Iris      

Pietro Mascagni (Livorno 1863 - Roma 1945) estrenó su ópera Iris el 22 de noviembre de 1848 en el teatro Costanzi de Roma, siendo dirigida por el propio compositor.

El libreto, dividido en tres actos, es obra de Luigi Illica y su acción se desarrolla en Japón dentro de la corriente al uso del exotismo oriental.

La música destaca por sus melodías exquisitas, instrumentación rica en sonoridades orientales y el uso de nuevos medios de expresión que resaltan por su extremada audacia. El autor da prioridad al simbolismo de la acción respecto a la historia del drama, que en este sentido se puede comparar con Pelléas et Mélisande de Debussy.

El prólogo, magnífico, tiene una clara influencia wagneriana que culmina con el grandioso "Himno al Sol"; así mismo destaca el dúo de amor "Oh, come al tuo sottile"; la serenata de Osaka fingiendo ser Jor "Apri la tua finestra", es quizás la página más bella de toda la obra.

 

Discografía de referencia:

Director:
Cantantes:
Coro:
Orquesta:
Casa:
CD:
Año:
Gianandrea Gavazzeni
C. Petrella, Giuseppe di Stefano, S. Meletti, Boris Christoff.
Teatro de la Opéra de Roma
Teatro de la Opéra de Roma
MOVIMENTO MUSICA
2(ADD) (Grabación en vivo)
1956
Director:
Cantantes:
Coro:
Orquesta:
Casa:
CD:
Año:
Giuseppe Patané
Ilona Tokody, Plácido Domingo, Juan Pons, Bonaldo Giaiotti.
Radio Baviera
Radiodifusión de Munich
SONY (M2K-45526)
2(DDD)
1988
Director:
Cantantes:
Coro:
Orquesta:
Casa:
CD:
Año:
Gianuigi Gelmetti
Daniela Dessi, José Cura, Nicolai Ghiaurov, Roberto Servile
Opera de Roma
Opera de Roma
OPERA RICORDI
2(DDD) (Grabación en vivo)
1996

 

Personajes

IRIS

OSAKA

KYOTO

EL CIEGO

DHIA

Niña Japonesa

Joven rico y libertino

Alcahuete

Padre de Iris

Geisha

Soprano

Tenor

Barítono

Bajo

Soprano

La acción se desarolla en Japón en un pasado indeterminado

ATTO PRIMO


Addiocielo fatto di onde piene di
raggi di luna e di misteri!
La Notte abbandona il cielo; 
il suo lavoro vivificatore è 
finito; uomini e cose hanno 
riposato e sognato ; essa cede il
governo della vita al Giorno.
Come in un gran velario di nebbie,
tutto inonda una tinta diafana e
indecisa ; è la incertezza  del 
primo raggio, ma gradatamente poi,
ecco, i primi albori che si 
diffondono rispecchiandosi in 
scintille adamantine entro a le 
rugiade sui fiori, sulle erbe!
Nel piccolo giardino di Iris, i 
fiori, come curiosi bimbi, levano
i visi dalle chiomate corolle e 
guardano ad oriente. La casetta 
di Iris è ancora chiusa dentro alle
sue stuoie colorate e ai suoi 
battenti di quercia.
Il villagio, dietro quella grigia
macchia di alti, pallidi bambou,
eleva ancora indecisi nella 
penombra i suoi bizzarri tetti; e
il ruscello che lo divide dalla 
piccola casa di Iris mormora la sua
cadenza senza scopo, mesta o gaia
secondo che la luce, che scende e
vi penetra, effonde nelle sue acque
il riso o la lagrima de cielo.
E l'aria si riempie di fulgori!
E l'aria passa tra rami e fronde,
tra fiori ed erbe, tra piante e
case, e palpita!
O Luce, anima del Mondo!
Leggiere brume erranti fuggono ai
venti ; e al di là, lontano, 
lontano, nelle immensità profonde
dell'azzurro, immobili come un gran
mare calmo, già balenano rapidi 
splendori, echi di luce, vibrazioni
misteriose d'altri infiniti mondi
esultanti alla vita!
Or discendono i raggi; pallidi 
prima, poi rosei, caldi, vivi...
è il Giorno!
L'aurora trionfa:
le cose si disegnano rapide!

Ecco la scena: La allegra casetta
di Iris ; il suo giardino colla 
piccola siepe di biancospine in 
fiore ; nettamente ora spiccano i
pallidi e sottili bambou nel risalto
del villaggio; il ruscello canta 
gaio ed azzurro il ritornello che 
gli viene dalla canzone serena ed
azzurra del cielo ; e laggiù, là,
nell'estremo fondo, il Fousiyama,
alto come la brama degli umani 
anelanti alla gran pace del silenzio!

Il Fousiyama!
Ultimo appare egli, 
fantastica visione; 
ma sull'alta sua cervice,
immacolata per eternità di neve,
reca esso pel primo, alla vallea
dove vive Iris, il riflesso del 
primo raggio del Sole.
PRIMER ACTO


¡Adiós, cielo hecho de ondas plenas
de rayos de luna y de misterios!
La Noche abandona el cielo; 
su trabajo vivificante está 
terminado; los hombres y las cosas
han descansado y soñado; ella cede
el gobierno de la vida al Día.
Como un gran telón de niebla, 
inunda todo un color diáfano e 
impreciso; es la incertidumbre de
los primeros rayos, pero poco a poco
después, los primeros albores se
difunden ¡reflejándose en destellos
plateados en el rocío de las flores,
en la hierba!
En el pequeño jardín de Iris,
las flores, como curiosos bebés,
levantan la vista desde las rojas
coloras y miran hacia oriente. La
casita de Iris está todavía cerrada
tras sus esteras coloreadas y sus
puertas de encina.
El pueblo, tras aquella mancha gris
de lo alto, pálidos bambús, eleva
todavía indecisa en la penumbra sus
singulares techos; y el arroyo que
lo separa de la pequeña casa de Iris
murmura su cadencia sin intención,
triste o alegre según que la luz,
que desciende y lo penetra, 
infunda en sus aguas la risa o la
lágrima del cielo.
¡Y el aire se llena de fulgores!
¡Y el aire pasa entre ramas y copas,
entre flores e hierbas, entre 
plantas y casas, y palpita!
¡Oh Luz, espíritu del Mundo!
Ligeras brumas errantes huyen con
los vientos; y con el día allá, 
lejano, lejano, en la inmensidad
profunda del cielo, inmóvil como un
gran mar en calma, ya relampaguean
esplendores rápidos, ecos de luces,
¡vibraciones misteriosas de otros
mundos exultantes a la vida! 
¡Ahora descienden los rayos; 
primero pálidos, después rosados,
calientes, vivos... es el Día!
¡La aurora triunfa: 
todo se distingue rápidamente!

Ésta es la escena: La alegre casita
de Iris; su jardín con el pequeño
seto de espino albar en flor;
claramente ahora resaltan los pálidos
y sutiles bambúes resaltando del
pueblecillo; el arroyo canta alegre
y azul el estribillo que le viene
de la canción serena y azul del
cielo; y allá lejos, allí, en el
lejano fondo, el Fujiyama, alto
como el anhelo de los humanos de
la gran paz del silencio!

¡El Fujiyama!
Es lo último en aparecer, visión
fantástica; y allí, sobre su alta
cerviz, inmaculada por nieves
eternas, aparecen los primeros
destellos que llegan al valle donde
vive Iris, reflejos de los primeros
rayos del Sol.

LA NOTTE

I PRIMI ALBORI

I FIORI

L'AURORA

IL SOLE (coro invisibile)
Son Io ! Son Io la Vita!  
Son la Beltà infinita, 
la Luce ed il Calor. 
Amate, o Cose! dico :
Sono il Dio novo e antico, 
son l'Amor!
Amate!
Per me gli augeli han canti, 
I fior profumi e incanti, 
profumi i fior, 
l'albe il color di rose, 
e palpiti le cose. 
Per me han profumi 
e incanti i fior.

IL SOLE APPARE
Dei Mondi Io la Cagione;
dei Cieli Io la Ragione!
Uguale Io scendo ai Re, 
sì come a te, mousmè! ecc. 
Pietà è l'essenza mia, 
eterna Poesia, Amor!

IL GIORNO SPUNTA
Calore, Luce, Amor! Amor!

IRIS 
(sul limitare della casa)
Ho fatto un triste sogno pauroso,
un sogno tutto pieno di 
draghi, mostri, 
volanti chimere 
e di striscianti cólubri.

(Scende lentamente nel 
piccolo giardino.)

S'era malata la mia amica bambola,
ond'io, tutta piangente, 
l'aveaposta in giardino a riposare
entro un cespo di rose. 
Intorno a lei tacea 
tutto il giardino;
non più canti di gigli, 
canzoni di gardenie e porporine 
nè voli di libellule;
avevo detto ai fior:
"Tacete, o fiori!
Malata è la mia bambola!
"Quand'ecco in ciel 
vol di bianche cicogne 
fuggire spaventate! Guardo!
Pieno è il giardin 
di mostri orribili 
che la mia bimba insidiano!
Accorro a sua difesa!
Prego! Lagrimo!
"Lasciatemi l'amica!"
Ma una fenice spiega in ruote 
e in giri fantastici la coda 
che come serpe 
avvinghia la piccina,
allarga l'ali... 
e fugge!

(alzando le braccia verso il cielo)

Ma, Sol, 
tu vieni ed il sogno è bugìa...
Guarita è la piccina, la piccina!

(Corre entro la casa, vi prende 
una bambola, poi rapidamente 
tornando sul giardino, alza verso
il sole la sua bambola, e con 
grazia le agita le manine)

Vieni e saluta il Sole!

IL CIECO 
(dall'interno)
Con chi parli?

IRIS 
O padre mio, col Sole!
(Depone la bambola su un vaso 
di fiori ed entra nella casa.)

(Già da tempo Osaka e Kyoto si 
sono veduti spiare il luogo, 
nascosti dietro il gruppo di 
bambù. Cautamente si sono avanzati
lungo la siepe, finchè Osaka ha 
scorto Iris in cui essa entra nella
casa. Osaka la indica a Kyoto.)

OSAKA
È lei! è lei!

KYOTO
È la figlia del cieco.

OSAKA
La voglio!

KYOTO
Tu l'avrai!

OSAKA
Non farle male!

KYOTO
Non sciupo la mia merce!

OSAKA
Che se! Bada!

KYOTO
Son noto al Yoshiwara! 
Non temere!

OSAKA
Sta ben!

KYOTO
Soltanto : ho d'uopo di tua voce
alla trama ch'io medito sottile,
pieghevol come salce 
è la tua voce.

OSAKA
È ver; ho voce acuta;
imita il suono, 
il bisbigliar d'augelli, 
il chiacchierare 
d'irrequiete fanciulle. 
La mia voce vibra nell'aria,
desta gli echi ai monti 
e vola alta nel ciel 
come cicogna o falco.

KYOTO
Essa m'occorre!

OSAKA
E la fanciulla?

KYOTO
Supponi ch'essa già sia cosa tua.
Andiamo a prepararci un viso!

OSAKA
Andiamo!

KYOTO
Prudenza vuol così!
Ignoti e cáuti!

OSAKA
Cáuti? Ignoti?

KYOTO
Sì!

OSAKA
Già mi diverto e godo già!

OSAKA, KYOTO
La vita è così bella.

(Passano il ponte e scompaiono.)

(Suo limitare della casa appare 
il Cieco, che la figlia Iris guida
amorosamente)

IL CIECO
Voglio posare 
ove è più caldo il sole!

IRIS 
Qui, padre.

IL CIECO
Sì... Oh, il buon raggio!
M'avviva! Or dammi il mio rosario.
Vuò pregare!

IRIS 
(porgendo al padre il rosario)
Ecco il rosario!

IL CIECO
E tu hai pregato?

IRIS
Sì! Inaffierò i miei fiori, 
intanto.

(Iris coglie un crisantemo e se
lo pone fra i capelli.)

IL CIECO
Io prego.

(Il cieco prega silenziosamente,
immobile, movendo sola le dita per
fare scorrere le grana del rosario.)
Dal villaggio si avanza un gruppo
di lavandaje; portano a braccio, o
sul capo, delle ceste di giunchi)

LE MOUSMÈ 
Al rio!  Al rio! 
È il plenilunio!Al rio!
L'acqua è limpida e tiepida!
Sciuga il bucato al sole 
e la lavanda è in fiore;
è il plenilunio!
Fra loti ed iridi, 
felci e ninfee 
e nenufari gelsominee 
scorre la rapida onda fuggente;
carezza il piè delle mousmè, 
viene il suo bacio dalla sorgente!
Bacio di rio, bacio di Dio!

(Torcebdo i lini)

Contorci e attorta!
Acqua corrente 
da lungi porta cento profumi;
l'odor del muschio 
colto dall'onde
fra zolle e dumi 
di cento sponde!

IRIS 
(occupandosi dei fiori)
In pure stille, 
gaie scintille 
scende la vita!
L'acqua s'effonde per vie profonde.
Bevi la vita, 
alga cerulea!
Tu, margherita, leva il candore 
della tua chioma!
O cilestrino fiore di mey, 
neve odorante, tu, gelsomino;
e tu, olezzante fiore di amoma!
La varia chioma leva, 
o coriando,
Fiore di monte!

IL CIECO
Tu mi hai tolto la vista 
ma io vedo la Tua Grandezza;
la tua Grandezza io la sento;
essa parla all'anima mia!
La bellezza della Vita creata da Te
mi penetra col Sole 
nella mia vecchia persona!
Tu sei Grande e Buono!
La Vita è pur tuttavia 
sempre un cammino faticoso, 
ma è aggradevole se io 
penso che conduce a Nirvana!

LE MOUSMÈ
...Fra zolle e dumi 
di cento sponde.

IL CIECO
Io cammino anelando all mèta!

IRIS
In pure stille, 
vive scintille 
l'acqua penetra 
fra pietra e pietra 
e all'appassita radice ascosa 
dona la forza, dona la vita!

LA NOCHE

LOS PRIMEROS RAYOS

LAS FLORES

LA AURORA

EL SOL (coro invisible)
¡Soy yo! ¡Soy la vida!
Soy la belleza infinita,
La luz y el calor.
¡Amadme, oh criaturas! Os digo:
¡Soy el Dios nuevo y antiguo,
soy el amor!
¡Amadme!
Por mi causa los pájaros cantan,
las flores perfuman y embriagan,
exhalan aromas embriagadores,
el alba tiene color de rosa,
y las criaturas su pálpito.
Por mí las flores perfuman
y embriagan.

AMANECER
¡Soy el origen del Mundo;
del cielo y de la razón!
Ilumino tanto al rey,
como a ti, hermanita! etc. 
La piedad es mi esencia,
la eterna poesía, el amor!

EL DÍA DESPUNTA
¡Calor, luz amor, amor!

IRIS
(en el umbral de la casa)
He tenido un horrible sueño,
un sueño lleno de
dragones y monstruos,
quimeras voladoras
y serpientes rampantes.

(Baja lentamente hacia
el pequeño jardín)

Mi muñeca se había puesto enferma,
y yo, llena de lágrimas,
la había puesto en el jardín a 
descansar en el macizo de rosas.
Entorno a ella todo el jardín
se permanecía en silencio;
no cantaban las rosas púrpuras,
ni las gardenias ni los lirios,
ni las libélulas volaban;
yo les dije a las flores:
"¡Flores, callaros!"
¡Mi muñeca está enferma!
"Cuando, en el cielo
una bandada de blancas cigüeñas
huían espantadas! ¡Las miré!
¡El jardín estaba lleno 
de horribles monstruos 
que perseguían a mi muñeca!
¡Corro a defenderla!
¡Ruego! ¡Lloro!
¡"Dejad a mi amiga"!
Pero un astuto fénix 
desplegó su fantástica cola
que, como una serpiente, 
se enroscó sobre la pequeña,
desplegó sus alas y...
¡huyó con ella!

(alzando los brazos al cielo)

Pero tú, sol,
llegas y el sueño se desvanece...
¡Curada está la pequeña!

(Corre dentro de la casa, coge una
muñeca y rápidamente vuelve al 
jardín, alza la muñeca hacia el 
sol y con gracia le mueve la mano
a modo de saludo)

¡Ven y saluda al sol! 

EL CIEGO
(desde el interior)
¿Con quién hablas?

