qui giurava esser fedele, poi, crudele, mi fuggi! Ah! Mai più qui assorti insieme nella gioia de' sospir Ah! Rendetemi la speme, o lasciatemi morir! GIORGIO, RICCARDO Quanto amore è mai raccolto in quel volto, in quel dolor! ELVIRA Chi sei tu? GIORGIO Non mi ravvisi? ELVIRA (Riconoscendolo) Si, mio padre... E Arturo?... e amore? Ah! Tu sorridi e asciughi il pianto! A Imen mi guidi... al ballo, al canto! Ognun s'appresta a nozze, a festa, e meco in danza esulterà. (A Giorgio) Tu pur meco danzerai? Vieni a nozze. (Si volta e vede Riccardo, lo prende per mano) GIORGIO, RICCARDO (Fra sè) O cielo! ELVIRA Ei piange! Egli piange... Ei forse amò! (A Giorgio in disparte e sottovoce, poi torna a fissar Riccardo, gli afferra la mano e torna ad atteggiarsi dolorosamente) GIORGIO, RICCARDO (Fra sè) Or chi il pianto frenar può? ELVIRA (A Riccardo) M'odi e dimmi: amasti mai? RICCARDO Gli occhi affissa sul mio volto, ben mi guarda e lo vedrai... ELVIRA (Dolorosamente) Ah! Se piangi... ancor tu sai che un cor fido nell'amor sempre vive nel dolor! (Si abbandona al pianto, e si pone la mano sul volto; Giorgio l'abbraccia, essa lo lascia, e passeggia) GIORGIO (Abbracciandola) Deh! T'acqueta, o mia diletta. Tregua al duol dal cielo aspetta. ELVIRA Mai! (Sempre passeggiando per la scena, nè badando ai due che parlano) RICCARDO, GIORGIO Clemente il ciel ti fia. ELVIRA Mai! RICCARDO, GIORGIO L'ingrato alfin oblia. ELVIRA Ah! Mai più ti rivedrò. RICCARDO, GIORGIO Si fa mia la sua ferita. Mi dispera e squarcia il cor. ELVIRA O toglietemi la vita, o rendetemi il mio amor! (Elvira si volge in atto furente verso Riccardo e Giorgio. Pausa generale. Dopo un poco Elvira sorride e atteggia il volto alla maniera de'pazzi) GIORGIO Tornò il riso nel suo aspetto. RICCARDO, GIORGIO Qual pensiero in lei brillò? ELVIRA (Sottovoce e con mistero, credendo essere con Arturo) Non temer del padre mio, alla fin lo placherò. Ogni duolo andrà in oblio: Si, felice io ti farò. GlORGIO (Fra sè) Ella, in pene abbandonata, sogna il gaudio che perdé! RICCARDO (Fra sè) Qual bell'alma innamorata un rival toglieva a me! ELVIRA Vien diletto, è in ciel la luna! Tutto tace intorno intorno; fin che spunti in cielo il giorno, vien, ti posa sul mio cor. Deh! T'affretta, o Arturo mio, riedi, o caro, alla tua Elvira: essa piange e ti sospira, riedi, o caro, al primo amor. RICCARDO, GIORGIO Possa tu, bell'infelice, mercè aver di tanto affetto: possa un giorno nel diletto obliar il suo dolor! GIORGIO Ricovrarti ormai t'addice, Stende notte il cupo orror. (Elvira è abbattuta dal delirio. Giorgio e Riccardo la invitano a ritirarsi) Scena Quarta (Giorgio e Riccardo) (Giorgio osserva all'intorno, poi afferra pel braccio Riccardo come uno che parlando mostra sapere un suo grave segreto) GIORGIO Il rival salvar tu dêi, Il rival salvar tu puoi. RICCARDO Io nol posso... GIORGIO Tu no'l vuoi. RICCARDO No. GIORGIO Tu il salva! RICCARDO (Con sdegno) Ei perirà! GIORGIO Tu quell'ora ben rimembri che fuggi la prigioniera. RICCARDO Sì... GIORGIO D'Arturo fu colpa intera? RICCARDO (Quasi sdegnandosi) Tua favella ormai... GIORGIO (Con dignità) É vera. RICCARDO Parla aperto... GIORGIO Ho detto assai. RICCARDO Fu voler del Parlamento, se ha colui la pena estrema; dei ribelli l'ardimento in Arturo si domerà. Io non l'odio, io no'l pavento, ma l'indegno perirà. GIORGIO Un geloso e reo tormento or t'invade e accieca... ah! Trema! Il rimorso e lo spavento la tua vita strazierà. Se il rival per te fia spento un'altr'alma seco andrà. RICCARDO Chi? GIORGIO Due vittime farai! E dovunque tu ne andrai l'ombra lor ti seguirà! Se tra il buio un fantasma vedrai bianco, lieve... che geme e sospira, sarà Elvira, che mesta s'aggira, E ti grida: io son morta per te. Quando il cielo è in tempesta più scuro, s'odi un'ombra affannosa, che freme, sarà Arturo che t'incalza, ti preme, ti minaccia de' morti il furor. RICCARDO Se d'Elvira il fantasma dolente m'apparisca e m'incalzi e s'adiri, le mie preci, i singulti, i sospiri mi sapranno ottenere mercè. Se l'odiato fantasma d'Arturo, sanguinoso sorgesse d'Averno, ripiombarlo agli abissi in eterno lo farebbe il mio immenso furor. GIORGIO (Dopo una pausa lo abbraccia piangendo e con affetto paterno) Riccardo! Riccardo! Il duol che si m'accora vinca la tua bell'anima. RICCARDO Han vinto le tue lacrime... Mira, ho bagnato il ciglio. GIORGIO, RICCARDO (Con entusiasmo, stringendosi la mano) Chi ben la patria adora onora la pietà. GIORGIO Mia man non è ancor gelida! Con te combatterà. RICCARDO (Con mistero) Forse dell'alba al sorgere L'oste ci assalirà. S'ei vi sarà... GIORGIO ... ei perirà. RICCARDO Se armato ei poi verrà, per questa mano ei perirà. GIORGIO Sia voce di terror. Patria, vittoria, onor! A DUE Suoni la tromba, e intrepido lo pugnerò da forte; bello è affrontar la morte gridando: libertà! Amor di patria impavido mieta i sanguigni allori, poi terga i bei sudori e i pianti la pietà. |
ACTO SEGUNDO Escena Primera (Sala con puertas laterales. Se ve, por una de ellas, el campo inglés y algunas fortificaciones. Castellanos, castellanas, puritanos y Bruno) CORO ¡Ah dolor! ¡Ah terror! Lloran los ojos, se rompe el corazón: la afligida hija morirá de amor. CORO I La invadió el dolor CORO II La vi errante entre los bosques... CORO III Por sus estancias gritando va: ¡Piedad...! ¡Piedad! CORO Lloran los ojos, se quiebra el corazón. La afligida hija morirá de amor. Escena Segunda (Jorge desde los apartamentos de Elvira; después, Ricardo, con un documento.) CORO ¿Qué hay de nuevo? JORGE Ahora descansa. CORO ¡Pobrecilla! MUJERES ¿Aún sufre? JORGE Triste y contenta... MUJERES ¿No tiene tregua? JORGE Resplandece el juicio... y se apaga, para la pobre inocente. CORO ¿Y eso? JORGE ¿Puedo yo decirlo? ¡Tanto dolor me consume el pecho y mi voz tiembla y se ahoga! CORO ¡Vamos, habla...! JORGE ¿Lo pedís? CORO Te lo rogamos. JORGE ¡Ah! No, parad. (A punto de salir, los caballeros lo retienen) BRUNO, CORO Te lo rogamos, por el dolor que sufrimos, por tu dolor. JORGE Pues bien, si queréis... acercaos. (Todos hacen cerco alrededor de Jorge) Coronada de flores y el cabello despeinado, a veces, la querida doncella pasea y pregunta a la mañana, a las flores, con gesto triste: ¿Dónde se fue Elvira? De blanco vestida, como ante el altar, completa el rito y va contando "Lo juro"; Luego, grita por amor, toda temblorosa: "¡Ah! ¡Ven, Arturo!" CORO ¡Cuán bárbaro fue el traidor! ¡Pobre corazón, morirá de amor! JORGE Gime a veces cual tórtola amorosa, ora cae vencida de mortal sudor ora se la oye, al son de la triste arpa cantar al amor. Percibe a Arturo en el rostro de otro luego, cuando se percata de su error y de su suerte, gime, llora, le anega la ansiedad y aun más amante, invoca a la muerte. CORO ¡Ah, pobre hija! ¡Morirá de amor! ¡Caiga un rayo sobre el traidor! (En las últimas palabras, entra Ricardo, con un documento) RICARDO Y de muerte el decreto no tardará en llegar, "Al patíbulo Arturo Talbo es condenado por el Anglicano Soberano Parlamento". ¡Ése es su destino! RICARDO, CORO Aquí abajo, en el mal que este valle encierra, a los buenos y a los tristes sirva de ejemplo, si la diestra de Dios poderoso aferra la cabellera del impío. (Ricardo recorre con los ojos el documento, que mantiene abierto, y continúa, para proclamar los decretos del Parlamento) RICARDO De Valton la inocencia ante vosotros proclama el Parlamento, y a sus anteriores honores lo llama. CORO ¡Qué dolor Valton, que vean tus ojos la enfermedad de tu hija querida! RICARDO Y, ¿no hay esperanza alguna...? JORGE Los médicos nos aseguran que una súbita alegría, o una desgracia, podría sanar el extravío de su mente. CORO ¡Cuán se merece Arturo una pena infinita! RICARDO Por mí habla Cromwell, vuestro caudillo. Al vil que ahora está en fuga, y de sangre civil bañó Inglaterra, id y buscadlo inmediatamente. Y, si su rea fortuna, o su malicia, lo traen a estas tierras, no haya gracia, ni piedad alguna. (El coro se va) Escena Tercera (Elvira y los anteriores.) ELVIRA (fuera de escena) O devuélveme la esperanza. o déjame morir. JORGE Ella es quien viene... ¿la oyes? JORGE, RICARDO ¡Oh! ¡Cuán grave es el sonido de sus lamentos! (Sale Elvira, desgreñada. El rostro, la mirada y cada uno de sus pasos y sus actos, evidencien su locura.) ELVIRA Aquí, su dulce voz me llamaba... y, luego, despreció. Aquí, juraba serme fiel; luego el cruel, ¡huyó de mí! ¡Ah! ¡Nunca más, aquí, ensimismados en la felicidad, en los suspiros...! ¡Ah! Devuélveme la esperanza o déjame morir! JORGE, RICARDO ¡Cuánto amor se recoge en ese rostro, en ese dolor! ELVIRA ¿Quién eres tú? JORGE ¿No me reconoces? ELVIRA (Reconociéndolo) Sí, eres mi padre... ¿Y Arturo? ¿Y el amor? ¡Ah! ¡Sonríes...y enjugas el llanto! ¡Llévame al altar..., al baile, al canto! Que todos se apresuren a la fiesta, conmigo en las danzas, exultarán. (A Jorge) ¿También tú bailarás conmigo? Ven a las bodas. (Se vuelve y ve a Ricardo, lo coge de la mano) JORGE, RICARDO (Para sí) ¡Dios mío! ELVIRA ¡Está llorando! ¡Él está llorando! ¡Quizá me amó! (A Jorge, aparte y en voz baja. Luego, vuelve a fijarse en Ricardo, le aferra la mano y vuelve a