IRIS
¡Oh padre mío, con el sol!
(Deja la muñeca en un tiesto de 
flores y entra en la casa)

(Desde hacía unos instantes, Osaka
y Kioto espiaban, detrás de un 
macizo de bambúes, el jardín. Con
precaución avanzan a lo largo del 
seto hasta que Osaka ve entrar a
Iris en la casa. Osaka la señala
a Kyoto)

OSAKA
¡Es ella! ¡Es ella!

KYOTO
Es la hija del ciego

OSAKA
¡La deseo!

KYOTO
¡La tendrás!

OSAKA
¡No le hagas daño!

KYOTO
¡Sé cuidar de mi mercancía!

OSAKA
¡De acuerdo! ¡Ten cuidado!

KYOTO
¡Tengo buena reputación en Yoshiwara!
¡No te preocupes!

OSAKA
¡Está bien!

KYOTO
Únicamente necesito de tu voz
para el plan sutil que he pensado,
pues tu voz es tan flexible 
como una rama de sauce.

OSAKA
Es cierto, tengo una voz aguda;
su sonido es semejante
al gorgoteo de los pájaros,
a los chillidos de 
los niños traviesos.
Mi voz vibra en el aire,
despierta ecos en las montañas
y vuela tan alto en el cielo
como la cigüeña o el halcón.

KYOTO
¡Me hará falta!

OSAKA
¿Y la muchacha?

KYOTO
Da por sentado que es ya tuya.
¡Vamos a preparale el escenario!

OSAKA
¡Vamos!

KYOTO
¡Necesitamos ser prudentes!
¡Pasemos desapercibidos!

OSAKA
¿Cautos? ¿Prudentes?

KYOTO
¡Sí!

OSAKA
¡Ya empiezo a gozar y a divertirme!

OSAKA, KYOTO
La vida es tan bella.

(Salen de la escena)

(Iris sale de la casa guiando a su
padre ciego, se dirigen hacia el
jardín)

EL CIEGO
¡Quiero descansar
donde el sol caliente!

IRIS
Aquí, padre

EL CIEGO
Sí... ¡Oh, qué sol tan bueno!
¡Me da fuerzas! Dame el rosario.
¡Voy a rezar!

IRIS
(dándole el rosario)
¡Toma!

EL CIEGO
Y tú ¿has rezado?

IRIS
¡Sí! Mientras tanto 
me ocuparé de mis flores.

(Iris coge un crisantemo y 
se lo pone en la cabeza)

EL CIEGO
Rezo.

(El ciego reza en silencio, 
moviendo sólo su mano para pasar
las cuentas de su rosario. Por el
camino viene un grupo de muchachas,
son lavanderas; llevando al brazo o 
sobre la cabeza las cestas de ropa)

MUCHACHAS
¡Al río! ¡al río!
¡La luna está llena! ¡al río!
¡El agua está tibia y limpia!
La colada se seca al sol
y la lavanda está florecida,
¡es plenilunio!
¡A través de los helechos y lotos,
lirios y ninfeas,
nenúfares y jazmines
avanza rápida el agua que huye;
acaricia el pié de las muchachas, 
y la corriente nos trae su beso!
¡Beso del río, beso de Dios!

(Escurriendo las sábanas)

¡Tuerce y retuerce!
El cristalino líquido nos trae 
desde lejos cien perfumes;
y el olor del musgo, 
disuelto por el agua,
impregna los prados y arenas 
de cientos de riberas!

IRIS
(cuidando de las flores)
¡Bajo la forma de gotas puras, 
de alegres destellos,
renace la vida!
El agua fluye por caminos profundos.
¡Bebe la vida,
alga irisada!
¡Tú, margarita, renueva el candor
de tu cabellera!
Oh las celestes flores de la laguna,
fragante blancura eres, tú, jazmín,
y tú, olorosa flor de amonio!
¡Renueva tu variada cabellera,
oh cilantro,
flor del monte!

EL CIEGO
Tú me has quitado la vista
pero veo tu grandeza;
tu grandeza yo la percibo;
¡Ella le habla a mi alma!
¡La belleza de la vida creada por Ti
penetra junto con el sol
en mi viejo cuerpo!
¡Tú eres grande y bueno!
¡La vida sin embargo,
es siempre un camino fatigoso,
pero es agradable de recorrer
si se piensa que conduce al nirvana!

MUCHACHAS
...los prados y arenas 
de cien riberas! 

EL CIEGO
¡Camino anhelando la meta!

IRIS
¡Bajo la forma de gotas puras, 
de alegres destellos,
el agua penetra
entre las piedras
y a la oculta raíz marchita
le da la fuerza, le da la vida!

IL CIECO
Tu mi hai tolto la vista,
ma mi hai dato quella
degli occhi d'Iris;
mi hai dato un Genio
buono e gentile;
Non son solo!
Io dico la Tua Grandezza!

LE MOUSMÈ 
(torcendo ancora i lini)
Contorci...

IRIS
Ristora!

LE MOUSMÈ
...e attorta!

IRIS
Irrora!

LE MOUSMÈ
Ha raggi il sole;
ha timi il prato,
il lino candido
biancheggia ed ole.

IRIS
Thea odorosa, fiore divino,
gardenia, rosa, vita bevete!
Bevete, fiore, mente, verbene,
e olezzi é balsami 
pel mio giardino, fiore, 
espandete! O fior!

LE MOUSMÈ
Ha raggi il sol!

(Suoni lontani di striduli sàmisen,
di gongs e di tamburelli ; Iris e
le mousmè guardano con sorpresa 
verso la strada che conduce 
al ponte.)

IRIS
Giù per la via ne viene 
un gaio suono!

LE MOUSMÈ 
(ascoltando ansiose)
Son sàmisen, tamburi 
e risonanti cymbali e gongs!

IL CIECO 
(ad Iris)
Lontano?

IRIS
S'avvicina!

IL CIECO
Iris, chi son? Le vedi?
Guarda!

IRIS 
(Si avvicina alla siepe, 
guardando verso il fondo.)
Guardo!

LE MOUSMÈ
Son commedianti!
Sono guèchas!
Vengono!

IRIS
Oh, padre...

IL CIECO
Di'!

IRIS
È il Teatro dei Pupi!

IL CIECO
Stammi presso, fanciulla!

IRIS
Sto alla siepe!

IL CIECO
Sono vagabondi!

IRIS
Obbedirò!

(Torna presso il padre e lo 
rassicura.)

LE MOUSMÈ
Ritardiamo il ritorno?

(Osaka e Kyoto, entrambi camuffati
da istrioni girovaghi, sbucano dal
fondo con un codazzo di suonatori,
guèchas e samouraïs, al suono di
sàmisen, gongs, tamburelli : le 
mousmè corrono incontro curiose,
e battono festosamente le mani nel
vedere che si tratta d'una 
rappresentazione di Pupi ; Osaka
e Kyoto scendono dal ponte, seguiti
dalla loro compagnia ; le mousmè 
curiose, fanno cerchio ; mentre ad
un cenno di Kyoto alcuni degli 
istrioni piantano il Teatro dei
Pupi.)

Rimaniamo!
Col bucato più tardi torneremo!
Ecco le guèchas!
Tutte a veli...
È numerosa assai 
la compagnia!
Veh ! quattro guèchas!
Sono due gli attori!
Son quattro i suonatori!
Eccoli! Vengono!
Eccoli! Vengono!

IRIS 
(Attratta dalla curiosità, si pone
ad osservare dietro la siepe.)
Dietro alle biancospine mi metto!

KYOTO 
(rivolto alle mousmè pur tenendo
d'occhio Iris che si è avvicinata
alla siepe del suo giardino, 
guardando ansiosamente)
Io son Danjuro
Il padre dei Fantocci
Che nelle mie commedie
Faccio sposi alle gentili bambole!

(rivolto ai suonatori)

Olà, musica!
Mousmè, 
tenete pupe da marito?

LE MOUSMÈ
Sì che ne abbiamo;
E sono buone e belle!

IRIS
Come la mia, no...
Non ve n'ha ; sto certa!

LE MOUSMÈ
È un Teatro di lusso!

IL CIECO
(chiamando)
Iris!

IRIS 
(al padre)
Sto qua !

KYOTO
Ora daremo rappresentazione!
Udrete i Pupi miei dir 
tante cose...
Tutte maravigliose e dotte assai!
parlar udrete Jor,

(accentando e sorvegliando 
sempre Iris)

Figlio del Sole e Dhia,

(In questo frattempo il Teatro 
sarà stato montato ; ai suo lati
due paraventi.)

La bella figlia sventurata,
ma più non voglio dir...
Udrete, e basta!
Ehi, musica!

(Ai suonatori, mentra fa cenno alle
mousmè di far silenzio, e di far
largo. In pari tempo distribuisce
i Pupi ad alcuni del suo seguito,
e parla sottovoce ad Osaka. Durante
gli ultimi preparativi le mousmè
seguono gioncchioni, facendo cerchio
intorno al Teatrino)

Preparerò la scena !

LE MOUSMÈ
Poniamci tutte intorno.

KYOTO
Osaka attento!

OSAKA
Non dei temer!

KYOTO
La parte?

OSAKA
Io la ricordo,
E non ne fallo un ette!

(I suonatori si mettono accosciati
a terra davanti al Teatrino.)

KYOTO
E la piccina?

(Mentre continua a parlare con 
Osaka, colloca dietro i paraventi
la guècha cantatrice, el e tre 
guèchas danzatrici.)

OSAKA
Guarda... con occhi larghi
come foglie di loto 
e di nelumbo !
Sta alla siepe!

KYOTO
Vedrai, ne la trarremo!
Ora l'adesco!
È la curiosità infallibil àmo!

(Osaka e Kyoto si collocano dietro
il paravento a destra del Teatrino
da dove possono spiare i movimenti
d'Iris, pure eseguendo le loro 
rispettive parti.)

LE MOUSMÈ
Facciam silenzio!
Già danno principio!

(Rimangono silenziose e attente.
Si alza il sipario del Teatrino,
e Kyoto fa cenno d'introdurre in
scena Dhia.)

EL CIEGO
Tú me has quitado la vista,
pero me has dado la
de los ojos de Iris;
me has dado un elfo
bueno y gentil;
¡no estoy solo!
¡Yo anuncio Tu Grandeza!

MUCHACHAS
(retorciendo aún las sábanas)
Retuerce...

IRIS
¡Restaura!

MUCHACHAS
... y estruja!

IRIS
¡Irradia!

MUCHACHAS
El sol muestra sus rayos;
tiene tomillo el prado,
el cándido lino
se blanquea y perfuma.

IRIS
¡Té oloroso, flor divina,
gardenia, rosa, bebed la vida!
¡Bebed, flores, menta, verbena,
y fragancias y bálsamos 
por mi jardín, flores, 
esparcid! ¡Oh flores!

MUCHACHAS
¡El sol muestra sus rayos!

(Sonido lejano de estridentes 
samisens, de gongs y tamborcillos;
Iris y muchachas miran con sorpresa
hacia el camino que conduce 
al puente.)

IRIS
¡Abajo por el camino 
viene un alegre sonido!

MUCHACHAS
(escuchando ansiosas)
¡Son samisen, tambores 
y resonantes címbalos y gongs!

EL CIEGO
(a Iris)
¿Lejano?

IRIS
¡Se acerca!

EL CIEGO
Iris, ¿quiénes son? ¿Los ves?
¡Míra!

IRIS
(Se acerca al seto, 
mirando hacia el fondo.)
¡Estoy mirando!

MUCHACHAS
¡Son comediantes!
¡Son geishas!
¡Vienen hacia acá!

IRIS
Oh, padre...

EL CIEGO
¡Dime!

IRIS
¡Es el teatro de marionetas!

EL CIEGO
¡Permanece junto a mi, muchacha!

IRIS
¡Estoy en el seto!

EL CIEGO
¡Son vagabundos!

IRIS
¡Obedeceré!

(Regresa junto a su padre 
y lo tranquiliza.)

MUCHACHAS
¿Retrasamos la vuelta?

(Osaka y Kyoto, los dos disfrazados
de actores callejeros, aparecen
desde el fondo con un cortejo de
músicos, geishas y samurais, al 
sonido de gongs, tamboriles: las
muchachas corren a su encuentro
curiosas, y aplauden festivamente
al ver que se trata de una 
representación de Marionetas; Osaka
y Kyoto bajan el puente, seguidos
de su compañía; las muchachas 
curiosas, los rodean; mientras 
tanto ante un gesto de Kyoto algunos
de los actores montan el teatro de
marionetas.)

¡Quedémosnos!
¡Con la ropa volveremos más tarde!
¡Aquí están las geishas!
Todas con velas...
¡Es verdaderamente numerosa
la compañía! 
¡Mira! ¡cuatro geishas!
¡Son dos los actores!
¡Son cuatro los músicos!
¡Aquí están! ¡Vienen!
¡Aquí están! ¡Vienen!

IRIS
(Atraída por la curiosidad, se pone
a observar junto al seto.)
¡Junto al espino albar me pongo!

KYOTO
(girado hacia las muchachas, pero
con los ojos fijos en Iris, que se
ha acercado al seto de su jardín,
mirando ansiosamente)
¡Yo soy Danjuro
el padre de las marionetas
que en mis comedias
hago esposas a las gentiles muñecas!

(girado hacia los músicos)

¡Hola, música!
Muchachas, 
¿tenéis muñecas que casar?

MUCHACHAS
Sí que tenemos;
¡y son buenas y bellas!

IRIS
¡Como la mía, no...
no las hay; estoy segura!

MUCHACHAS
¡Es un teatro de lujo!

EL CIEGO
(llamando)
¡Iris!

IRIS
(a su padre)
¡Estoy aquí!

KYOTO
¡Ahora daremos una representación!
Escucharéis a mis muñecos decir 
tantas cosas...
¡todas maravillosas y muy sabias!
Escuchareis hablar a Jor,

(mirando y vigilando 
siempre a Iris)

Hijo del Sol, y a Dhia,

(En este momento el teatro ya 
estará montado; a sus costados 
dos mamparas.)

la bella hija desaventurada,
pero no quiero contar más...
¡Escucharéis, y basta!
¡Ey, música!

(A los músicos, mientras hace gestos
a las muchachas de guardar silencio,
y de abrir paso. Distribuye los 
muñecos entre algunos de su séquito,
y habla por lo bajo con Osaka. 
Durante los últimos preparativos
las muchachas se arrodillan haciendo
círculo en torno del teatrillo.)

¡Prepararé la escena!

MUCHACHAS
Pongámonos todas alrededor.

KYOTO
¡Osaka, atento!

OSAKA
¡No te preocupes!

KYOTO
¿Tu parte?

OSAKA
La recuerdo.
¡No fallo ni una letra!

(Los músicos se ponen acurrucados
en tierra ante el teatrillo.)

KYOTO
¿Y la pequeña?

(Mientras continúa hablando con
Osaka, coloca entre las mamparas
a la geisha cantante, y a las tres
geishas danzarinas.)

OSAKA
Nos mira... ¡con ojos largos
como flor de loto blanco 
y de la India!
¡Está en el seto!

KYOTO
¡Ya verás, la atraeremos!
¡Ahora, a seducirla!
¡La curiosidad es infalible amo!

(Osaka y Kyoto se colocan tras las
mamparas a la derecha del teatrillo
desde donde pueden espiar los 
movimientos de Iris, y al mismo 
tiempo recitar sus papeles)

MUCHACHAS
¡Hagamos silencio!
¡Ya van a empezar!

(Permanecen silenciosas y atentas.
Se alza el telón del teatrillo, y
Kyoto hace gestos para introducir
en escena a Dhia.)
LA RAPPRESENTAZIONE

DHIA (una guècha)
Misera! Ognor qui sola!
Unque mai mi consola!
Morte rapì mia madre!
Ridotta è mia famiglia
a un collerico padre
che non ama la figlia!
Ho vesti brutte e lacere,
scarne braccia e sottili,
gote pallide e grame;
son malata ed ho fame.
E sono le mie lacrime
Mie gemme e miei monili!
Chi ascolta i miei dolori?
Non ho amiche nè fiore!

OSAKA
(sottovoce alla guècha)
Brava!

KYOTO
Attrice valente!

LE MOUSMÈ 
(Fanno i loro commenti.)
Come forza le lacrime, 
la povera fanciulla!
Davvero fa pietà!

OSAKA 
(indicando le mousmè)
Vè come stanno attente!

LE MOUSMÈ 
(chiamando Iris)
Iris, vientene qua;
di là tu vedi nulla!