mostrar su dolor) JORGE, RICARDO (Para sí) Ahora, ¿quién puede contener ese llanto? ELVIRA (A Ricardo) Óyeme y dime: ¿me amaste alguna vez? RICARDO Tus ojos fija sobre mi rostro mírame bien y lo verás... ELVIRA (Dolorosamente) ¡Ah! Si lloras... entonces sabes que un corazón confiado en el amor siempre vive en el dolor... (Se abandona al llanto y se pone la mano sobre la cara; Jorge la abraza; ella se desprende de él y pasea) JORGE (Abrazándola) ¡Vamos! Cálmate, querida mía. tu dolor espera tregua del cielo. ELVIRA ¡Nunca! (Sin dejar de pasear por la escena y sin hacer caso de los dos que están hablando) RICARDO, JORGE Que el cielo te sea clemente... ELVIRA ¡Nunca! RICARDO, JORGE Al ingrato, al fin, olvida. ELVIRA ¡Ah! ¡Nunca volveré a verte...! RICARDO, JORGE Se hace mía su herida. Me desespera y parte el corazón. ELVIRA ¡Quítame la vida o devuélveme mi amor! (Elvira se vuelve enfurecida hacia Ricardo y Jorge. Pausa general. Un momento después, sonríe y compone su rostro a la manera de los locos) JORGE Volvió la sonrisa a su semblante. RICARDO, JORGE ¿Qué pensamiento ha brillado en ella? ELVIRA (En voz baja y con misterio, creyendo estar con Arturo) No temas por mi padre, yo lo aplacaré. Todo dolor se olvidará; sí, yo te haré feliz. JORGE (Para sí) ¡Ella, abandonada a la pena, sueña con la felicidad que perdió! RICARDO (Para sí) ¡Cuán bella alma enamorada me quitaba un rival! ELVIRA ¡Feliz en el cielo esta la luna! Todo va acallándose alrededor hasta que despunta el cielo en la mañana. Ven, pósate sobre mi corazón, ¡Vamos! ¡Apresúrate, Arturo mío! ¡Vuelve, querido, a tu Elvira! Ella llora y por ti suspira... ¡Vuelve, querido, con tu primer amor! RICARDO, JORGE Ojalá seas, bella infeliz, recompensada por tanto afecto. ¡Que un día feliz pueda hacerle olvidar su dolor! JORGE Recogerte ahora te conviene; la noche extiende su profundo horror. (Elvira está abatida por el delirio. Jorge y Ricardo la ayudan a retirarse) Escena Cuarta (Jorge y Ricardo.) (Jorge observa a su alrededor; después coge por el brazo a Ricardo, en actitud de alguien que muestra saber un grave secreto suyo.) JORGE A tu rival salvar debes; a tu rival salvar puedes. RICARDO Yo no puedo... JORGE Tú no quieres. RICARDO No. JORGE ¡Sálvalo! RICARDO (Enfadado) ¡Él morirá! JORGE Tú, ese momento, bien recuerdas, cuando huyó la prisionera. RICARDO Sí... JORGE ¿De Arturo fue culpa entera? RICARDO (Casi enfadándose) Tus palabras ya... JORGE (Con dignidad) Son ciertas. RICARDO Habla claro... JORGE Ya he dicho lo suficiente. RICARDO Fue deseo del Parlamento, si él recibe la pena capital; El atrevimiento de los rebeldes en Arturo se dominará. Yo no lo odio, no lo temo, pero el indigno morirá. JORGE Un celoso y reo tormento te invade y te ciega...¡Ah! ¡Tiembla! El remordimiento y el miedo despedazarán tu vida. Si el rival, por tu causa es muerto, otra alma con él se irá. RICARDO ¿Quién? JORGE ¡Dos víctimas obtendrás! ¡Dondequiera que vayas, su sombra te seguirá! Si en la oscuridad un fantasma vieras, blanco, leve... que gime y suspira, será Elvira, que triste se acerca y te grita: ¡estoy muerta por tu culpa! Cuando la tempesta oscurezca el cielo, si oyes una sombra anhelante, que brama, será Arturo que te persigue, te urge y amenaza, con el furor de los muertos. RICARDO Si de Elvira el fantasma doliente se me apareciese y acercase, mis oraciones, mis sollozos, mis suspiros sabrán obtener su merced. Si sangrando surgiese del Averno, el odiado fantasma de Arturo, mi inmensa furia lo lanzaría a los abismos para siempre. JORGE (Después de una pausa, lo abraza llorando y con afecto paternal) ¡Ricardo! ¡Ricardo! ¡El dolor que tanto me aflige venza tu bella alma! RICARDO Han vencido tus lagrimas... Mira, mis ojos lloran también. JORGE, RICARDO (Con entusiasmo, estrechándose la mano) Quien a la patria adora, honra la piedad. JORGE ¡Mi mano no está gélida todavía! ¡A tu lado combatirá! RICARDO (Con misterio) Quizá, al despuntar el alba, El enemigo nos atacará. Si él estuviera aquí... JORGE ... él morirá. RICARDO Si armado viniese, por esta mano morirá. JORGE Sea la voz de terror: ¡Patria, victoria, honor! A DUO Suene la tromba e intrépido yo lucharé con toda mi fuerza; bello es afrontar la muerte gritando "¡Libertad!" El amor de la patria, inmutable, segará los laureles ensangrentados, enjugará los bellos sudores y, los llantos de piedad. |
ATTO TERZO Scena Prima (Loggia in un giardino a boschetto. Vicino alla casa d'Elvira; questa ha la porta e le finestre con vetri assai trasparenti. Da lontano si vedono sempre alcune fortificazioni. Il giorno comincia ad oscurarsi. Si leva un uragano e mentre più imperversa sentonsi dietro le scene e da lontano alcune grida d'allarme ed un colpo di archibugio. Poco dopo comparisce Arturo avvolto in un gran mantello. A poco a poco esce la luna. La casa intemomente è illuminata da varie lampade) ARTURO Son salvo, alfin son salvo. I miei nemici falliro il colpo, e mi smarrir di traccia. (Con entusiasmo) Oh patria... oh amore, onnipossenti nomi! Ad ogni passo mi balza il cor nel seno, e benedico ogni fronda, ogni sasso. Oh! com'è dolce a un esule infelice vedere il suo tesoro e, dopo tanto errar di riva in riva baciar alfin la sua terra nativa! (Vedesi trasparire tra i betri del palazzo Elvira vestita di bianco. Essa, non vista da Arturo, trapassa sola e cantando. La sua voce va perdendosi a mano che essa internasi ne' suoi appartamenti) ELVIRA (Di dentro) A una fonte afflitto e solo s'assideva un Trovator, e a sfogar l'immenso duolo sciolse un cantico d'amor. ARTURO (Con tutta la forza della passione) La mia canzon d'amor!... Oh Elvira, Oh Elvira! Ove t'aggiri tu?... Nessun risponde... A te così io cantava Di queste selve tra le dense fronde, e tu allor facevi eco al canto mio! Deh! Se ascoltasti l'amoroso canto... Odi quel dell'esilio, odi il mio pianto. A una fonte afflitto e solo S'assideva un Trovator; toccò l'arpa e suonò duolo, Sciolse un canto, e fu dolor. Brama il sole allor ch'è sera, brama sera allor ch'è sol, gli par verno primavera, Ogni gioia gli par duol. (Sentesi un sordo battere di tamburo entro le scene) Qual suon!...Alcun s'appressa. CORO (Sommessamente entro le scene) Agli spalti. Alle torri andiam. ARTURO Ancor di me in traccia? CORO Si cercherà..., si troverà... ARTURO Oh Dio! Ove m'ascondo? CORO Non sfuggirà... si troverà... ARTURO Ad altro lato vanno i furenti. (Arturo si ritira e vedesi un drappello d'armigeri traversare il fondo della scena: appena che sono passati, Arturo esce e guarda lor dietro) Son già lontani. Perché mai non posso porre il piede entro le adorate soglie? Dire a Elvira il mio duol, la fede mia? (Per inoltrarsi, po¡ s'arresta) Ah! No... perder potrei me stesso e lei. Or si ripigli il canto. Forse a me verrà, se al cor le suona come nei di felici, quando uniti dicemmo: io t'amo, io t'amo! Corre a valle, corre a monte L'esiliato pellegrin, ma il dolor gli è sempre a fronte, gli è compagno nel cammin. Cerca il sonno a notte scura L'esiliato pellegrin; Sogna e il desta la sciagura Della patria e il suo destin. Sempre eguali ha il luoghi e l'ore L'infelice Trovator. L'esiliato allor che muore Ha sol posa al suo dolor. (Resta assorto) Scena Seconda (Elvira ed Arturo, in disparte.) (Si vede dietro le vetrate Elvira che ritorna. poi accostasi alla porta e sentendo questo rumore dalla parte dei palazzo, Arturo si ritira. Elvira esce con un andare smarrito, poi si ferma quasi in atto di stare in ascalto) ELVIRA Fini... me lassa! oh! come dolce all'alma mi scendea quella voce... Oh Dio, finì... Mi parve... Ah! Rimembranze! Ah! Vani sogni! Ah! Mio Arturo, ove sei? ARTURO (Inginocchiandosi) A' piedi tuoi, Elvira, ah! Mi perdona! ELVIRA (Con stupore) Arturo? è desso!... Mio ben! Oh gioia! (Gettandosi nelle sue braccia) Sei pur tu?... Or non m'inganni? ARTURO Ingannarti?...ah! No...giammai. ELVIRA Dunque han fin per me gli affanni? ARTURO Non temer... finirò i guai, or alfin ci unisce amor. Nel mirarti un solo istante lo sospiro e mi consolo D'ogni pianto e d'ogni duolo che provai lontan da te. ELVIRA (Fra sè) Ch'ei provò lontan da me? (Dice il primo verso da se stessa, e precisamente da persona che ha il mente confusa per meste ricordanze) Quanto tempo?... lo rammenti?... ARTURO Fu tre mesi. ELVIRA (Prendendo Arturo per mano) Ah! No: tre secoli di sospiri e di tormenti: Fur tre secoli d'orror! Ti chiamava ad ogni istante: Riedi, o Arturo, mi consola, E rompeva la parola il singulto del mio cor. ARTURO Deh! Perdona... Ella era misera, prigioniera... abbandonata. ELVIRA Di': se a te non era cara, a che mai seguir colei? ARTURO Or t'infingi, o ignori ch'ella presso a morte... ELVIRA Chi? Favella. ARTURO La Regina! ELVIRA (Colpita) La Regina? (Si forza per riunire le idee) ARTURO Un indugio... e la meschina Su d'un palco a morte orrenda.. ELVIRA E fia ver? Qual lume rapido or la mente mi rischiara! Dunque m'ami? ARTURO E puoi temer? ELVIRA Dunque vuoi? ARTURO Star teco ognor. Vieni fra le mie braccia. Amor, delizia e vita, Non mi sarai rapita Finché ti stringo al cor. Ti chiamo... e te sol bramo... Vien! Tel ripeto: io t'amo. T'amo d'immenso amor. ELVIRA