(Kyoto, imitando la voce rauca di
un vecchio catarroso, fa le più 
strane grida del mondo, picchiando
forte sul legno del Teatro a dare
l'idea dell'avvicinarsi del vecchio,
iracondo ed inumano genitore.)

IRIS 
(al le mousmè)
Vedo!
Qui resto; grazie!

DHIA
Ah, mio padre! Lo sento!

LE MOUSMÈ
Ecco il padre!

(Apparisce sul teatrino il pupo 
Padre ; le mousmè fanno segni di
spavento e di meraviglia.)

DHIA
Tremo dallo spavento!

LE MOUSMÈ
Che ceffo!
Me lo sogno stanotte!

IL PADRE (KYOTO) 
(con voce terribile)
Ah, sciagurata putta!
Sono stanco di mantenermi 
questa sciocca vana, 
inutil, neghittosa, scioperata!

DHIA
Ah, padre mio!

IL PADRE
Preparati! Io ti vendo 
al gran mercato di Simonosaky!

DHIA
No, padre, no, non vendermi!

IL PADRE
Preparati!

OSAKA
La piccina si muove!
Forza al dialogo!

(Iris commuove, e con gesti 
concitati segue la svolgersi del
dramma.)

DHIA 
(Cade ai piede del pupo Padre)
Per la luce del sole 
e delle stelle,
tienmi ancora con te!
Che vuoi ch'io faccia?

OSAKA 
(indicando Iris)
Ha gli occhi rossi, rossi!

IL CIECO 
(chiamando la figlia)
Iris !

IRIS
Sto qua!

IL PADRE
Al gran mercato di Simonosaky
tu troverai padrone!
Io sono stanco d'averti qui con me!
Tu mangi troppo 
e non mi rendi nulla. 
Ond'io ti vendo!

LE MOUSMÈ 
(Impressionate da tante crudeltà,
sono furenti contro il pupo Padre)
Vecchio lercio! Furfante!
Musa da vecchia arpia!

DHIA 
(con grido straziante e disperato)
Uccidimi, piuttosto 

IL PADRE
Basta! Ho detto!

(Se ne va.)

LE MOUSMÈ
È sordo alle sue tante 
lacrime disperate!

(urlando, e minacciando coi pugni
il padre tiranno, mentre questi 
se ne va)

Pigliamolo a sassate!
Orco! Vampiro! Via!

OSAKA
Si scalda il nostro pubblico!

KYOTO
È in furore!

DHIA
Morire! Sì... Finire!

OSAKA
Quasi, quasi t'uccidono 
davvero il pupo Padre!

IRIS
Oh, la istoria pietosa!
Mi par che dentro al core 
mano mi prema e tocchi!
M'offende un gran dolore 
che mi rende affannosa!

DHIA
Deh, prendimi con te, 
Genio del Bene!
Portami teco 
dove non si soffre!

IRIS
Come è triste il suo canto!
Ho volontà di pianto nell'anima...
E negli occhi!

KYOTO 
(ad Osaka)
Or tocca a te! 
Dolcissimo!

OSAKA
Dolcissimo!

JOR, figlio del Sole (OSAKA)
Apri la tua finestra!
Jor son io 
che vengo al tuo chiamar,
povera Dhia!
Apri la tua finestra 
al raggio mio!
Apri il tuo cor 
a mia calda malìa!
Jor ha ascoltata, o Dhia,
la tua preghiera!
Apri l'anima tua,
fanciulla, al Sole!
Apri l'anima tua alle mie parole!
Apri il tuo cuore a me, 
fanciulla, e spera!
Tu vuoi morir?
Morire io ti farò 
ma ti farò morir dal Sol baciata,
poscia al paese eterno ti trarrò...
Ove, o fanciulla, 
tu sarai amata!

KYOTO 
(vedendo l'impressione che la voce
di Jor ha fatto sull'animo d'Iris)

È questa poesia gran ciurmatrice!
Due motti, due bisticci 
ch'uno dice 
e una fanciulla inconscia 
come questa...
Vi si sdilinque e vi perde la testa

(Poco a poco una finestra del 
Teatrino si illumina, poi si apre
e si scorge il Pupo d'Jor, figlio
del Sole : Dhia s'inginocchia 
innanzi a lui. Iris, quasi 
affascinata da tale spettacolo,
abbandona la siepe del suo giardino
e si accosta al Teatro.)

IRIS
De' sogni il triste verde 
disvanisce e si perde!
Quali i vani bagliori 
d'erranti, misteriose 
lucciole luminose 
se ne vanno i dolori!

KYOTO 
(alle danzatrici)
Or, guèchas, 
quando termina il duetto, danzate e
fate... senza dar sospetto!

DHIA
Io muoio! Prendimi!
Tua m'abbandono!
Portami al mondo eterno della Luce!
Salgo a Nirvana!
È JOR che mi conduce!
Jor, son tua!
A te tutta mi dono!

IRIS 
(a Dhia)
No, tu non muori, Dhia!
Tu ascendi alle alte nuvole 
di rose e di viole!
Con Jor tu ascendi, o bambola,
al paese del Sole 
e della Poesia!

JOR
Or muori, dunque!

(Dhia cade stecchita, mentre Jor
invoca sulla morta pupa le danze
celesti)

Danzatrice alate, intorno a lei
che a me ne vien, danzate!

(a Dhia)

Ti coprirò di zaffiri e topazi!
Vieni agli amori 
degli eterni spazi!

(Con gran stupore del pubblico,
Jor avvinghia Dhia, e così 
abbracciati si vedono i due pupi
innalzarsi lentamente per salire
al... Nirvana, mentre cala il 
sipario del Teatrino; in pari 
tempo le tre guèchas mascherate
si collocano innanzi, pronte 
alla danza.)
LA REPRESENTACIÓN

DHIA (una geisha)
¡Miserable! ¡Siempre aquí sola!
¡Nadie nunca me consuela!
¡La muerte raptó a mi madre!
¡Reducida está mi familia
a un colérico padre
que no ama a la hija!
Llevo vestidos sucios y rotos,
brazos descarnados y delgados,
mofletes pálidos y pobres;
estoy enferma y tengo hambre.
¡y son mis lágrimas
mis gemas y mis collares!
¿Quién escucha mis dolores?
¡No tengo amigas ni flores!

OSAKA
(a la geisha)
¡Muy bien!

KYOTO
¡Actriz valiente!

MUCHACHAS
(entre ellas)
¡Cómo fuerza las lágrimas,
la pobre muchacha!
¡De verdad que da compasión!

OSAKA
(indicando a las muchachas)
¡Mira cómo están atentas!

MUCHACHAS
(llamando a Iris)
Iris, vente hasta aquí;
¡desde ahí tú no ves nada!

(Kyoto, imitando la voz bronca de
un viejo catarroso, da los más 
extraños gritos del mundo, golpeando
fuerte sobre los maderos del teatro
para dar la idea de la llegada del
viejo e inhumano progenitor)

IRIS
(a las muchachas)
¡Veo bien!
¡Aquí me quedo; gracias!

DHIA
¡Ah, padre mio! ¡Lo siento!

MUCHACHAS
¡Aquí está el padre!

(Aparece en el teatrillo el muñeco
del padre; las muchachas hacen 
gestos de miedo y maravilla.)

DHIA
¡Tiemblo del espanto!

MUCHACHAS
¡Qué cara!
¡Tendré pesadillas esta noche! 

EL PADRE (KYOTO)
(con voz terrible)
¡Ah, desgraciada niña!
¡Estoy harto de mantener
a esta boba ociosa,
inútil, perezosa, holgazana!

DHIA
¡Ah, padre mío!

EL PADRE
¡Prepárate! ¡Voy a venderte
en el gran mercado de Simonosaky!

DHIA
¡No padre, no, no me vendas!

EL PADRE
¡Prepárate!

OSAKA
¡La pequeña se mueve!
¡Más fuerza al diálogo!

(Iris se conmueve, y con gestos
excitados sigue el discurrir del
drama.)

DHIA
(a los pies del muñeco del padre)
Por la luz del sol 
y de las estrellas,
mantenme aún contigo!
¿Qué quieres que haga?

OSAKA
(indicando a Iris)
¡Tiene los ojos rojos, rojos!

EL CIEGO
(llamando a su hija)
¡Iris!

IRIS
¡Aquí estoy!

Il PADRE
¡En el gran mercado de 
Simonosaky encontrarás un amo!
¡Estoy harto de tenerte conmigo!
Comes demasiado 
y no me rindes nada.
¡Allí te voy a vender!

MUCHACHAS
(Impresionadas de tanta crueldad,
están furiosas contra el padre)
¡Viejo sucio! ¡Bribón!
¡Cara de vieja arpía!

DHIA
(con un grito desesperado)
¡Mátame antes de eso!

EL PADRE
¡Basta! ¡Ya está decidido!

(Se va)

MUCHACHAS
¡Está sordo a tantas
lágrimas desesperadas!

(gritando y amenazando con los puños
al padre mientras que éste se 
aleja lentamente)

¡Tirémosle piedras!
¡Orco! ¡Vampiro! ¡Fuera!

OSAKA
¡Se calienta nuestro público!

KYOTO
¡Están furiosas!

DHIA
¡Moriré! ¡Sí... Moriré!

OSAKA
¡Casi, casi asesinan
de verdad al muñeco del padre!

IRIS
¡Oh, historia piadosa!
¡Me parece que en el corazón una
mano me apretara y oprimiera!
¡Me causa tan gran dolor
que estoy angustiada!

DHIA
¡Ay, tómame contigo,
Genio del Bien!
¡Llévame contigo
donde no se sufra!

IRIS
¡Qué triste es su canto!
¡Tengo ganas de llorar en el alma...
y en los ojos!

KYOTO
(a Osaka)
¡Ahora te toca a ti!
¡Dulcísimo!)

OSAKA
¡Dulcísimo!

JOR, hijo del Sol (OSAKA)
¡Abre tu ventana!
¡Jor soy yo
que vengo a tu llamada,
pobrecilla Dhia!
¡Abre tu ventana
a mis rayos!
¡Abre tu corazón
a mi cálida seducción!
¡Jor ha escuchado, oh Dhia,
tu plegaria!
¡Abre tu alma,
muchacha, al Sol!
¡Abre tu alma a mis palabras!
¡Abre tu corazón a mi,
muchacha, y espera!
¿Tú quieres morir?
Morir yo te haré
pero morir por el Sol besada,
después al país eterno te llevaré...
donde, oh, muchacha,
¡serás amada!

KYOTO
(viendo la impresión que la voz de
Jor ha hecho en el ánimo de Iris)

¡Es esta poesía gran embaucadora!
Dos palabras, dos rimitas
que uno dice
y una muchacha infeliz 
como esta...
se derrite y pierde la cabeza.

(Poco a poco una ventana del 
teatrillo se ilumina, 
después se abre y aparece 
el muñeco de Hijo del Sol: 
Dhia se arrodilla ante él.
Iris, fascinada por el espectáculo,
abandona el seto de su jardín y se
acerca al teatro)

IRIS
¡La tristeza de los sueños
se desvanece y se pierde!
¡Como los vanos resplandores
de errantes, misteriosas
lucecillas luminosas,
se van los dolores!

KYOTO
(a las danzarinas)
Ahora, geishas,
cuando termine el dueto, danzad y
actuad... ¡sin dar sospechas!

DHIA
¡Me muero! ¡Tómame!
¡A ti me abandono!
¡Llévame al mundo eterno de la luz!
¡Voy al Nirvana!
¡Y JOR me conduce!
¡JOR, soy tuya!
¡A ti entera me entrego!

IRIS
(a Dhia)
¡No, tú no mueres, Dhia!
¡Tú asciendes a las altas nubes
de rosas y violetas!
¡Con Jor tú asciendes, oh muñeca,
al país del Sol
y de la Poesía!

JOR
¡Ahora muere, pues!

(Dhia cae rígida, mientras Jor 
invoca sobre la muerta la danza
celestial)

¡Danzarinas aladas, en torno a ella,
vosotras que llegáis, danzad!

(a Dhia)

¡Te cubriré de zafiros y topacios!
¡Ven al amor
de los eternos espacios!

(Con gran estupor del público,
Jor ciñe a Dhia, y así abrazados
se ven las dos alzarse lentamente
para llegar al... Nirvana, 
mientras cae el telón del 
teatrillo; al mismo tiempo las 
tres geishas enmascaradas se 
colocan en primer plano, preparadas
para la danza)
LA BELLEZZA

LA MORTE

IL VAMPIRE

(Durante le danze, Kyoto gira 
intorno, e così riesce scaltramente
a distrarre l'attenzione, mentre
le tre guèchas danzatrici circondano
Iris, la quale rimane ad un tratto
isolata dal gruppo delle mousmè al
posto più avanti.)

(Con vorticosi giri e con voli dei
loro veli le tre danzatrici riescono
a nascondere Iris, la quale 
ingenuamente ammira.)

(I samouraïs rapidi s'impossessano
della fanciula: una mano sulla bocca
le strozza un grido!)

IRIS
Ah!

(Le tre guèchas continuano la danza,
avvicinandosi di nuovo al gruppo
delle mousmè : coi larghi giri dei
loro veli impediscono alle 
spettatrici di vedere i samouraïs
che trasportano Iris completamente
inanimata verso la città. Le guèchas
formano un gruppo bizzarro.)

KYOTO
(che ha tutto sorvegliato, visto il
colpo riuscito, si congeda 
dall'udienza. Intanto, ripiegato
il Teatrino, i paraventi, rinchiusi
i pupi, la comitiva degli istrioni
è pronta ad andarsene.)

Grazie, mousmè! A rivederci!
Musica!

LE MOUSMÈ 
(Si alzano in piedi per andarsene.)
Andiamo! è tardi!
È tardi! Andiamo!

(S'avviano verso il villagio.)

KYOTO 
(ad Osaka, facendogli cenno 
d'avviarsi  colla comitiva verso
la città)
Or lascio questo scritto
e del denaro al Cieco,
E il colpo è fatto !

OSAKA
Il colpo è fatto!

(Partono tutti ripassando il ponte.
Kyoto corre entro il giardino d'Iris;
rapidamente depone sulla soglia 
della casetta un foglio scritto,
tenuto disteso da rios d'oro e 
mommès, proprio presso al Cieco e
con tanta abilità da non 
risvegliarne il sensibilissimo 
udito, poi raggiunge correndo la
comitiva che si allontana.)

Il CIECO
Questo dramma è menzogna tutto! 
tutto!
Malvagio in testo 
e talento malvagio!

(credendo Iris sempre presente)

Iris, tu che ne dici?
Non rispondi?
Comprendo; sei commossa!

(Sorride bonariamente, credendo
sempre di parlare ad Iris.)

No; non credervi!
Tu sei sì buona che ogni pianto
Breccia fa nel tuo cuore!

(stendendo il tremulo braccio)

Andiamo; dammi il braccio!
Perchè non credo
Ai gemiti di Dhia?

(Sorride ancora.)

Ebben... vi credo!

(Stende ancora il braccio.)

Vieni! Dammi il braccio!
Una carezza al vecchio Cieco!
Iris! Ancora non rispondi!
Iris! Iris! Iris! Mia figlia!

(Si alza barcollante, cerca 
intorno a se, incespica, cade.)

Vita! Non ci sei più!

(alcuni merciaiuoli ambulanti che
passano per andare alla città, 
udendo le grida strazianti del
Cieco, entrano nel giardino, e lo
rialzano compassionevoli.)

IL CIECO
Iris! Mia Iris!
Iris!

I MERCIAIUOLI
Cieco,
A che gridi disperatamente?

IL CIECO
Iris! Mia figlia!
In casa! Là! Cercatela!

(Alcuni merciaiuoli entrano nella
casa, ed appariscono poi alla
finestra spalancata.)

I MERCIAIUOLI 
(alla finestra)
È vuota la tua casa!
Iris non c'è!

IL CIECO
Chiamatela a gran gridi!
Per pietà!

MERCIAIUOLI
Iris!

(Ascoltano.)

Iris!

(Ascoltano ancora.)

Neppur l'eco risponde!

IL CIECO
La mia Vita!
Pupilla de' miei occhi!

(Tornano dalla casa; uno dei 
merciaiuoli, nell'uscire, vede e
raccoglie il fogio e il denaro 
lasciato da Kyoto sulla soglia.)

La figlia mia! Così buona!

MERCIAIUOLO
Tu la piangi? Non piangerla!