Caro, non ho parola ch'esprima il mio contento: L'alma elevar mi sento in estasi d'amor Ad ogni istante ansante Ti chiamo e te sol bramo... Vien, tel ripeto: t'amo, T'amo d'immenso amor. (Elvira si pone sul core la mano d'Arturo. odesi suon di tamburo) ARTURO Ancor s'ascolta questo suon molesto. I miei nemici! (A quel suono Elvira comincia a vacillare) ELVIRA Si, quel suon funesto; io conosco quel suon... ma tu non sai che più no'l temo ormai! Nella mia stanza squarciai quel vel di che s'ornò sua testa... Calpestai le sue pompe... ed all'aurora... Con me tu ancora verrai a festa a danze? ARTURO Oh Dio! Che dici? (Arturo si ritira di un passo, e la guarda fissamente con stupore e spavento) ELVIRA Così come tu guardi, mi guardan essi, e intender mai non sanno il mio parlar... il duol, l'affanno! (Elvira si tocca la testa) ARTURO Oh, ti scuoti... tu vaneggi? (Sentonsi da parti opposte dentro il boschetto voci di armigeri che incontrandosi si scambiano il motto di fazione) SCUDIERO I Alto là! SCUDIERO II Fedel drappello! SCUDIERO I E chi viva? SCUDIERO II Anglia! Cromwello! SCUDIERO I Viva! SCUDIERO II Viva! TUTTI Vincerà! ARTURO Vien: ci è forza ormai partir! ELVIRA Ah, tu vuoi fuggirmi ancor? No, colei più non t'avrà. (Arturo prende per mano Elvira, che lo guarda delirando. Essa gettasi ai piedi di Arturo e gli abbraccia le ginocchia. Egli vorrebbe pure sciogliersi da lei, ma questa infelice si volge a gridare soccorso) ARTURO Vien. ELVIRA T'arresti il mio dolor. ARTURO Taci... ELVIRA O genti... ei vuol fuggir! ARTURO Taci... ELVIRA Aiuto, per pietà! ARTURO Ah! Scena Terza (Riccardo, Giorgio, Bruno, Armigeri con fiaccole, Castellani e Castellane) GIORGIO, RICCARDO É qui Arturo? TUTTI Sciagurato! (Arturo, che su avvede della demenza di Elvira resta impietrito, di dolore guardandola immoto, nè curandosi di tutto ciò che accade d'intorno a lui. Elvira è invoca istupidita per quello che vede. Riccardo, a cui fanno eco i Puritani si avanza ad intimare la sentenza del Parlamento. Alla parola Morte vedesi Elvira cangiar di aspetto, ed ogni suo moto ed atto palesa che questo avvenimento tremendo produsse una commozione nel suo cervello ed un totale cambiamento intellettuale) RICCARDO Cavalier, ti colse il Dio punitor de' tradimenti. ARMIGERI Pera ucciso fra i tormenti chi tradiva patria e onor. GIORGIO, DONNE Oh infelice, un destino rio a tal spiaggia or ti guidò! ELVIRA (Con sicurezza) Credi, o Arturo, ella non t'ama; sol felice io ti farò. RICCARDO, ARMIGERI "Talbo Arturo, la patria e Dio te alla morte condannò". ELVIRA Morte! UOMINI Morte! DONNE Ah! Qual terror! UOMINI Dio raggiunga i traditor! ELVIRA Che ascoltai? DONNE (Fra sè) Si tramutò! (Le donne guardano Elvira e circondandola osservano tutti i mutamenti che si mostrano sulla sua fisionomia) Si fe' smorta ed avvampò! (Vedesi che Elvira in sua mente ragiona, ma essa è come persona che svegliasi do un lungo sonno. Arturo, dopo averla contemplata, e sentendo le espressioni amorose le dice le sue parole con affetto immenso, e prendendole la mano) A quattro ELVIRA Qual mai funerea voce funesta mi scuote e desta dal mio martir! Se fui sì barbara, nel trarlo a morte, m'avrà consorte nel suo morir! ARTURO Credeasi, misera, da me tradita, traea sua vita in tal martir! Or sfido i fulmini, disprezzo il fato, se teco al lato potrò morir! RICCARDO Quel suon funereo ch'apre una tomba, nel sen mi piomba, m'agghiaccia il cor. La sorte orribile spense già l'ira, mi affanna e ispira pietà e dolor. GIORGIO Quel suon funereo feral rimbomba, nel sen mi piomba, m'agghiaccia il cor. Sol posso, ah' misero! Tremare e fremere. Non ha più lacrime il mio dolor. CORO DI PURITANI Quel suon funereo ch'apre una tomba, cupo rimbomba mi piomba al cor. E Dio terribile, in sua vendetta gli empi saetta sterminator. CORO DI DONNE Quel suon funereo feral rimbomba, al cor ci piomba, gelar ci fa! Pur fra le lacrime speme ci affida, che Dio ci arrida di sua pietà! (I Puritani mostrandosi impazienti d'indugiare l'esecuzione della sentenza, sono trattenuti dalle Donne e da Giorgio. Arturo è sempre intorno ad Elvira) CORO Che s'aspetta? Alla vendetta! Dio comanda ai figli suoi che giustizia alfin si renda. RICCARDO, GIORGIO E DONNE Sol ferocia or parla in voi! La pietade Iddio v'apprenda! ARTURO Deh! Ritorna ai sensi tuoi! ELVIRA Qual mi cade orribil benda! ARTURO Oh mia Elvira!... ELVIRA E vivi ancor! ARTURO Teco io sono!... ELVIRA Ah! Il tuo perdono! Per me a morte, o Arturo mio...! ARTURO Di tua sorte il reo son io. ELVIRA Un amplesso. BRUNO, UOMINI Avvampo e fremo! ARTURO, ELVIRA Un addio! UOMINI Cada alfin l'ultrice spada sovra il capo al traditor! ARTURO (Rivolto ai puritani, con sdegno) Arrestate: vi scostate! Paventate il mio furor. Ella è tremante; ella è spirante; anime perfide, sorde a pietà, un solo istante l'ire frenate, (All'improvviso tutti si fermano, perché odesi un suono di corno da caccia: vari Armigeri Puritani escono ad esplorare, e tornano guidando un messaggero. Questi reca una lettera a Giorgio che, in compagnia di Riccardo, la scorre; entrambi si volgono ai circostanti con faccia ridente) CORO Suon d'Araldi? è un messaggio... Esploriam. Che mai sarà? GIORGIO Esultate, ah! Si, esultate! Già i Stuardi or vinti sono. RICCARDO I cattivi han già perdono. RICCARDO, GIORGIO L'Angla terra ha libertà! RICCARDO, PURITANI A Cromwello eterna gloria! La vittoria il guiderà! ELVIRA, ARTURO Degli affanni al gaudio estremo va quest'anima rapita. Quest'istante di mia vita obliar l'angoscia ci fa. CORO Siate liete, alme amorose, qual già foste un di dolenti; lunghi di per voi ridenti quest'istante segnerà, amor coronerà. ELVIRA Oh! Sento o mio bell'angelo chi poco in terra é un anima. Ad esultar nel giubilo chi amor ci donarà. Benedirò le lacrime, L'ansia i sospiri. Ah! Vaneggerò nel palpito Di tanto cara voluttà. Si, vaneggerò in tanta voluttà. RICCARDO, GIORGIO, CORO Si, sì! L'amor coronerà di giubilo gli spasimi di tanta fedeltà, Amor pietoso e tenero coronerà di giubilo l'ansia Sospiri e palpiti Di tanta fedeltà Coronerà di giubilo, Si tanta voluttà. ARTURO Oh contento! Ah mia Elvira ogni angoscia oblio già! ELVIRA Oh! Sento o mio bell'angelo chi poco in terra è un anima. Ad esultar nel giubilo chi amor ci donerà. Benedirò le lacrime, l'ansia i sospiri. Ah! Vaneggerò nel palpito Di rento cara voluttà. Si, vaneggerò in tanta voluttà. FINE DELL'OPERA. |
ACTO TERCERO Escena Primera (Un balcón sobre un jardín que da a un bosquecillo, cerca de la casa de Elvira; ella tiene la puerta y las ventanas con cristales transparentes. De lejos se ven algunas fortificaciones, etc. El día comienza a oscurecerse. Se eleva un huracán que va acrecentando su fuerza. Mientras, se oyen, detrás de la escena y a lo lejos, gritos de alarma y un disparo de arcabuz. Poco después aparece Arturo, envuelto en una gran capa. Poco a poco sale la luna. El interior de la casa está iluminada por varias lámparas.) ARTURO Estoy a salvo, al fin estoy a salvo. Mis enemigos erraron el golpe y perdieron mi huella. (Con entusiasmo) ¡Oh patria! ¡Oh amor! ¡Nombres que todo lo pueden! A cada paso salta mi corazón en el pecho y bendigo cada fronda, cada piedra. ¡Oh! ¡Cuán dulce es para un infeliz exiliado volver a ver a su tesoro y después de tanto errar, de orilla en orilla, besar al fin, su tierra natal! (Se ve a través de las ventanas del palacio, a Elvira, vestida de blanco. Ella, a quien Arturo no puede ver, pasa sola, cantando. Su voz va perdiéndose a medida que se interna en sus habitaciones) ELVIRA (Desde dentro) A una fuente, afligido y solo, se sentaba un trovador y para desahogar un inmenso dolor, entonó una canción de amor. ARTURO (Con toda la fuerza de la pasión) ¡Mi canción de amor! ¡Oh, Elvira! ¡Oh Elvira! ¿Hacia dónde vas? Nadie responde... ¡Así te cantaba yo en este bosque, entre las densas ramas, y tú entonces, hacías eco al canto mío! ¡Oh! Si escuchase el amoroso canto... Oye el del exilio, oye mi llanto. A una fuente, afligido y solo, se sentaba un trovador, tocó el arpa y sonó su tristeza, entonó un canto y fue dolor. Ansía el sol cuando es de noche, ansía la noche cuando está el sol, le parece invierno la primavera toda alegría le parece dolor. (Se oye un sordo batir de tambor dentro de la escena) ¡Qué sonido...! ¡Alguien se acerca! CORO (En voz baja, dentro de la escena) A las murallas, a las torres, vamos. ARTURO ¿Aún en mi busca? CORO Se buscará..., se encontrará... ARTURO ¡Oh Dios! ¿Dónde me escondo? CORO No huirá... se le encontrará... ARTURO Hacia otro lado van furiosos. (Arturo se retira y se ve un pelotón de soldados que atraviesan el fondo de la escena; en cuanto han pasado, Arturo sale y mira hacia donde se han ido) Ya están lejos. ¿Por qué nunca puedo poner el pie dentro del adorado umbral? ¿Decirle a Elvira de mi dolor, de mi lealtad? (A punto de adelantarse, se detiene) ¡Ah! No... perderme podría a mí mismo y a ella. Retomemos mi canción. Quizá me vea y su corazón recuerde los días felices cuando unidos decíamos "¡Te amo, te amo!" Corre por los valles, corre por los montes el exiliado peregrino pero el dolor lo encuentra siempre de frente, es