IL  CIECO
Che dici? Ohimè, che dici?

IL MERCIAIUOLO
Qui sulla soglia
T'ha lasciato un foglio

(mostrando foglio e denaro ai 
compagni)

E del denaro!

IL CIECO
Iris?

MERCIAIUOLI
È al Yoshiwara!

(Il Cieco tocca e ritocca, 
uscendo in gridi soffocati, 
il foglio e il denaro.)

(L'ira, il dolore, rendono il
Cieco come pazzo, ed allontanando
con violenza alcuni fra i 
merciaiuoli che gli stanno vicini
vorrebbe correre da solo verso la
città ; ma incespica e cade. I 
merciaiuoli si affrettano a 
rialzare il Cieco, il quale 
prorompe in dirotto pianto.)

IL CIECO 
(Piangendo, si rivolge ai 
merciaiuoli, che sono invasi da
un gran senso di pietà.)
La casa! Il mio giardino!
Quel che tengo a chi di voi
Mi guida al Yoshiwara!
Or voglio là...
Là schiaffeggiarla!
Voglio sputarle in volto, 
voglio...
E maledirla!
Iris! Mia vita!

(Le lagrime gli troncano le parole;
quasi vergognoso di quell'affetto
che gli trabocca dall'anima, 
esclama minaccioso:)

E poscia... e poscia... 
e poscia...

(Pietosamente i merciaiuoli lo 
sorregono e lo accompagnano 
barcollante, inebetito, quasi 
fantasma, verso la città.)
LA BELLEZA

LA MUERTE

EL VAMPIRO

(Durante la danza, Kyoto da la 
vuelta al teatro, y así reaparece
taimado sin llamar la atención,
mientras las tres geishas danzarinas
bailan alrededor de Iris, la cual
permanece un buen trecho aislada
del grupo de las muchachas) 

(Con vertiginosos giros y vuelos
de sus velos las tres danzarinas
consiguen ocultar a Iris, la cual
ingenuamente está admirada.)

(Los samurais rápidamente se 
apoderan de la muchacha:¡una mano
sobre su boca le ahoga un grito!)

IRIS
¡Ah!

(Las tres geishas continúan la danza,
acercándose de nuevo al grupo de
muchachas: con largos giros de sus
velos impiden a las espectadoras ver
a los samurais que transportan a
Iris completamente inanimada camino
de la ciudad. Las tres geishas 
forman un grupo hermoso.)

KYOTO
(al ver el golpe realizado, se 
despide de la audiencia. Mientras 
tanto, se recoge el teatrillo, los 
paneles, se guardan los muñecos, y 
la comitiva de actores está dispuesta
para marchar.)

¡Gracias, muchachas! ¡Hasta otra!
¡Música!

LAS MUCHACHAS
(Se ponen en pie para marcharse.)
¡Vámonos! ¡Es tarde! 
¡Es tarde! ¡Vámonos!

(Se dirigen hacia el pueblecillo.)

KYOTO
(a Osaka, haciéndole gestos de 
apresurarse con la comitiva hacia
la ciudad)
Ahora dejo este escrito
y el dinero al Ciego,
¡el golpe está dado!

OSAKA
¡El golpe está dado!

(Parten todos volviendo a cruzar el
puente. Kyoto corre dentro del 
jardín  de Iris; rápidamente deja
sobre un banco de la casita una hoja
escrita, sostenida abierta por 
montones de monedas de oro, muy
cerca del Ciego y con tanta 
habilidad que no se hace escuchar,
después retrocede corriendo y se
une a la comitiva que se aleja.)

EL CIEGO
¡Este drama es mentira todo! 
¡todo!
¡Malvado el texto 
y de talento malvado!

(creyendo que Iris está presente)

Iris, ¿tú qué dices?
¿No respondes?
Comprendo; ¡estás conmovida!

(Sonríe bonachonamente, creyendo
siempre que habla a Iris.)

¡No; no lo creas!
¡Tú eres tan buena que en seguida
el llanto se abre en tu corazón!

(extendiendo el trémulo brazo)

¡Vamos; dame el brazo!
¿Porque no creo
en los lamentos de Dhia?

(Vuelve a sonreír.)

¡Está bien... los creo!

(Vuelve a extender el brazo.)

¡Ven! ¡Dame el brazo!
¡Una caricia al viejo ciego!
¡Iris! ¿Todavía no respondes?
¡Iris! ¡Iris! ¡Iris! ¡Hija mía!

(Se alza vacilante, busca a su
alrededor, tropieza, cae.)

¡Vida! ¡No estás aquí!

(Algunos mercaderes ambulantes que
pasan para llegar a la ciudad,
escuchando los gritos desgarradores
del Ciego, entran en el jardín, y
lo levantan compasivos.)

EL CIEGO
¡Iris! ¡Mi Iris!
¡Iris!

MERCADERES
Ciego,
¿a quién llamas desesperadamente?

EL CIEGO
¡Iris! ¡Mi hija!
¡En la casa! ¡Ahí! ¡Buscadla!

(Algunos mercaderes entran en la
casa, y aparecen después en la
ventana abierta.)

MERCADERES
(desde la ventana)
¡Está vacía tu casa!
¡Iris no está!

EL CIEGO
¡Llamadla con grandes gritos!
¡Por piedad!

MERCADERES
¡Iris!

(Escuchan.)

¡Iris!

(Escuchan otra vez.)

¡Ni tan siquiera responde el eco!

EL CIEGO
¡Mi Vida!
¡Pupila de mis ojos!

(Regresan de la casa; uno de los
mercaderes, al salir, ve y recoge
la hoja y el dinero dejados por 
Kyoto sobre el banco.)

¡Mi hija! ¡Tan buena!

MERCADER
¿Tú la lloras? ¡No la llores!

EL CIEGO
¿Qué dices? ¡Ay de mi! ¿qué dices?

MERCADER
¡Aquí sobre el banco
te ha dejado una carta

(mostrando la hoja y el dinero a
sus compañeros)

y dinero!

EL CIEGO
¿Iris?

MERCADERES
¡Está en el Yoshiwara!

(El Ciego toca y vuelve a tocar,
con gritos sofocados, la hoja 
y el dinero.)

(La ira, el dolor, vuelven al Ciego
como loco, y empujando con violencia
a algunos de los mercaderes que 
están cerca, intenta él solo 
dirigirse hacia la ciudad; 
pero tropieza y los mercaderes
se apresuran a levantarle, 
desesperado, irrumpe en un llanto 
incontenible.)

EL CIEGO
(Llorando, se gira hacia los 
mercaderes, invadidos de un gran
sentimiento de piedad.)
¡La casa! ¡Mi jardín!
¡Todo lo que tengo para aquél 
de vosotros que me guíe a Yoshiwara!
¡Allí quiero yo...
...allí abofetearla!
Quiero escupirle en la cara, 
quiero...
¡maldecirla!
¡Iris! ¡Vida mía!

(Las lágrimas le rompen la palabra;
casi avergonzado del enorme afecto
que le rebosa del alma, exclama
amenazante:)

Y después... y después... 
y después...

(Piadosamente los mercaderes lo
sostienen y lo acompañan tambaleante,
atontado, casi un fantasma, 
hacia la ciudad.)

ATTO SECONDO


Dov'è ora l'umile casetta tua così
modesta e semplice colle sue stuoie
colorate e i battenti di quercia,
o piccola Iris? La bianca siepe di
biancospine fiorite? Il sentiero
coverto dal fiore delle scabbiose
che conduce al rio?
Dov'è la pace dei campi intorno e
il silenzio ristoratore come il
riposo della tua vallea entro
all'ampia circolare distesa di
monti e, in alto, la solenne
maestà del Fousiyama? Dove l'aria
purissima? Dove la luce libera? 
Tu ora giaci nel cuore affannoso
della città gaudente ove più
accelerato batte il palpito delle
esistenze nelle diverse febbri che
agitano le genti, quella della
gloria, quella del piacere, quella
del denaro. La più appariscente
delle Case Verdi è ora la tua
abitazione ; tu vi riposi sul
rialzo di lacca ed oro di un fton
ricchissimo, abbandonata la fragile
persona alla stanchezza che ti ha
affranto, e ti covre un velario
trasparente come aria!
Tu sei nel Yoshiwara!
Qui, nella dolcissima ora del drago,
non verrà il Sole a dissipare i
piccoli sogni paurosi della tua
infantile fantasia! qui, nella
misteriosa ora del cignale, non la
luna scenderà a posarsi con te!
Qui, ricche stuoie a tessiture
fantasiose impediscono alla luce
di penetrarvi.
No, il Sole non penetra nelle Case
Verdi! Qui tutto è riflesso di
metallo che scoppia a vivi e
rapidi sfavilli dalle profumiere
cesellate dove brucia esalando
l'olio di camelia odorosa, dai
vasi smaltati, dalle grandi
chimere e mostri di smalto e
cobalto che adornano la stanza.
Là, in un angolo, un bouddah ride,
i piccoli occhi sfuggenti la enorme
epa floscia giù a sfascio sul loto
simbolico che gli 
fa da piedestallo.
Non la luce, non l'armonia del Sole!
Solo, su dalla tumultuante via, per
le stuoie che la dimenticanza delle
kamouro ha lasciato semiaperte,
entra l'affannoso moto della vita
cittadina, le strida dei merciaioli,
le minaccie dei samourais, le
ansanti cadenze dei djin, i diversi
idiomi dei dragomanni, la bestemmia
e la risata. Presso al tuo letto,
come spettri, stanno ancora le
guèchas.

Una guècha accosciata sussurra un
"Anakomitasani" accompagnandosi al
suono del sàmisen.

KYOTO 
(Cogliendo le guèchas in oziosa 
curiosità, le investe con voce 
concitata ma trattenuta, per non
svegliare Iris.)
Là che ci fate 
ancora mascherate?
O che siete de' bonzi?
E... stz!

(impedendo loro di parlare)

Tacete! Silenzio! 
Non voglio, appena desta, 
ch'abbia ricordi tristi, 
ognor dolori!
Tutta una festa, un giorno d'ori,
di bronzi e fiore!

(sorpreso nel vedere aperta
una della imposte)

Toh! fuori spalancata è ancora
l'impannata?

(Vorrebbe gridare ma si ritiene.)

Silenzio, dico!

(fra i denti)

Rispondermi volete?
Oh, le sfacciate!
Udite!
Dalla strada salgon
le voci chioccie de la gente,
L'andare ed il venire 
de' djin correnti!
O che avete gli orecchi 
fatti in giada?
Con tal baccano o chi 
può mai dormire?
E chete! Mogie!

(irritato)

Vostre voci acute son vespe,
son cicale, son zanzare! Mute,
vi voglio mute e, se possibil,
senza respirare!

(Va a chiudere l'imposta; guardando
nella strada vede un elegante
norimon entrare nella casa.)

Toh! Vien gente!
È Osaka in palanchino!
Giù tutti col migliore 
nostro inchino!

(Rapidamente tutti si inchinano
quasi toccando colle fronti il
suolo.)

OSAKA 
(Entra con inusata vivacità, 
indirizzandosi a Kyoto.)
Ch'io vegga ov'è 
la mousmè da li occhi 
simili a camelie!

KYOTO 
(calmandolo)
La voce tua 
modula in suon più grave, 
come punta d'agave 
va ne li orecchi a chi posa!

(L'astuto taikomati mostra
all'annoiato signore Iris
addormentata.)

Riposa!

(allontanando brutalmente le 
guèchas, che scompaiono rapide)

Donne, vampiri della casa,
via!

(Osaka e Kyoto si avvicinano al
letto d'Iris.)

OSAKA
Sollevami il velario !

KYOTO
Parla piano!

(sollevando il velario)

Toh! guardala! 
È perfetta! Non ti pare?

OSAKA
Spande l'odor del loto, 
la piccina!

KYOTO
Sogguarda a quella bocca porporina!

OSAKA
È ciliegia da cogliere e mangiare!

(Contempla Iris, poi si scosta
insieme a Kyoto.)

KYOTO
Vedi che braccio! 
E vedi un po' che mano!

OSAKA 
(con grande entusiasmo)
Créa in quegli occhi 
il lampo d'un desio, 
vibri in quegli occhi 
il senso, l'uman dio, 
una scintilla, un fuoco, una favilla
che di piacer ne incendi la pupilla
e dimmi, come lei ne sai tu alcuna?

KYOTO
Nessuna,

(con finta convinzione)

in fede mia, nessuna!

OSAKA
In questa noia matta 
ogni dì soddisfatta 
e insoddisfatta, costei nel cuor
m'ha cacciata una spina di brama
Che m'affanna!
Non è mousmè leziosa di città,
oprdigno fatto per la voluttà;
qui c'è l'anima!

(Torna presso il letto a guardare
e lascia ricadere il velario sulla
fanciulla addormentata, poi trae
con sè lontano in disparte Kyoto
onde il loro chiacchierio non 
risvegli Iris.)

Lunga lotta m'annoia;
a ritrosie io mal m'adatto;
s'ella resistesse?

KYOTO
Abbi denaro e il 
Paradiso è ovunque!
Comprendi tu?

OSAKA
Parla un linguaggio chiaro!

KYOTO
Son fior le frasi, 
le parole foglie, 
ma il frutto è l'or 
che satolla le voglie. 
Comprendi tu?

OSAKA
Abborro tai proverbi!

KYOTO
Regali! Doni appariscenti!
Ricchi! Vistosi! 
Mi comprendi?
Larga mano! 
Aperto borsellino!
Mi comprendi? 
Vesti! Fiori! Gioielli!
Mi comprendi?

OSAKA
Oh, fauce ingorda!
Oh, fauce sazia mai!

KYOTO
Dapprima già ci vuol 
qualche moina
per rasciugar gli occhietti
da le lacrime, poi...
Una nuora poi... diventa suocera!

OSAKA
E aggiungi, in oltre, 
il più fantasioso 
e armonico linguaggio figurato...

KYOTO 
(che ha osservato Iris, fa cenno
ad Osaka di tacere)
Stz! Desta è la piccina!
Vieni via! 
Va a prepararti 
un romanzesco viso!
Porta gemme... regali!
Mi comprendi?

(Escono cautamente.)
ACTO SEGUNDO


¿Dónde está ahora la humilde casita
tan modesta y simple con sus esteras
coloradas y sus puertas de encina,
oh pequeña Iris? ¿El blanco seto de
espino albar florecido? ¿El sendero
cubierto por las flores de los
espinos que conduce al río?
¿Dónde está la paz alrededor de los
campos y el silencio restaurador como
el reposo de tu valle entre el 
amplio círculo de los montes y, en
lo alto, la solemne majestad del
Fujiyama? ¿Dónde está el aire
purísimo? ¿Dónde la libre luz?
Tú ahora yaces en el corazón
afanoso de la ciudad vividora donde
más acelerado bate el pálpito de la
existencia entre las diversas
fiebres que agitan a la gente, la
de la gloria, la del placer, la del
dinero. La más llamativa de las de
la Casa Verde es ahora tu habitación;
tu allí reposas sobre el realce de
laca y de oro de un fton riquísimo,
abandonada la frágil persona al
cansancio que te ha vencido, ¡y te
cubre un velo transparente como el
aire!
¡Tú estás en el Yoshiwara!
¡Aquí, en la dulcísima ora del
dragón, no vendrá el Sol a disipar
los pequeños sueños pavorosos de
tu infantil fantasía!¡aquí, en la
misteriosa hora del jabalí, la luna
no descenderá a posarse sobre ti!
Aquí, ricas esteras y tejidos
fantasiosos impiden a luz llegar
hasta ti.
¡No, el Sol no penetra en la Casa
Verde! Aquí todo es reflejo de
metal que estalla en vivos y
rápidos centelleos de la perfumadora
cincelada donde arde exhalando el
aceite de camelia olorosa, de vasos
esmaltados, de las grandes quimeras
y monstruos de esmalte y cobalto
que adornan la habitación.
Allí, en un rincón, un buda ríe,
los ojillos esquivando la enorme
barriga floja a punto de esparcirse
sobre el loto artificial que le 
hace  de pedestal.
¡Ni la luz ni la armonía del Sol!
Tan solo, desde la tumultuosa calle,
por las esteras que el descuido de
las kamouro ha dejado semiabierta,
entra el afanoso sonido de la vida
ciudadana, los gritos de los
mercaderes, las amenazas de los
samurais, las jadeantes cadencias de
los y diversos idiomas de los
dragomanes, la blasfemia y la
risotada. Junto a tu lecho, como
espectros, están todavía las geishas.