su compañero de camino. Busca el sueño en noche oscura el exiliado peregrino, sueña y le despierta la desgracia de la patria y su destino. Siempre iguales tiene el lugar y las horas el infeliz trovador. El exiliado que ahora muere sólo tiene un lugar donde referir su dolor. (Se queda absorto) Escena Segunda (Elvira y Arturo, aparte) (Se ve tras los cristales a Elvira, que vuelve. Se acerca a la puerta y al oír el rumor que proviene do palacio, Arturo se retira. Elvira sale, con un andar de extravío; luego se detiene, como escuchando). ELVIRA ¡Se terminó! ¡Me deja! ¡Oh! ¡Cuán dulcemente, en el alma, descendía aquella voz! ¡Oh Dios! ¡Se terminó! Me parece... ¡Ay! ¡Recuerdos! ¡Vanos sueños! ¡Ah! Arturo mío, ¿dónde estás? ARTURO (Arrodillándose) A tus pies Elvira, ¡ah! ¡Perdóname! ELVIRA (Con estupor) ¿Arturo? ¡Eres tú...! ¡Bien mío! ¡Mi alegría! (Arrojándose en sus brazos) ¿eres realmente tú? ... ¿No me engañas? ARTURO ¿Engañarte...? ¡Ah, no, jamás! ELVIRA Entonces, ¿han concluido mis desdichas? ARTURO No temas... terminarán los problemas, ahora por fin, nos une el amor. Al mirarte un solo instante suspiro y encuentro consuelo, de todo llanto y de todo dolor que sufrí lejos de ti. ELVIRA (Para sí) ¿Qué él sufrió lejos de mí? (Dice la primera frase, para sí, precisamente como una persona que tiene la mente confusa por tristes recuerdos) ¿Cuánto tiempo...? ¿Lo recuerdas...? ARTURO Fueron tres meses. ELVIRA (Cogiendo a Arturo de la mano) ¡Ah! No: tres siglos de suspiros y de tormentos. ¡Fueron tres siglos de horror! Te llamaba a cada instante: ¡Vuelve Arturo, consuélame! y rompían mis palabras los sollozos de mi corazón. ARTURO ¡Oh, perdona!... Era una mísera prisionera... abandonada. ELVIRA Dime: si tú no la querías ¿por qué tuviste que seguirla? ARTURO ¿Finges o ignoras que ella iba a la muerte?... ELVIRA ¿Quién? Habla... ARTURO ¡La Reina! ELVIRA (Impresionada) ¿La Reina? (Se esfuerza para reunir las ideas) ARTURO Un momento de duda y la desgraciada hubiera sufrido horrenda muerte en el patíbulo. ELVIRA ¿De verdad? ¡Un destello de luz me aclara el pensamiento! Entonces... ¿me amas? ARTURO Y, ¿puedes dudarlo? ELVIRA Entonces, ¿quieres? ARTURO Estar contigo siempre. Ven a mis brazos. Amor, delicia y vida, nadie te apartará de mí mientras que te estreche en mi corazón. Te llamo... sólo a ti deseo... Ven, te lo repito: ¡Te amo! Te amo con un amor inmenso. ELVIRA Querido, no encuentro las palabras que expresen mi felicidad; siento que se eleva mi alma en un éxtasis de amor. A cada instante, anhelante, te llamo y sólo a ti deseo... Ven, te lo repito: te amo, te amo con un inmenso amor. (Elvira pone sobre su corazón la mano de Arturo. Se oye un sonido de tambor) ARTURO Aún se escucha ese molesto sonido. ¡Mis enemigos! (Ante ese sonido, Elvira empieza a vacilar) ELVIRA Sí, es un sonido funesto; lo conozco bien... ¡pero ya no lo temo! En mi alcoba desgarré el velo con el que ornó su cabeza... pisoteé sus adornos... y, en la aurora... ¿Conmigo vendrás al baile? ARTURO ¡Dios mio! ¿Qué estás diciendo? (Arturo se retira un paso y la mira fijamente, con estupor y miedo) ELVIRA Así, como tú me miras, me miran ellos, y entender ya no saben mis palabras... ¡El dolor! ¡El anhelo! (Elvira se toca la cabeza) ARTURO ¡Oh, vuelve en ti! ¿Desatinas? (Se oyen en el bosquecillo, diversas voces de hombres de armas que, al encontrarse se intercambian consignas) ESCUDERO I ¡Alto ahí! ESCUDERO II ¡Fiel batallón! ESCUDERO I ¿Quién vive? ESCUDERO II ¡Inglaterra! ¡Cromwell! ESCUDERO I ¡Viva! ESCUDERO II ¡Viva! TODOS ¡Vencerá! ARTURO ¡Es necesario que me vaya! ELVIRA ¿Quieres huir de mí otra vez? No; ella no te tendrá más. (Arturo toma de la mano a Elvira, que lo mira delirando. Ella se arroja a sus pies y se abraza a sus rodillas. Él quisiera desasirse de ella pero la infeliz se vuelve para gritar "Socorro") ARTURO Ven. ELVIRA Que te detenga mi dolor... ARTURO Calla... ELVIRA ¡Oh gentes... Él quiere huir! ARTURO Calla... ELVIRA ¡Ayuda, por piedad! ARTURO ¡Ah! Escena Tercera (Ricardo, Jorge, Bruno, soldados, con antorchas, castellanos y castellanas). JORGE, RICARDO ¿Está aquí Arturo? TODOS ¡Desgraciado! (Arturo percatándose de la demencia de Elvira, se queda petrificado de dolor, mirándola inmóvil sin importarle nada de lo que ocurre a su alrededor. Elvira, sin embargo, se queda estupefacta ante todo lo que sucede. Ricardo, a quien hacen eco los puritanos, se adelanto para proclamar la sentencia del Parlamento. A la palabra "Muerte", Elvira cambia de aspecto y cada uno de sus movimiento y actos evidencien que, este