Una geisha agachada susurra un
"Anakomitasani" acompañándose con
el sonido de un samisén.

KYOTO
(Sorprendiendo a las geishas en
ociosa curiosidad, las aborda con
voz excitada pero contenida, para
no desvelar a Iris.)
¿Qué hacéis ahí
todavía enmascaradas?
¿O es que sois bonzos?
¡Y... sshss!

(impidiéndoles hablar)

¡Callad! ¡Silencio!
No quiero, nada más despertar,
que tenga recuerdos tristes,
¡ningún dolor!
¡Toda una fiesta, un día de oro,
de bronce y de flores!

(sorprendido al ver abierto 
uno de los postigos)

¡Vaya! ¿hacia fuera todavía 
abiertos los paneles?

(Quiere gritar pero se contiene.)

¡Silencio, digo!

(entre dientes)

¿Queréis responderme?
¡Oh, las descaradas!
¡Escuchad!
¡De la calle llegan
las voces roncas de la gente,
el ir y el venir
de los djins que corren!
¿O es que tenéis los oídos 
hechos de jade?
¿Con este escándalo 
quién puede dormir?
¡Calladitas! ¡Mohínas!

(irritado)

¡Vuestras voces agudas son avispas,
son cigarras, son mosquitos! Mudas,
os quiero mudas, y si es posible,
¡sin respirar!

(Acude a cerrar el postigo; mirando
hacia la calle ve una elegante
litera entrar en la casa.)

¡Atención! ¡Viene gente!
¡Es Osaka con su palanquín!
¡Todos preparados con nuestra
mejor reverencia!

(Rápidamente todos se inclinan
casi tocando con la frente el 
suelo.)

OSAKA
(Entra con inusitada vivacidad,
dirigiéndose a Kyoto.)
¡Que yo vea dónde está
la muchacha de los ojos
como camelias!

KYOTO
(calmándolo)
Tu voz
modula con sonidos más graves,
¡como la punta del agave
llega a los oídos de quien reposa!

(El astuto taikomati muestra al
estupefacto señor a Iris 
adormecida.)

¡Reposa!

(Alejando brutalmente a las geishas,
que desaparecen rápidas.)

¡Mujeres, vampiros de la casa,
fuera!

(Osaka y Kyoto se acercan al 
lecho de Iris.)

OSAKA
¡Quitemos el velo!

KYOTO
¡Habla bajo!

(levantando el velo)

¡Aquí! ¡míarala!
¡Es perfecta! ¿No te parece?

OSAKA
¡Esparce el olor del loto,
la pequeña!

KYOTO
¡Fíjate en esa boca púrpura!

OSAKA
¡Es una cereza para coger y comer!

(Contempla a Iris, después se 
aparta junto a Kyoto.)

KYOTO
¡Mira qué brazo!
¡Y mira qué mano!

OSAKA
(con gran entusiasmo)
Crea en esos ojos
el relámpago de un deseo,
vibra en esos ojos
el sentido, el dios humano,
un destello, un fuego, una pavesa
que de placer me incendia la pupila.
Y dime ¿cómo ella conoces tú otra?

KYOTO
¡Ninguna,

(con fingida convicción)

por mi fe, ninguna!

OSAKA
¡En este aburrimiento loco
cada día satisfecho
e insatisfecho, ella en el corazón
me ha clavado una espina de deseo
que me excita!
No es una muchacha remilgada 
de ciudad, juguete hecho para la
voluptuosidad; ¡ella tiene alma!

(Regresa junto al lecho para mirar
y deja caer el velo sobre la
muchacha adormecida, después  se
aleja a parte con Kyoto donde
su charla no pueda despertar a
Iris.)

La larga lucha me aburre;
a la esquivez no me adapto;
¿y si ella se resiste?

KYOTO
¡Tiene dinero y el
Paraíso le rodea!
¿Comprendes tú?

OSAKA
¡Habla más claro!

KYOTO
Son flores los piropos,
las palabras de amor hojas,
pero el fruto es el oro
que quiere saciarlas.
¿Comprendes?

OSAKA
¡Aborrezco esos refranes!

KYOTO
¡Regalos! ¡Dones resplandecientes!
¡Ricos! ¡Vistosos!
¿Me comprendes?
¡Mano generosa!
¡Abierta la bolsa!
¿Me comprendes?
¡Vestidos! ¡Flores! ¡Joyas!
¿Me comprendes?

OSAKA
¡Oh, fauces glotonas!
¡Oh, fauces nunca saciadas!

KYOTO
Primeramente se necesita 
alguna zalamería
para enjugar de sus ojillos
las lágrimas, después...
¡una nuera después... se hace suegra!

OSAKA
Y añade, en adelante,
el más fantasioso
y armónico lenguaje imaginado...

KYOTO
(que ha observado a Iris, hace 
gesto a Osaka de callar)
¡Sshss! ¡Está despierta la pequeña!
¡Ven aquí!
¡Prepárate para tener 
un aspecto fantástico!
¡Trae gemas... regalos!
¿Me comprendes?

(Salen cautamente.)

IRIS 
(Si sveglia e guarda intorno a sè
sorpresa.)
Ognora sogni,
sogni e sogni...
Oh, il bel velario!
Oh, il lieve drappo
tutto sparso d'iridi...
Or la mia veste è un velo 
e ha trasparenze 
d'onda e di nube!
Or io cosi ho vergogna!
Non più le mie pianelle
in lacca nera;

(alzandosi e camminando)

Ho sandali dorati, 
e il piè vi posa 
così morbidamente 
che mi pare di camminar 
sopra un prato di piume!

(Ed ecco svolgersi nella mente 
trasognata dell'ingenua fanciulla
le scene del teatrino, la danza
delle guèchas e... il rapimento.)

Ecco! Or ricordo!
Sì, il teatro! Dhia!
La danza delle guèchas!
Il nero manto m'avvolge 
del Vampiro!
Ove son io?
Morta son dunque 
sì, sono una morta!

(Guardando intorno più attentamente,
mormora fra l'angoscia e la gioia.)

E questa casa bella 
è il Paradiso?

(Si ode un dolcissimo suono di 
sàmisen interno: Iris ascolta.
Un sàmisen attira i suoi sguardi.)

Chi è morto tutto sa!
Diceva il bonzo!

(Prende il sàmisen.)

Mi voglio accompagnar 
l'Uta di Nániva!
"Sorge dal mar la Luna...

(tentando di accompagnarsi col
sàmisen, ma dalle sue dita esce
il più discordante e pazzo suono)

È luna piena...
Una giunca laggiù mi mena;
io vo coll'onda che mi porta."

(interrompendo)

La voce canta 
ma il suon non l'accompagna!

(Getta indispettita l'istromento,
mentre riprende il suono interno
dei sàmisen.)

Dicon di gran bugie 
nel  mondo ai vivi!
Che da vivo non sa,
non sa da morto.

(Si aggira curiosa e meravigliata
ammirando i ricchi paraventi ed i
preziosi dipinti. Vede pennelli e
colori su di una tavola. Essa vi
si accosta ed attratta dal mistero
dei colori siede preso la tavola
tentando di pingere. Vuole
dipingere un fiore, ma invece 
n'esce un angue; Iris getta 
indispettita il foglio di carta.
Ed ora vorrebbe dipingere un cielo
azzurro, ma le inesperte mani non
riescono che a tracciare una
macchia grigiastra. Sfiduciata,
lascia cadere i pennelli.)

Io pingo... pingo, 
ma il mio pennello invano stendo,
intingo!
Va la mia mano invano!
Invano, invano va la mia mano!
Io penso a un fiore,
e n'esce invece un'angue 
tutto terrore, 
tutto un rosso di sangue!
Se voglio un cielo,
azzurro in mio pensiero,
è un fosco velo, 
un velo tinto in nero!
La fantasia con sè m'invola
e porta di casa mia a la 
picciola porta;
là la pupilla d'un cieco 
finalmente ha una scintilla, 
una favilla d'una luce rovente
che fulge e brilla, 
ma  il lucer d'una lacrima 
che lentamente stilla!

(Accasciata, nasconde il viso tra
le mani.)

In paradiso, han detto, 
non si piange!
Ed io di lacrime... 
ho i miei occhi pieni!

(Una cortina si solleva lentamente
e Kyoto introduce Osaka. I due
uomini si soffermano sul limitare
della porta e guardanola la
fanciulla seduta davanti al tavolino
dei colori.)

OSAKA 
(parlando sottovoce a Kyoto)
A un cenno mio manda
le vesti e i doni.

KYOTO
Sì, manderò!

OSAKA
Or quanto a te, 
inutil qui... va via!

KYOTO
A meraviglia!
Vo!

(Il taikomati scompare dietro la
cortina, lasciando soli il giovane
signore voluttuoso e l'ingenua
mousmè.)

(Alle parole di Osaka Iris si 
volge sorpresa, gitta un grido e
si ritrae paurosa. Osaka la arresta
d'un gesto ammirativo.)

OSAKA
Oh, come al tuo sottile corpo 
s'aggira e s'informa di te 
la flessuosa notturna vesta!
Senza posa lo sguardo ti rimira
da capo a piè 
e l'anima s'appaga nella
sorpresa vaga, 
nel portento gentile di tua beltà
che, in festa alta, 
trionfa in te.

(Osaka si avvicina sempre più ad
Iris. Questa si ritrae ancor più,
sorpresa e impaurita.)

IRIS
(fra sè)
Conosco questa voce!
Io già l'udii!
In ogni sua parola si rivela:
È la voce d'Jor! 
È Jor! È Jor!

OSAKA
Perchè il piede ritraggi 
se a te vicin 
mi porta il mio desìo?

(Iris si ferma palpitante e Osaka
le è vicino.)

Dentro a' tuoi veli 
lascia lo sguardo mio 
disioso penetrare!
Io ne' tuoi occhi 
veggo tutti i cieli!
Gli olezzi io bevo in te 
di tutti i maggi!

(Osaka accarezza la testa di Iris
questa chiude timorosa gli occhi.
Al tocco del giovane gli spilloni
cadono e disciolgono liberi i
lunghi capelli che fluiscono giù
per le spalle di Iris, ricoprendola
come di un manto.)

OSAKA 
(tuffando con voluttà le mani nei
capelli d'Iris)
Ah, i tuoi capelli...
Son sì lunghi e tanti 
da incatenarti intorno...
Tutti gli uomini!
Tu m'incatena e per la via,
mousmè, 
d'ogni tua brama, 
deh, tu, mi mena!

IRIS
(incredula, quasi sorridendo e
riannodandosi i capelli)
(fra sè)
Da niuno ho udito dirmi 
tante cosa.
Iris tanta bellezza?
Niun lo crede!
M'ha detto un sol finor 
che son graziosa, 
il babbo mio, 
ch'è cieco e non mi vede!

OSAKA
Il tuo corpo s'ingiglia 
d'un candore più bianco 
del Fousiyama!
Bocca sana vermiglia!
Fresca fontana ove zampillan 
tutte le dolcezze 
e tutte le carezze!
Ove il mio sangue vivo si ristora!

(Iris sorride nell'udire le parole
entusiastiche di Osaka.)

Tu ridi? Ridi? 
Ridi! Ridi, ancora!

IRIS
(fra sè con timore e vergognosa)
Ho fatto male a rider, 
ma non so se muovermi 
o star ferma a sue parole, 
se fargli reverenza!
Gli dirò: "Signor!
"No! "Re!" È poco...
"Figliuol del Sole!"

OSAKA
Arrossi a mie parole? 
Non arrossir!
Lascia arrossire il sole;
egli ogni dì ha tramonti, tu?
Sali, sali, altissima, 
a le superbe aurore, 
ai superbi orizzonti 
del mio amore!

IRIS
Figlio del Sol!

OSAKA 
(Dà una stridente risata. Iris si
ritrae ancora, impaurita.)
Ah tu, fanciulla, ancor mi credi
Jor della Commedia?
Or recito la Vita!
T'ho, in vesta d'istrion 
per farti mia, rapita. 
Apri gli occhi, mousmè!
Vedi ed impara la Vita. 
Il vero nome mio 
vuoi tu sapere?
Ebben, mousmè, Io mi chiamo: 
"Il Piacere!"

IRIS 
(ricordando con accento di terror)
Un dì, ero piccina,
al tempio vidi un bonzo 
a un paravento 
tutto fatto a simboli, 
sciorinare il velame 
d'un mistero...
Era una plaga 
d'un gran mare morto 
color del bronzo;
e v'era un cielo 
rosso sì come sangue, 
d'un rosso livido;
e una gran spiaggia, 
una gran spiaggia morta 
di grigio e nero...
Una fanciulla giacèavi adagiata,
scarne le membra, 
sparsi i capelli 
e nella bocca un riso 
ch'era uno spasimo...
Su dal mar morto 
una gran piovra intanto 
il capo ergeva...
E la fanciulla col grande 
occhio falcato fuor guatava;
questa, domata a quel terror 
di sguardo, 
tutta affisava!
Su dal mar morto 
I viscidi tentacoli 
moveva il mostro, e per le gambe,
pei reni e per le spalle, 
poi per le chiome 
e il fronte e gli occhi 
e il petto esile ansante, 
e per le braccia 
la stringe e allaccia!
La stringe e allaccia in viso!
Essa sorride ognor!
Essa sorride e muor 
con un estremo spasimo 
che par un riso... essa sorride 
e muor, e muor!
E il bonzo a voce forte:
"Quella piovra è il Piacere...
Quella piovra è la Morte!"

(Iris si lascia cadere ai piedi del
giovane, piangendo e rimanendo 
accasciata dalla paura e dal dolore)

Deh, ch'io torni a mio padre!

OSAKA
(con cinismo)
Son le fole dei bonzi 
spavaldi e ipocriti 
che all'alito d'un bacio 
si sbugiardano!

(A un cenno di Osaka le koumaro
portano e stendono ai piedi di Iris
stoffe, gioielli, ventagli, fiori.)

OSAKA 
(sollevando Iris e stringendola a sè 
poco a poco)
Or dammi il braccio tuo, 
braccio di neve e avorio!
Intorno al collo così m'anoda!
Scogli i capelli!

(sciogliendole ancora una volta i
capelli)

La testa bruna sovra il mio petto
tu m'abbandona!
Cogli occhi, gli occhi miei...
Tu, ed io, labbra le labbra!
Vi scendo e tocco la dolce bocca!

(Osaka abbandona la sua bocca su
quella di Iris quasi svenuta, 
mormorando e supplicando)
È questo il baccio!

(Iris, staccandosi da Osaka, 
rimane atterrita, poi prorompe 
in pianto.)

OSAKA 
(guardandola, sorpreso)
Piangi?

IRIS
Penso a mio padre!

OSAKA
Gli darò vesti e denaro!

IRIS
Io penso alla mia casa!

OSAKA
Palazzi avrai!

IRIS
Io penso al mio giardino!

OSAKA
Ne avrai d'immensi 
e a serre ognora in fiore!

IRIS
Ma non sono i miei fior!

OSAKA 
(annoiato e sdegnoso)
(fra sè)
È una pupattola!
Nullo desio ti adesca 
di codesto splendore, 
vesti, ori?
E il bacio è un'esca 
cui non morde il tuo cuore?
Chiedi, fanciulla! Brama!
Tu pur abbi un desio!

IRIS
Voglio il giardino mio!
Io voglio il mio giardino, 
colla sua siepe intorno, 
la mia casetta bianca 
col mormorante rio, 
col suo villaggio a manca, 
con la vallata a prati, 
col sol che appena è giorno 
appar sugli elevati fianchi 
del Fousiyama e...
Mi chiama, mi chiama!

(Rimane immobile.)
(Kyoto accorre.)

OSAKA 
(seccato, rivolgendosi a Kyoto)
Da un'ora essa m'attedia!
È pupa da commedia!
Pupa di legno; or' io mi sdegno!
Un mio consiglio, accetta!

KYOTO 
(con finta sottomissione)
Ognora Kyoto impara!

OSAKA 
(imitando Iris)
Torni alla sua casetta!

KYOTO
È questo il tuo consiglio?
La espongo al Yoshiwara!

OSAKA
Fa' pur! 
Ahimè, che noia!

(Se ne va sbadigliando.)

Vo! Sbadiglio!

KYOTO 
(con astuzia parlando fra sè)
Colle piccine 
gran maestra è natura.
O moine o paura!
Osaka è giovin ; vede ratto,
e ratto ei vuole il suo desìo 
tradotto in fatto. 
Esperienza e pazienza!
A me! Vediam!

(Con occhio conoscitore osserva 
e studia attentamente Iris)

Perfetta! E in una vesta 
ancor più trasparente di codesta,
come se indosso avesse 
a veste il nulla, 
vedrete qual trionfo di fanciulla!

(Scegli una veste e fa cenno alle
donne di vestirne Iris.)

Alla toeletta! Olà!

(Le donne accorrono; Iris 
impaurita vuol fuggire.)

(irritato)

Con me ritrosa?

(imperioso)

Qui s'obbedisce! Bada!
Per le putte cattive 
c'è la morte!

(Apre la parete a destra e mostra
ad Iris un precipizio oscuro e 
fondo: Iris indietreggia impaurita)

Chiamo il Vampiro 
e fatta è la tua sorte!

IRIS 
(implorando)
No, non fatemi male!

KYOTO 
(rabbonito)
Non lo voglio!

(insinuante; prende il pupo che
nella commedia rappresentava Jor
e lo porge ad Iris)

E se obbedisci, guarda!
È tuo!

IRIS 
(Sorpresa, prende con gioia 
il pupo)
È Jor!

IRIS
(Se despierta y mira alrededor 
asombrada)
Siempre sueños,
sueños y sueños...
¡Oh, que bello velo!
¡Oh, la suave tela
toda llena de reflejos!
¡Ahora mi vestido es un velo
transparente como 
el agua y las nubes!
¡Si siento casi vergüenza!
Ya no tengo mis chinelas
de laca negra;

(Levantándose y caminando)

¡Llevo sandalias doradas,
y el pie las calza
tan cómodamente
que me parece caminar
sobre un prado de plumas!

(Y de repente vuelven a la mente
trastornada de la ingenua muchacha
la escena del teatrillo, la danza
de las geishas y... el rapto.)

¡Aquí! ¡Ahora recuerdo!
¡Sí, el teatro! ¡Dhia!
¡La danza de las geishas!
¡El negro manto del Vampiro 
me envuelve!
¿Dónde estoy?
Muerta debo estar.
¡Sí, estoy muerta!

(Mirando alrededor más atentamente, 
murmura entre la angustiada y alegre)

¿Y esta bella casa
es el Paraíso?

(Se oye el dulcísimo sonido de un
samisen oculto: Iris escucha. Un
samisen atrae su mirada.)

¡Quien está muerto todo lo sabe,
decía el bonzo!

(Coge el samisen.)

¡Me cantaré con él 
la Canción de Nániva!
"Surge del mar la Luna...

(intenta acompañarse con el samisen,
pero de sus dedos sale el más
discordante y extraño sonido)

Es Luna llena...
un junco hacia allí me lleva;
yo voy sobre las aguas que me
 
(interrumpiendo)

La voz canta
¡pero el sonido no la acompaña!

(Deja malhumorada el instrumento,
mientras vuelve el sonido interno
del samisen.)

¡Dicen grandes mentiras
en el mundo de los vivos!
Quien de vivo no sabe,
no sabe de muerto.

(Se gira curiosa y maravillada
admirando los ricos biombos y las
preciosas pinturas. Ve pinceles y
colores sobre una mesa. Se acerca
y atraída por el misterio de los
colores se sienta a la mesa 
intentando pintar. Quiere pintar una
flor, pero en su lugar le sale una
serpiente; Iris arroja enfadada la
hoja de papel. 
Ahora intenta pintar
un cielo azul, pero las inexpertas
manos no consiguen más que trazar
una mancha grisácea. Desalentada,
deja caer los pinceles.)

¡Yo pinto... pinto,
pero mi pincel en vano lo extiendo,
lo mojo!
¡Mi mano se mueve en vano!
¡En vano, en vano se mueve mi mano!
Yo imagino una flor,
¡y me sale en su lugar 
una serpiente horrorosa,
toda roja de sangre!
Si quiero un cielo,
azul en mi pensamiento,
¡es un velo obscuro,
un velo tintado de negro!
La fantasía con él me vuela
y me trae de mi casa 
la pequeña puerta;
allí la pupila de un ciego
al fin siente un destello,
un punto de luz incandescente
que refulge y brilla,
¡pero es el lucir de una lágrima
que lentamente se desliza!

(Desalentada, esconde el rostro
 entre las manos.)

¡En el paraíso, dicen,
no se llora!
¡Y yo de lágrimas... 
tengo mis ojos llenos!

(Una cortina se alza lentamente y
Kyoto introduce a Osaka. Los dos
hombres se detienen en el umbral
de la puerta y mirando a la muchacha
sentada ante la mesita 
de las pinturas.)

OSAKA
(hablando por lo bajo con Kyoto)
A un gesto mio envía
los vestidos y los regalos.

KYOTO
¡Sí, los mandaré!

OSAKA
Y en cuanto a ti,
inútil aquí... ¡fuera!

KYOTO
¡De maravilla!
¡Me voy!

(El taokomati desaparece tras la
cortina, dejando solo al joven
señor voluptuoso y a la ingenua
muchacha.)

(A las palabras de Osaka Iris se
gira sorprendida, lanza un grito
y retrocede miedosa. Osaka la
detiene admirado.)

OSAKA
¡Oh, cómo tu sutil cuerpo 
se gira y toma tu forma 
el flexible vestido nocturno!
Sin poder evitarlo te miro y miro
de cabeza a pie
y el alma se apaga en la
sorpresa vaga,
en el portento gentil de tu belleza,
que, como una gran fiesta, 
triunfa en ti.

(Osaka se acerca cada vez más a
Iris. Ésta se retrae todavía más,
sorprendida y asustada.)

IRIS
(para sí)
¡Conozco esta voz!
¡Yo ya la he escuchado!
A cada palabra me recuerda a...
¡Es la voz de Jor!
¡Es Jor! ¡Es Jor!

OSAKA
¿Por qué retrocedes
si junto a ti
me conduce mi deseo?

(Iris se detiene temerosa y Osaka
llega junto a ella.)

¡Dentro de tus velos 
deja que mi mirada
deseosa penetre!
¡En tus ojos veo 
todos los cielos!
¡El perfume bebo en ti
de todos los mayos!

(Osaka acaricia la cabeza de Iris
ésta cierra temerosa los ojos. Al
roce del joven los alfileres caen
y descienden libremente los largos
cabellos que fluyen hacia abajo 
por las espaldas de Iris, 
cubriéndola como un manto.)

OSAKA
(acariciando voluptuosamente los
cabellos de Iris)
¡Ah, tus cabellos...
son tan largos y tantos
que encadenarían a tu alrededor...
a todos los hombres!
¡Tú me encadenas y por el camino,
muchacha,
por donde tú quieras,
ay, tú, llévame!

IRIS
(incrédula, casi sonriendo y 
recogiéndose los cabellos)
(para sí)
A nadie había escuchado decirme
tantas cosas bonitas.
¿Iris bella?
¡Nadie lo cree!
Sólo un hombre me ha dicho 
que soy graciosa,
mi padre,
¡que es ciego y no ve!

OSAKA
¡Tu cuerpo se enciende
con un candor más blanco 
que el Fujiyama!
¡Boca rojísima!
¡Fresca fuente donde brotan
todas las dulzuras
y todas las caricias!
¡Donde mi viva sangre se restaura!

(Iris sonríe al escuchar las 
palabras ardientes de Osaka.)

¿Te ríes? ¿Ríes?
¡Ríe! ¡Ríe, otra vez!

IRIS
(para sí con temor y vergüenza)
He hecho mal en reír,
pero no sé si moverme
o estar quieta ante sus palabras,
¡si hacerle una reverencia!
Le diré: "¡Señor!"
¡No! "¡Rey!" Es poco...
"¡Hijo del Sol!"

OSAKA
¿Te sonrojas de mis palabras?
¡No te sonrojes!
Deja enrojecer al sol;
él cada día ha de declinar. ¿Y tú?
¡Subes, subes, altísima,
hasta la superior aurora,
hasta los superiores horizontes
de mi amor!

IRIS
¡Hijo del Sol!

OSAKA
(da una estridente carcajada. Iris
se retrae otra vez, asustada.)
Ah, tú, muchacha, ¿todavía me crees
Jor el de la comedia?
¡Ahora represento la Vida!
Era yo, vestido de actor
para hacerte mía, para raptarte.
¡Abre los ojos, muchacha!
Mira y aprende la Vida.
¿Mi verdadero nombre
quieres tú saber?
Pues bien, muchacha,
yo me llamo: "¡El Placer!"

IRIS
(recordando y con acento de terror)
Un día, era pequeña,
en el templo vi un bonzo
tras un biombo
todo lleno de símbolos,
que me desveló el contenido 
de un misterio...
Era un lugar
en un gran mar muerto
color del bronce;
y había un cielo
rojo como la sangre,
de un rojo lívido;
y una gran playa,
una gran playa muerta
gris y negra...
Una muchacha allí yacía, recostada,
delgados sus miembros,
despeinados sus cabellos
y en la boca una risa
que era como un espasmo...
Sobre el mar muerto
un gran pulpo entretanto 
sacaba la cabeza...
Y la muchacha por el gran
ojo fijamente era observada;
ella, entregada 
a la terrible mirada,
¡fijamente miraba!
Sobre el mar muerto
los viscosos tentáculos
movía el monstruo, y por las piernas,
por los riñones y la espalda,
después por los cabellos
y la frente y los ojos
y el pecho delgado y jadeante,
y por los brazos,
¡la oprime y enlaza!
¡La oprime y enlaza mirándola!
¡Y ella sigue riendo!
Ella ríe y muere
con un extremo espasmo
que parece una risa... ella ríe
y muere, ¡y muere!
Y dice el bonzo con fuerte voz:
"¡Ese pulpo es el Placer...
Ese pulpo es la Muerte!"

(Iris se deja caer a los pies del
joven, llorando y permaneciendo 
abatida por el miedo y el dolor.)

¡Ay, quiero volver junto a mi padre!

OSAKA
(con cinismo)
¡Son las locuras de los bonzos
jactanciosos e hipócritas
que ante el aliento de un beso
se desvanecen!

(A un gesto de Osaka las koumaro
traen y extienden a los pies de
Iris telas, joyas, abanicos, flores.)

OSAKA
(mirando a Iris y atrayéndola 
hacia sí poco a poco.)
Ahora dame tu brazo,
¡brazo de nieve y marfil!
¡Entorno al cuello así abrázame!
¡Suelta tus cabellos!

(soltándole otra vez 
los cabellos)

¡La morena cabeza sobre mi pecho
abandona!
Con tus ojos en mis ojos...
¡Tú y yo, labios contra labios!
¡Desciendo y toco la dulce boca!

(Osaka se abandona sobre la boca
de Iris, que está casi desvanecida,
murmurando y suplicando.)
¡Y este es el beso!

(Iris, apartándose de Osaka, se
detiene aterrada, después comienza
a llorar.)

OSAKA
(mirándola con sorpresa)
¿Lloras?

IRIS
¡Pienso en mi padre!

OSAKA
¡Le daré vestidos y dinero!

IRIS
¡Pienso en mi casa!

OSAKA
¡Tendrás palacios!

IRIS
¡Pienso en mi jardín!

OSAKA
¡Los tendrás muy grandes
con macizos de flores!

IRIS
¡Pero no serán mis flores!

OSAKA
(aburrido y desdeñoso)
(para sí)
¡Nos es más que una muñeca!
Ningún deseo tienes
de todo este esplendor,
¿vestidos, oro?
¿Y el beso es una brasa
que no muerde tu corazón?
¡Pide, muchacha! ¡Ordena!
¡Algún deseo debes tener!

IRIS
¡Quiero mi jardín!
Yo quiero mi jardín,
con su seto que lo rodea,
mi casita blanca
con el susurro del río,
con su aldea a la izquierda,
con el valle y los prados,
con el sol que apenas es de día
aparece sobre los elevados flancos
del Fujiyama y...
¡me llama, me llama!

(Permanece inmóvil.)
(Kyoto entra)

OSAKA
(enfadado, volviéndose hacia Kyoto)
¡Desde hace una hora me aburro!
¡Es una muñeca de comedia!
¡Muñeca de madera; ya no la quiero!
¡Un buen consejo, acepta!

KYOTO
(con fingida sumisión)
¡Siempre Kyoto aprende!

OSAKA
(imitando a Iris)
¡Que vuelva a su casita!

KYOTO
¿Es éste tu consejo?
¡La expongo en el Yoshiwara!

OSAKA
¡Hazlo pues!
¡Ay de mi, que aburrimiento!

(Se va bostezando.)

¡Me voy! ¡Me duermo!

KYOTO
(con astucia hablando para sí)
Con las pequeñas 
es buena maestra la naturaleza.
¡O melindres o miedos!
Osaka es joven; mira rápido,
y rápido quiere su deseo
realizado al momento.
¡Experiencia es paciencia!
¡A mi! ¡Veamos!

(Con ojos conocedores observa y
estudia atentamente a Iris)

¡Perfecta! Y con una vestidura
todavía más transparente que ésta,
como si llevara 
la nada encima,
¡veréis qué triunfo de muchacha!

(Escoge un vestido y hace gestos a
las mujeres para que vistan a Iris)

¡Arregladla! ¡Vamos!

(Las mujeres acuden; Iris asustada
quiere huir.)

(irritado)

¿Conmigo esquiva?

(imperioso)

¡Aquí se obedece! ¡Cuidado!
¡Para las niñas malas 
ésta es la muerte!

(Abre la pared de la derecha y 
muestra a Iris un precipicio obscuro
y profundo: Iris retrocede asustada.)

¡Llamo al Vampiro
y ya tu suerte está hechada!

IRIS
(implorando)
¡No, no me hagas daño!

KYOTO
(calmado)
¡No lo deseo!

(Insinuante; coge el muñeco que en
la comedia representaba a Jor y
lo entrega a Iris)

¡Y si obedeces, mira!
¡Será tuyo!

IRIS
(Sorprendida, toma con alegría 
el muñeco.)
¡Es Jor!

KYOTO 
(dietro le suoje, spiando nella via)
Annotta!
La gente dotta e ghiotta
d'ogni cosa vaga e rara 
s'accalca e indaga!
Già arrossa di lumiere il Yoshiwara!
Oh, febbre del Piacere!

(Intanto le esperte donne cominciano
ad abbigliare Iris, dietro un 
paravento.)

La parete sottile scorre e schiude
a uno sciame gentile 
di donne ignude!
Qualche altro Osaka certo passerà,
e in questa onesta rete 
di giovinezza incapperà!

IRIS 
(Mentre l'abbigliano, Iris tutta
intenta al pupo, si risovviene la
dolcissima cantilena del dramma,
e mentre la ripete, infantilmente
lo fa agire.)
Apre la tua finestra!
Io sono il Sole!
Apri l'orecchio 
a mie dolci parole!
Apri l'anima tua alla fede e spera!
Jor ha ascoltata, o Dhia, 
la tua preghiera!
Tu vuoi morir? 
Morir io ti farò, 
ma ti farò morir dal sol baciata,
ed al paese eterno ti trarrò...

(Kyoto si allontana dalla veranda, 
ed osserva Iris)

Ove, o fanciulla, tu sarai amata!

KYOTO
Vediam! Così stai bene!

(Strappa ruvidamente il pupo ad
Iris, e lo gitta in alto; una 
guècha lo afferra a volo.)

Ha sonno il piccol Jor;
poniamolo a dormire!
Or ti conviene 
sovra la bocca un vago punto in or!

(Prende un pennello, e disegna un
neo d'oro sulle labbra d'Iris.)

Così! Vediam ove posarti...
In alto! Ti voglio qui!

(Colloca Iris sulla veranda.)

Superbamente erette
le divine tue forme!
Ed or vediam 
se la gente abbocca!

(alle guèchas)

Attente, streghe, attente, attente!

(colpo di mano, gridato)

Via le cortine!

(Le guèchas fanno scorrere 
rapidamente le mobili pareti. Si
scorge la strada del Yoshiwara tutta
affollata. L'improvvisa apparizione
d'Iris attrae subito l'attenzione
della folla, che prorompe in 
entusiasmo.)

LA FOLLA
Oh, maraviglia delle maraviglie!

(Kyoto, appoggiato alla veranda,
osserva soddisfatto.)