hecho tan tremendo, ha producido una conmoción en su cerebro y un total cambio en su entendimiento) RICARDO Caballero, te prende Dios, castigador de traidores. SOLDADOS Perecerá entre tormentos quien traicione a la patria y al honor. JORGE, MUJERES ¡Oh infeliz, un destino fatal hasta esta playa te ha guiado! ELVIRA (Con seguridad) Créeme, Arturo, ella no te ama; sólo yo te haré feliz. RICARDO, SOLDADOS "Arturo Talbo , la patria y Dios te han condenado a muerte". ELVIRA ¡Muerte! HOMBRES ¡Muerte! MUJERES ¡Ah! ¡Qué horror! HOMBRES ¡Dios reúne a los traidores! ELVIRA ¿Qué he escuchado? MUJERES (Entre ellas) ¡Se ha trasmutado! (Las mujeres miran a Elvira y rodeándola, observan todos los cambios que va mostrando su fisonomía) ¡Empalidece y se inflama! (Elvira en su mente razona aunque, como una persona que hubiera despertado de un largo sueño. Arturo, después de haberla contemplado y oyendo sus expresiones amorosas, le habla con un cariño inmenso, tomándole de las manos) A cuatro ELVIRA ¡Qué fúnebre voz siniestra me agita y despierta de mi martirio! ¡Si he sido tan necia de llevarlo a la muerte me tendrá como consorte en su morir! ARTURO ¡Creíase, la pobre, por mí traicionada, y llevaba su vida en tal martirio! ¡Ahora desafío a los rayos desprecio el destino sí, a tu lado, podré morir! RICARDO ¡Qué sonido fúnebre que abre una tumba, se me desploma en las sienes, me hiela el corazón! La suerte horrible mató ya la ira, me anhela e inspira piedad y dolor. JORGE Ese sonido fúnebre feroz retumba, sobre mis sienes y se abate helándome el corazón. Sólo puedo, ¡ay, mísero! temblar y estremecerme. No quedan lágrimas para mi dolor. PURITANOS Ese sonido fúnebre que abre una tumba profunda retumba y cae en el corazón. Dios terrible, en su venganza, al impío asaetea, exterminador. MUJERES ¡Qué sonido fúnebre feroz retumba, en el corazón y nos hace helar! Así, entre las lágrimas la esperanza nos hace confiar que Dios nos sonría con su piedad! (Los puritanos, mostrándose impacientes de retardar la ejecución de la sentencia, son entretenidos por las mujeres y por Jorge, Arturo permanece al lado de Elvira) CORO ¿A qué esperamos? ¡A la venganza! Dios manda a sus hijos que al fin la justicia se cumpla. RICARDO, JORGE, MUJERES ¡Sólo la crueldad habla por vosotros! ¡Aprended de la piedad de Dios! ARTURO ¡Vamos! ¡Vuelve en ti! ELVIRA ¡Me cae una horrible venda! ARTURO ¡Elvira mía...! ELVIRA ¡Aún estás vivo! ARTURO ¡Soy tuyo...! ELVIRA ¡Ah! ¡Tu perdón! ¡Por mí vas a la muerte, oh Arturo mío! ARTURO De tu suerte, culpable soy. ELVIRA Una despedida... BRUNO, HOMBRES ¡Me enciendo y me estremezco! ARTURO, ELVIRA ¡Un adiós! HOMBRES ¡Caiga al fin la espada vengadora sobre la cabeza del traidor! ARTURO (Vuelto a los puritanos, con desdén) ¡Deteneos! ¡Apartaos! ¡Temed mi furia! Ella está temblando, está expirando, pérfidas almas, sordas a la piedad, un sólo instante la ira frenad (De pronto, todos se paran porque se oye un sonido de cuerno de caza: varios soldados puritanos salen a indagar y vuelven guiando a un mensajero. Éste entrega una carta a Jorge quien, en compañía de Ricardo, la lee. Ambos se vuelven a los que les rodean con cara sonriente) CORO ¿Sonido de heraldos? Es un mensaje... Indaguemos. ¿Qué puede ser? JORGE ¡Alegraos, ah! ¡Sí, alegraos! Ya los Estuardo están vencidos. RICARDO Los cautivos ya tienen perdón. RICARDO, JORGE ¡Inglaterra tiene su libertad! RICARDO, PURITANOS ¡A Cromwell eterna gloria! ¡La victoria a él guiará! ELVIRA, ARTURO De los anhelos a la alegría extrema va esta alma arrebatada. Este instante de mi vida olvidar hace la angustia. CORO Alegraos, almas amorosas, de lo que ya fue un día doloroso; largos días felices para vosotros, este momento consignará y Amor coronará. ELVIRA ¡Oh! Siento, mi ángel bello, que poco en la tierra es un alma. A exultar en el júbilo que Amor nos dará. Bendeciré las lágrimas, la ansiedad y los suspiros. ¡Ah! Gozaré en el pálpito de tan querida felicidad. Sí, me deleitaré en tanta felicidad. RICARDO, JORGE, CORO ¡Sí! ¡Sí! El amor coronará de júbilo los tormentos, de tanta lealtad. Amor piadoso y tierno coronará de júbilo el ansia, los suspiros, los pálpitos, por tan gran lealtad. Coronará de júbilo, sí, tanta felicidad. ARTURO ¡Oh, felicidad! ¡Ah, Elvira mía, toda angustia se olvidó ya! ELVIRA ¡Oh! Siento, mi ángel bello, que poco en la tierra es un alma. A exultar en el júbilo que Amor nos dará. Bendeciré las lágrimas, la ansiedad y los suspiros. ¡Ah! Gozaré en el pálpito de tan querida felicidad. Sí, me deleitaré en tanta felicidad. FIN DE LA ÓPERA |