La vaga figlia!
È rosa thea!
Fior di verbena!
Fior di vaniglia!
Fra le più vaghe figlie 
o vaga meraviglia!
Giorno di rose e di viole!
Notte serena!
Parla, bella mousmè!
Udiamo l'armonia 
di tue parole!
Parla!
L'anima di desìa!
Sì, è rosa thea 
e imbalsama davvero 
tutta una giovinezza!
Una carezza di questo fior 
darìa vita all'idea 
d'uno spento pensiero!
Gemma pura di natura!
Parla, bella mousmè!
Parla! Parla! Parla! Ah!

KYOTO 
(esaltandosi di gioia e fregandosi
le mani)
Son uomo di talento, sì o no?

(Un norimon si fa largo nella folla;
ne esce Osaka, il quale vedendo
Iris, respinge la folla, gridando
furente, esaltato.)

Ve' che furore!
Strana è la gente 
in fregola d'amore. 
Io ci guadagnerò a staia i riò!

OSAKA
Datemi il passo!

KYOTO
È Osaka!

OSAKA
Indietro! Indietro!

KYOTO
Eccolo ancor! 
È pazzo!

OSAKA
Indietro!

KYOTO
(fra sè)
Io godo!

OSAKA 
(Aggrappandosi, sale sulla veranda)
Iris, son io!
Io sono Osaka, Jor...
Tutto sarò per te 
quel che vorrai!
Osaka può donarti gemme ed or 
quanto può darti Jor 
di luce o rati!
E qui or io 
m'inchino innanzi a te, 
qui giù, qui giù nel fango!
Qui a'tuoi piedi!
Curvo a' tuoi piè, 
fanciulla, 
Osaka vedi qui giù!
Qui giù nel fango!
Qui a' tuoi piè!
Qui la pazzia prosterno 
del mio orgoglio
che cieco e vil m'ha 
fatto a tue bellezze!
Iris ancor, ancor, 
ancor ti voglio!
dammi l'immenso ciel 
di tue carezze!

(Si slancia verso Iris; ma Kyoto si
frammette fra Osaka e la fanciulla.)

KYOTO
Osaka, io qui son servo 
a tutto il pubblico!

OSAKA
(impetuosa e minacciando Kyoto)
Io primo fui che 
tal tesoro vidi!
Kyoto, la voglio ancor!
Io son pentito!
Ebben: 
chi gareggiar potrà con me?
Dò tutto quel che chiedi, 
ladro, arpìa!

(con espansione)

Iris divina, 
deh, sii mia! Iris!

(Appare nella folla il Cieco, 
accompagnato da due merciaiuoli.)

IL CIECO
Iris?
Essa è qui dunque ?

IRIS 
(Rimasta fino all, ora intontita,
alla voce del padre sobbalza per
la gran gioia.)
Sì, son io...

(protendendo le braccia verso il
padre, mentre la folla sorpresa
circonda curiosamente il Cieco)

Padre! Son Iris! 
Ah, qui vieni! Qui!

LA FOLLA
Suo padre? È un cieco!

IL CIECO 
(implorando i circostanti; 
la folla, presa subitamente da un
senso di pietà, fa largo 
intorno al Cieco)
Conducetemi sotto a la finestra...

LA FOLLA
Fate largo! Fate largo!

IL CIECO
...ove sta la fanciulla 
svergognata!

LA FOLLA
Il passo! Il passo!

KYOTO 
(Sorpreso dall'apparizione del 
Cieco, urla per giustificarsi.)
Egli venduto m'ha la figlia sua!

IL CIECO 
(imperioso)
Iris, rispondi! Ove sei tu?

IRIS
Qui, padre!

IL CIECO 
(Guidato dalla voce della figlia,
si avvicina, e raccogliendo manate
di fango le scaglia contro la 
veranda: gran movimento di sorpresa
nella folla)
To', sul tuo viso!
To', sovra il tuo fronte!
To', nella bocca!
To', ne tuoi occhi: fango!

LA FOLLA
Ah !

(La maledizione del padre rende 
Iris pazza di dolore, e respingendo
tutti da sè, con improvviso
slancio si precipita dalla finestra
nell'abisso prima mostratole da 
Kyoto, prorompendo in un grido
terribile.)

IRIS
Ah !

OSAKA 
(che non arriva in tempo per
salvare Iris, rimane terrorizzato
alla finestra, davanti all'abisso)
Ah!

KYOTO 
(le mani nei capelli)
Ah!

LA FOLLA
Ah!

KYOTO
(tras las esteras, espiando la calle)
¡Anochece!
¡La gente pudiente y caprichosa
por cualquier novedad rara
se apiña y pregunta!
¡Ya enrojece de luces el Yoshiwara!
¡Oh, fiebre del Placer!

(Mientras tanto las expertas mujeres
comienzan a adornar a Iris, detrás
de un biombo.)

¡Las paredes se corren y descubren
un enjambre gentil 
de mujeres desnudas!
¡Algún otro Osaka pasará seguramente
y en esta honesta red 
de juventud caerá!

IRIS
(Mientras la adornan, distraída por
el muñeco, recuerda la dulcísima
cancioncilla del drama, y mientras
la repite, infantilmente lo acuna
en su regazo)
¡Abre tu ventana!
¡Yo soy el Sol!
¡Abre los oídos 
a mis dulces palabras!
¡Abre tu alma a la fe y espera!
¡Jor ha escuchado, oh Dhia,
tu plegaria!
¿Quieres morir?
Yo te haré morir,
pero te haré morir besada por el sol,
y al país eterno te conduciré...

(Kyoto se aleja del mirador, y
observa a Iris)

¡Donde, oh muchacha, serás amada!

KYOTO
¡Veamos! ¡Así estás bien!

(Le quita con rudeza el muñeco a
Iris y lo lanza al aire; una geisha
lo coge al vuelo.)

¡Tiene sueño el pequeño Jor;
pongámoslo a dormir!
¡Ahora te quedará bien
sobre la boca un lunar de oro!

(Toma un pincel y pinta un lunar de
oro sobre los labios de Iris.)

¡Así! Veamos dónde te pongo...
¡En lo alto! ¡Ahí te quiero!

(Coloca a Iris en el mirador.)

¡Soberbiamente erectas
tus divinas formas!
¡Y ahora veamos
si la gente acude!

(a las geishas)

¡Atentas, brujas, atentas, atentas!

(da una palmada y grita)

¡Fuera las cortinas!

(Las geishas hacen descorrer 
rápidamente las paredes móviles.
Se divisa la calle del Yoshiwara
toda llena de gente. La imprevista
aparición de Iris atrae súbitamente
la atención de la gente, que 
prorrumpe en aplausos.)

LA GENTE
¡Oh, maravilla de las maravillas!

(Kyoto, apoyado en el mirador,
observa satisfecho.)

¡La hermosa muchacha!
¡Es una rosa de té!
¡Flor de verbena!
¡Flor de vainilla!
¡Entre las más sutiles muchachas
la más sutil maravilla!
¡Día de rosas y violetas!
¡Noche serena!
¡Habla, bella muchacha!
¡Escuchemos las harmonías 
de tus palabras!
¡Habla!
¡Mi alma te desea!
¡Sí, es una rosa de té
y embalsama en verdad
toda su juventud!
¡Una caricia de esta flor
daría vida a la idea
de un pensamiento olvidado!
¡Gema pura de la naturaleza!
¡Habla, bella muchacha!
¡Habla! ¡Habla! ¡Habla! ¡Ah!

KYOTO
(saltando de alegría y restregándose
las manos)
¿Soy un hombre de talento, sí o no?

(Una litera se hace camino entre la
gente; sale de ella Osaka, el cual
viendo a Irisa, aparta a la gente,
grita furioso, exaltado.)

¡Mira qué furor!
Extraña es el pueblo
en asuntos del amor.
¡Ganaré el oro a raudales!

OSAKA   
¡Dejadme paso!

KYOTO
¡Es Osaka!

OSAKA
¡Atrás! ¡Atrás!

KYOTO
¡Aquí está otra vez!
¡Está loco!

OSAKA
¡Atrás!

KYOTO
(para sí)
¡Cómo disfruto!

OSAKA
(impetuoso llega hasta el mirador)
¡Iris, soy yo!
¡Soy Osaka, Jor...
¡Seré todo lo que tú 
quieras que sea!
¡Osaka puede darte tantas gemas y oro
como puede darte Jor
luces y relámpagos!
¡Y aquí ahora yo
me inclino ante ti,
aquí yazgo, aquí yazgo en el fango!
¡Aquí a tus pies!
¡Doblado a tus pies,
muchacha,
a Osaka ves yacer!
¡Aquí yazgo en el fango!
¡Aquí a tus pies!
¡Aquí la locura humillo
de mi orgullo
que ciego y vil me ha
hecho a tu belleza!
¡Iris, todavía, todavía,
todavía te quiero!
¡Dame el inmenso cielo 
de tus caricias!

(Se avalanza hacia Iris; pero Kyoto
se interpone entre ambos)

KYOTO
¡Osaka, debo atender
a todo el público!

OSAKA
(impetuoso y amenazando a Kyoto)
¡Yo soy quien primero 
tal tesoro vio!
¡Kyoto, la quiero todavía!
¡Estoy arrepentido!
Y bien: 
¿quién podrá competir conmigo?
¡Te doy todo lo que quieras,
ladrón, canalla!

(con énfasis)

¡Iris divina,
ay, sé mía! ¡Iris!

(Aparece entre la gente el Ciego, 
con dos mercaderes.)

EL CIEGO
¿Iris?
¿Ella está aquí entonces?

IRIS
(Permanecía hasta ahora como 
atontada, pero ante la voz del
padre grita con gran alegría.)
Sí, soy yo...

(extendiendo los brazos hacia su
padre, mientras la sorprendida gente
rodea curiosamente al Ciego.)

¡Padre! ¡Soy Iris!
¡Ah, ven aquí! ¡Aquí!

LA GENTE
¿Su padre? ¡Es un ciego!

EL CIEGO
(implorando a los que le rodean;
la gente, presa súbitamente de un
sentimiento de piedad, hace sitio
alrededor del Ciego.)
¡Conducidme bajo la ventana...

LA GENTE
¡Abrid paso! ¡Abrid paso!

EL CIEGO
... donde está la desvergonzada 
muchacha!

LA GENTE
¡Paso! ¡Paso!

KYOTO
(Sorprendido por la aparición del
ciego, intenta justificarse.)
¡Él me ha vendido a su hija!

EL CIEGO
(imperioso)
¡Iris, responde! ¿Dónde estás?

IRIS
¡Aquí padre!

EL CIEGO
(Guiado por la voz de su hija, se
acerca, y recogiendo puñados de 
fango los lanza contra el mirador:
gran movimiento de sorpresa entre
la gente.)
¡Toma, sobre tu cara!
¡Toma, sobre tu frente!
¡Toma, en tu boca!
¡Toma, en tus ojos: fango!

LA GENTE
¡Ah!

(La maldición del padre vuelve a
Iris loca de dolor, y rechazando
a todos de sí, con imprevisto 
impulso se precipita desde la 
ventana en el abismo antes 
mostrado por Kyoto, lanzando un
grito terrible.)

IRIS
¡Ah!

OSAKA
(no llega a tiempo de salvar
a Iris, permanece aterrorizado
en la ventana, ante el abismo)
¡Ah!

KYOTO
(con las manos en la cabeza)
¡Ah!

LA GENTE
¡Ah!

ATTO TERZO                               



O bel Genio nipponico, bello e 
          antico Genio delle poesie,
          leggende, paurosi drammi, 
          grottesche commedie e ute 
          dolcissime agli amori che animano
          i silenzii delle sere... 
          Bello e antico Genio dei fiori e
          dei pittori, non dunque gaiezza di
          colori vivaci, non bianchi chiarori
          di lune o distese di prati verdi
          correnti ai declivii di azzurri
          monti rispecchiati da laghi candidi,
          non trionfi di cieli e stormi di
          migranti uccelli, o mari d'argento
          ed agili saettii di awabis, intorno
          alla agonia di Iris? 
Sul delicato corpo, 
capolavoro distrutto, 
giù nell'abisso incombono
solo le tre sinistre notti, 
la notte senza stelle del cielo,
la notte senza riflessi delle 
        acque morte, la notte senza 
        lacrime della 
insensibilità della natura. 
Così qui muore la vergine, il 
picciol corpo abbandonato
all'abbraccio della bomhêria 
velenosa e della scirpa pungente.
Di lassù non un riflesso di una 
delle mille gaie lumiere del
Yoshiwara! 
Nell'aria greve e letale pur 
tuttavia vagano incerte ombre strane.
Bella e antica fantasia nipponica,
sono essi forse gli Èni del tuo
mondo superstizioso che scendono
radendo gli squallidi fianchi 
della squallida montagna, i tuoi 
grotteschi, bonarii o perversi
folletti dalle facce 
sinistramente buffone? 
È Benkei a cavallo della
sua gran campana di bronzo? È 
Kintoki abbracciato ad un orso che
ride? È Momotaro gobbo e sbilenco?
O sono forse gli Incubi in forma di
granchi o nani dall'orribile rictus
quelle strane ombre? 
In verità rassembrano fantastiche
creazioni, così la penombra
caliginosa li trasfigura! No; non
sono gli enti permalosi e ad ora
bonaccioni delle tue fole infantili,
bello e antico Genio nipponico; sono
dei cenciaioli, quaggiù sospinti
dalla lotta per la esistenza! 
Colle loro lanternuzze, bizzarre
umane lucciole della Vita
cittadina, errano, l'uncino acuto
a mano, guardando, desiderando,
sognando i più pazzi tesori del 
mondo, giù in questo fango di cose
morte. 

LA NOTTE 

Voci di donne cantando
a bocca chiusa 
(in lontananza. Alcune figure 
strane errano con piccole lanterne
e con uncini, rovistando.)
 
UN CENCIAIUOLO 
(Tutto solo in disparte, canticchia
un Elogio alla Luna.) 
Ad ora bruna e tarda
la Luna è tutta gaia
se in due la si riguarda;
Soli è una Luna scialba...
Se Notte non ti appaia,
amica, invoca l'Alba! 

ALCUNI CENCIAIUOLI
(frugando inutilmente) 
La fogna è avara e muta!
L'uncino invan la scruta! 

UN CENCIAIUOLO 
(S'arresta, gli occhi fissi 
nell'uncino trattenuto da un 
qualche cosa presso l'acqua morta.) 
Tacete!
Il mio s'intrica!
 
(Il cenciaiuolo ritira con 
paziente cautela l'uncino e trae
a sè diretto un inviluppo 
d'ortiche. Gli altri ridono.) 

ALTRI CENCIAIUOLI 
(Ridono.) 
Ah, ah, ah! 

ALCUNI CENCIAIUOLI 
È il cespo d'un'ortica! 

ALTRI CENCIAIUOLI 
(Ridono.) 
Ah, ah, ah, ah, ah, ah! 

(Ritornano a cercare.) 

UN CENCIAIUOLO 
(Respinge brutalmente il collega
che gli stavicino.)
Olà! 

(Il suo uncino ha fatto presa in
un blocco di fango e resiste contro
un oggetto, pesante, come fosse
davvero uno scrigno colmo di
rios d'oro.) 
Non muover passo! 

ALTRI CENCIAIUOLI 
Un tesoro? 

ALCUNI CENCIAIUOLI 
Dell'oro! 

ALTRI CENCIAIUOLI 
Grand'oro! 

ALCUNI CENCIAIUOLI 
Gran tesoro! 

(Con enorme sforzo il fortunato
cenciaiuolo estrae dal fango un
sasso... e gli altri ridono.) 

ALTRI CENCIAIUOLI 
Ah, ah, ah!
È il tesoro d'un sasso! 

ALCUNI CENCIAIUOLI 
Ah, ah, ah, ah, ah! 

ILCENCIAIUOLO
(Riprende il suo Elogio alla Luna,
mentre gli altri continuano a 
rovistare.) 
Ad ora bruna e tarda,
La luna è tutta gaia
Se in due la si riguarda;
Soli... è una Luna scialba...
Se Notte... 

(Un rapido bagliore luccica sotto
il monte tagliato a picco: un grido
di sorpresa strozza al canterino
cenciaiuolo l'Elogio alla Luna.) 

UN CENCIAIUOLO 
Un guizzo!
 
(Il bagliore è già svanito, e 
invano innalzano e abbassano le
lanterne per richiamare 
nell'oggetto misterioso il bagliore
intravveduto.) 

ALCUNI CENCIAIUOLI 
Spento!
Svanito via!
 
IL CENTIAIUOLO 
D'avida... 
fantasia il tormento!
 
(Ecco di nuovo, e più distinto,
il bagliore di prima: è la veste
d'Iris) 

I CENTIAIUOLI
Ancor! È raggio d'or!
Traluce! È luce! È veste! 

UN CENCIAIUOLO 
Ha dentro ancor
Il corpo che la porta! 

(I cenciaiuoli, che sono accorsi
avidamente, s'arrestano avanti il
corpo d'Iris e non osano stendervi
le mani.) 

IL CENCIAIUOLO 
Che importa?
È d'una morta! 

(Si slanciano sul corpo d'Iris. La
veste è strappata con gran violenza;
uno respingendo l'altro a pugni,
a ceffate, si contendono gli 
orpelli di Kyoto. Un moto di vita
sfugge dal piccolo corpo d'Iris.
I cenciaiuoli, atterriti, 
superstiziosi, paurosi, fuggono.)
 
IL CENCIAIUOLO
(lontanissimo) 
Amico, invoca l'Alba! 

IRIS 
(Rinvenendo un poco, come trasognata,
mormora, quasi rampogna 
contro il mondo, il destino 
o la divinità.) 

Perchè? Perchè? 

(E rimane immobile : nell'aere 
freddo e muto le sembra di udire
strane e beffarde voci, che 
rassembrano quelle dei tre 
personaggi della sua breve 
esistenza: il giovane della 
voluttà, il taikomati, il padre 
cieco.) 
ACTO TERCERO



Oh bello Genio nipón, bello y 
          antiguo Genio de las poesías, 
          leyendas, pavorosos dramas, 
          grotescas comedias y loas 
          dulcísimas a los amores que
          animan los silencios de los seres...
          Bello y antiguo Genio de las flores
          y de los ¿no hay alegría de colores
          vivaces, ni blancos clarores de luna
          o extensiones de verdes prados 
          corriendo al declive de azules 
          cielos reflejados en cándidos lagos,
          triunfos del cielo y bandadas de
          emigrantes aves, o mares de plata
          y ágiles saetas de awabis, entorno
          a la agonía de Iris?
          Sobre el delicado cuerpo, obra 
          maestra destruida, allí en el 
          abismo sólo permanecen las tres 
          siniestras noches, la noche sin 
          estrellas del cielo, la noche sin
          reflejos del agua muerta, la noche
          sin lágrimas de la insensibilidad
          de la naturaleza.
          Así aquí muere la virgen, el pequeño
          cuerpo abandonado al abrazo de las
          flores venenosas  y de las espinas
          punzantes.
          ¡A lo lejos un reflejo
          de una de las mil alegres 
          lucecillas del Yoshiwara!
          En el aire pesado y letal todavía
          vagan inciertas y extrañas sombras.
          Bella y antigua fantasía nipona,
          ¿son ellos tal vez los Demonios de
          tu mundo supersticioso que 
          descienden arrasando los escuálidos
          flancos de la escuálida montaña,
          tus grotescos, bonachones o 
          perversos duendes de las caras 
          siniestramente bufonas? ¿Es Benkei
          a caballo de su gran campana de 
          bronce? ¿Es Kinloki abrazado a un
          oso que ríe? ¿Es Momotaro jorobado
          y retorcido? ¿O son tal vez los 
          Íncubos en forma de cangrejos o 
          enanos de horrible rictus esas 
          extrañas sombras?
          En verdad parecen fantásticas 
          creaciones, ¡así la penumbra 
          bochornosa los transfigura! No;
          no son los entes quisquillosos y
          ahora bonachones de tus locuras 
          infantiles, bello y antiguo Genio
          nipón; ¡son los traperos, aquí 
          abajo empujados en su lucha por la
          existencia!
Con sus linternillas, curiosas 
luces humanas de la vida ciudadana,
vagan, el garfio agudo a mano,
buscando, deseando, soñando los
más locos tesoros del mundo, 
entre este fango de cosas
muertas.

LA NOCHE

Voces de mujer cantando 
a boca cerrada.
(En La lejanía algunas figuras 
extrañas vagan con pequeñas luces
y con grafios, rebuscando.)

UN TRAPERO
(Solo, alejado de los otros, 
canturrea un elogio a la Luna.)
En hora buena y tardía
la luna es muy bella
si se la mira en pareja;
si se está solo, es una descolorida
¡si la noche no te empareja,
amigo, invoca al alba!

ALGUNOS TRAPEROS
(rebuscando inútilmente)
¡La cloaca está avara y muda!
¡El garfio en vano la escruta!

UN TRAPERO
(Se para, los ojos fijos en el 
garfio enganchado en alguna cosa
bajo las aguas muertas.)
¡Callad!
¡El mio se enreda!

(El trapero retira con paciente
cautela el garfio y atrae hacia
él un montón de ortigas. 
Los otros ríen.)

OTROS TRAPEROS
(riendo)
¡Ja, ja, ja!

ALGUNOS TRAPEROS
¡Es la mata de una ortiga!

OTROS TRAPEROS
(riendo)
¡Ja, ja, ja, ja, ja, ja!

(Vuelven a rebuscar.)

UN TRAPERO
(Empuja brutalmente al colega que
tiene cerca)
¡Atención!

(Su garfio ha hecho presa en un
bloque de fango y resiste contra
un objeto, pesado, como si fuera
en verdad un cofre lleno de 
monedas de oro.)
¡No deis ni un paso!

OTROS TRAPEROS
¿Un tesoro?

ALGUNOS TRAPEROS
¡Es oro!

OTROS TRAPEROS
¡Mucho oro!

ALGUNOS TRAPEROS
¡Un gran tesoro!

(Con gran esfuerzo el afortunado
trapero extrae del fango una 
piedra... y los otros se ríen.)

OTROS TRAPEROS
¡Ja, ja, ja!
¡Es el tesoro de una piedra!

ALGUNOS TRAPEROS
¡Ja, ja , ja, ja , ja!

EL TRAPERO
(Retoma su elogio de la Luna,
mientras los otros continúan 
rebuscando.)
En hora buena y tardía
la luna es muy bella
si se la mira en pareja;
si se está solo, es una descolorida
¡si la noche ...

(Un rápido resplandor brilla bajo
el monte cortado a pico: un grito
de sorpresa ahoga el elogio a la
luna del trapero)

UN TRAPERO
¡Un guiño!

(El resplandor ya ha desaparecido,
y en vano alzan y bajan las 
linternas para despertar en el 
objeto misterioso el resplandor 
entrevisto.)

ALGUNOS TRAPEROS
¡Perdido!
¡Se ha desvanecido!

EL TRAPERO
¡El tormento... 
de la ávida fantasía!

(Aquí de nuevo, y mejor visto, el
resplandor de antes: son los 
vestidos de Iris.)

LOS TRAPEROS
¡Mirad! ¡Es un rayo de oro!
¡Reluce! ¡Y luce! ¡Son vestidos!

UN TRAPERO
¡Tiene dentro todavía
el cuerpo que lo lleva!

(Los traperos, que se han acercado
ávidamente, se detienen ante el
cuerpo de Iris y no osan tocarlo
con sus manos)

EL TRAPERO
¿Qué importa?
¡Es de una muerta!

(Se abalanzan sobre el cuerpo de
Iris. Las ropas se desgarran con
gran violencia; uno rechaza al otro
a puñetazos, a bofetadas, se 
disputan los oropeles de Kyoto. Un
gemido se escapa del pequeño 
cuerpo de Iris. Los traperos, 
aterrados, supersticiosos, huyen)

EL TRAPERO 
(lejanísimo)
¡Amigo, invoca al Alba!

IRIS
(Volviendo en sí, como soñando,
murmura, casi entre dientes, 
contra el mundo, el destino 
o la divinidad.)

¿Por qué? ¿Por qué?

(Y permanece inmóvil.
En el aire frío y silencioso 
le parece escuchar extrañas y
burlonas voces, que parecen 
aquellas de los tres personajes
de su breve existencia:
el joven de la voluptuosidad,
el taikomati, el padre ciego.)
L'EGOISMO DI OSAKA 
          
          LA VOCE DI OSAKA 
Ognun pel suo cammino
va spinto dal destino
di sua fatal natura!
Il tuo gentile vezzo,
calma a desìo divino,
è un'umana tortura.
Tu muori come il fior
che pel suo olezzo muor!
Nel mio egoismo tetro
or porto altrove il mio riso
e canto di spettro.
Così la Vita! Addio!
 
L'EGOISMO DI KYOTO 

LA VOCE DI KYOTO 
Rubai; fui bastonato,
onde mutai mestiere;
ho la livrea indossato
del più gran re: il Piacere.
Or siamo qui così.
Io, per la mia viltà carnefice,
tu, vittima per questa tua beltà...
perchè? Io no lo so...
Così la Vita! Vò! 

L'EGOISMO DEL CIECO 

LA VOCE DEL CIECO 
Ohimè, chi allumerà
nell'inverno il mio foco
e all'ombra 
o a fresco loco
L'estate m'addurrà?
Tale è il pensier che in fondo
dispreme il pianto mio
e fa il mio duol profondo
così la Vita! Addio! 

(Le voci misteriose, così come 
hanno favellato alla fantasia della
morente fanciulla, si estinguono 
bizzarramente.) 

IRIS 
(credendo sempre di sognare) 
Ancora il triste sogno pauroso!
Visioni! Affanni! Angoscie!
Persone ignote!
Ignote cose e lochi
e strane risa e lacrime! 

LA VOCE DI OSAKA
(lontanissima) 
Tu muori come il fior
Che pel suo olezzo muor... 

IRIS 
(Il pensiero della sua misera vita
le si affaccia dolorosamente.) 
Il picciol mondo della mia casetta
perchè dispar? Perchè?
Giardin, rondini, fior,
echi a' miei canti...
Tutto dilegua e tace.
Perchè codesti strazii
e queste tenebre?
E perchè piango e muoio,
e m'abbandona ogni persona
e cosa e vita,
e luce, e tutto?
Il Picciol mondo della mia casetta
è silenzio e paura. 

(sempre l'angoscia, la stessa 
domanda) 

Perchè? Perchè? 

(Nel cielo cominciano i primi 
bagliori. La luce si fa più viva,
quasi volesse rianimare la morente
Iris, che guarda fissa nelle 
immense profondità dell'azzurro
cielo. I primi raggi del sole 
scendono a carezzare Iris; essa
crede sentire in sè rinnovellarsi
la vita: e con entusiasmo 
alzandosi e protendendo le braccia
in alto, saluta il sole, che ora
tutta la illumina.) 

Un gran'occhio mi guarda!
Il Sole? È il Sole!
Tu sol non m'abbandoni!
A me tu vieni,
Io riposo al tua raggio
riposo nella luce!
Aure di canti!
Mari di splendori!
Plaghe, cieli di fiori! 

(Muore Iris, ma già eterna, sente
la sua anima divenire fulgida come
un raggio, alla voce ben nota del
suo Sole che chiama.) 

IL SOLE (coro) 
Ancor! Son Io, la Vita!
Son la Beltà infinita,
la Luce ed il Calor.
Amate, o Cose!
Dico : Sono il Dio novo e antico;
Son l'Amor, son l'Amor! 

I FIORI 
(a bocca chiusa) 
(Tutta una fantasia di fiori, che
sbocciano sotto la potenza dei
raggi solari, si stende poco a poco
intorno al corpo d'Iris. Non più
gli squallidi dirupi, la melmosa 
fogna, ma una immensità di fiori
ed un mare di luce.)
 
(Gli steli dei fiori si annodano
intorno al corpo d'Iris, come 
braccia umane, e la sollevano su
per l'azzurro e l'infinito... verso
il sole.)
 
IL SOLE (coro) 
Dei Mondi Io la Cagione;
dei Cieli Io la Ragione!
Uguale Io scendo ai Re,
sì come a te, mousmè! ecc.
L'anima tua è mia!
D'un fiore all'agonia venite
o fior, o fior venite tutti,
o fior!
 
O Morte, Signora Misteriosa, quanto
sei grande nella tua pietà, Tu che
tanti mare e cieli eterni poni fra
gli umani e i loro dolori!



EL EGOÍSMO DE OSAKA
          
          LA VOZ DE OSAKA
¡Cada uno por su camino
va empujado por el destino
de su fatal naturaleza!
Tu gentil gracia,
calmada por deseo divino
es una inhumana tortura.
¡Tú mueres como la flor
que por su aroma muere!
En mi egoísmo lóbrego
ahora llevo a otro sitio mi risa
y canto de espectro.
¡Así es la Vida! ¡Adiós!

EL EGOÍSMO DE KYOTO

LA VOZ DE KYOTO
Robé; fui apaleado,
después cambié de menester;
tengo la librea puesta
del mayor rey: el Placer.
Ahora estamos aquí, así.
Yo por mi maldad carnicera,
tú, víctima de tu belleza...
¿Por qué? Yo no lo sé...
¡Así es la Vida! ¡Me voy!

EL EGOÍSMO DEL CIEGO

LA VOZ DEL CIEGO
Ay de mi, ¿quién encenderá
en invierno mi fuego
y quién a la sombra 
de un lugar fresco
en verano me conducirá?
¡Es el pensamiento que en verdad
me hace correr lágrimas
y hace mi dolor profundo!
¡Así es la Vida! ¡Adiós!

(La voces misteriosas, así como han
hablado a la fantasía de la 
moribunda muchacha, se extinguen
sorprendentemente.)

IRIS
(creyendo siempre estar soñando)
¡Otra vez el pavoroso sueño!
¡Visiones! ¡Afanes! ¡Angustias!
¡Personas desconocidas!
¡Ignoradas cosas y lugares
y extrañas risas y lágrimas!

LA VOZ DE OSAKA
(lejanísima)
Tú mueres como la flor
que por su perfume muere...

IRIS
(El recuerdo de su miserable vida
la hace entristecerse)
¿El pequeño mundo de mi casita
por qué desaparece? ¿Por qué?
Jardín, golondrinas, flores,
ecos de mis cantos...
Todo se disipa y calla.
¿Por qué estos tormentos
y estas tinieblas?
¿Y por qué lloro y muero,
y me abandona toda persona
y cosa y vida,
y luz y todo?
El pequeño mundo de mi casita
es silencio y pavor.

(Siempre la angustia, la misma 
pregunta.)

¿Por qué? ¿Por qué?

(En el cielo comienzan los primeros
destellos. La luz se hace más viva,
como si quisiera reanimar a la 
moribunda Iris, que mira fija a la
inmensa profundidad de cielo azul.
Los primeros rayos del sol llegan
a acariciar a Iris; ella cree sentir
en sí misma renovarse la vida: 
y con entusiasmo se alza y 
extiende el brazo hacia lo alto, 
saludando al sol, que ahora 
todo lo ilumina.)

¡Un gran ojo me mira!
¿Es el Sol?  ¡Es el Sol!
¡Solamente tú no me abandonas!
¡A mi tú vienes,
yo reposo en tus rayos,
reposo en tu luz!
¡Aire de cantos!
¡Mares de esplendor!
¡Comarcas, cielos de flores!

(Muere, pero ya eterna, siente su
alma volverse brillante como un
rayo, a la voz bien conocida del
Sol que la llama.)

EL SOL (coro)
¡Una vez más! ¡Soy Yo, la Vida!
¡Soy la Belleza infinita,
la Luz y el Calor,
amad, oh Cosas!
Os digo: Soy el Dios nuevo y antiguo;
¡Soy el Amor! ¡Soy el Amor!

LA FLORES
(con boca cerrada)
(Toda una fantasía de flores, que
brotan bajo la potencia de los rayos
solares, se extiende poco a poco 
alrededor del cuerpo de Iris. Ya no
son las escuálidas rocas, ni el fango
espeso, sino una inmensidad de flores
y un mar de luces.)

(Las estelas de flores se anudan 
alrededor del cuerpo de Iris, como
brazos humanos, y la conducen por
el cielo y el infinito... hacia 
el sol.)

EL SOL (coro)
¡Del Mundo Yo soy la Causa;
Del Cielo Yo soy la Razón!   
Igual desciendo hasta los reyes,
como hasta ti, muchacha! etc.
¡Tu alma es mía!
¡Acudid a la agonía de una flor,
oh flores, oh flores venid todas,
oh flores!

¡Oh Muerte, Señora Misteriosa, cuán
grande eres en tu piedad, Tú que
tantos mares y cielos eternos pones
entre los humanos y sus dolores!